Fine vita, Cei: “No a polarizzazioni o giochi al ribasso”

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“No a polarizzazioni o giochi al ribasso sul fine vita”. Lo precisa in una nota la presidenza della Cei, riunitasi a Roma nella giornata di oggi, mercoledì 19 febbraio. Nella nota si citano recenti prese di posizione dei vescovi anche a livello regionale, come la nota diffusa dai vescovi del Triveneto nell’ottobre 2023.

Ecco di seguito il testo integrale della nota CEI:

“Esprimiamo preoccupazione per recenti iniziative regionali sul tema del fine vita. Da ultimo, l’approvazione nei giorni scorsi della legge sul suicidio medicalmente assistito da parte del Consiglio Regionale della Toscana. Ricordiamo che ‘primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte’ (Conferenza Episcopale del Triveneto, 2023).

Anche perché ‘procurare la morte, in forma diretta o tramite il suicidio medicalmente assistito, contrasta radicalmente con il valore della persona, con le finalità dello Stato e con la stessa professione medica’ (Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, 2024).

Invitiamo a non fare ‘di questo tema una questione di ‘schieramento’, ma un’occasione per una riflessione profonda sulle basi della propria concezione del progresso e della dignità della persona umana’ (Conferenza Episcopale della Toscana, 2025), avviando ‘un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte e possibili strumentalizzazioni’ (Conferenza Episcopale della Puglia, 2022).

Auspichiamo, pertanto, che nell’attuale assetto giuridico-normativo si giunga, a livello nazionale, a interventi che tutelino nel miglior modo possibile la vita, favoriscano l’accompagnamento e la cura nella malattia, sostengano le famiglie nelle situazioni di sofferenza.

Ribadiamo, peraltro, che la legge sulle cure palliative non ha trovato ancora completa attuazione: queste devono essere garantite a tutti, in modo efficace e uniforme in ogni Regione, perché rappresentano un modo concreto per alleviare la sofferenza e per assicurare dignità fino alla fine, oltre che un’espressione alta di amore per il prossimo.

Sulla vita non ci possono essere polarizzazioni o giochi al ribasso. La dignità non finisce con la malattia o quando viene meno l’efficienza. Non si tratta di accanimento, ma di non smarrire l’umanità”.