La processione con le reliquie, e quindi la Messa presieduta dal vescovo Lauro ed animata dai cori riuniti delle valli di Non e Sole sono stati i momenti chiave della festa dei Martiri Anauniensi, celebrata domenica 29 maggio a Sanzeno a ricordo del loro martirio avvenuto in Anaunia proprio il 29 maggio del 397 d.C.
Nell’omelia don Lauro ha esordito evidenziando il giudizio imperante, altamente negativo: “Alla domanda ‘come va il mondo?’ – sottolinea – la risposta è ormai solo ‘male’. La maledizione del mondo è diventata come discutere sul tempo“. A questa visione pessimistica l’Arcivescovo contrappone la narrazione biblica che “mostra Gesù con alle spalle una condanna da innocente, un processo farsa, la derisione di tutti, una morte infame. Egli è pure circondato – incalza monsignor Tisi – da un gruppo di discepoli fuggiaschi e traditori”. E tuttavia, pur in questo quadro apparentemente desolante, “Gesù parla bene di loro, li benedice. E perché Gesù – si chiede l’Arcivescovo – può permettersi di parlare bene del mondo?”. “Giovanni Paolo I – risponde don Lauro – disse che Dio è Madre, citando l’Antico Testamento. Non ci è naturale – aggiunge – parlare di Dio come Madre; spesso abbiamo silenziato questo termine“. Don Lauro osserva i tanti fedeli raccolti in preghiera nella basilica di Sanzeno: “Vedo tra voi qualche madre. Le madri quando guardano i loro figli non ne mettono in luce sbagli o performance. Li guardano e ne restano incantate. Ecco: il Dio-Madre apparso in Gesù di Nazareth quando ci guarda è mille volte più di una madre. Talvolta – concretizza don Lauro – abbiamo narrato una falsità su Dio, come fosse quello che punta il dito, con noi a sperare, come si sente dire, di ‘entrare per il buco della chiave’. Ma Dio è lì con le braccia aperte, è Lui che ti viene incontro, come Dio-Madre!”
E a proposito di questa maternità di Dio, monsignor Tisi propone un’ulteriore passaggio: “Quando una madre è sana – nota – non tiene i figli al guinzaglio. Il Dio-Madre ci dà fiducia e dice: accreditatemi voi, vi passo la mia vita. Questo è già avvenuto anche nella nostra Chiesa: Vigilio chiede ad Ambrogio, Milano chiama la Turchia, da lì arrivano i nostri martiri! Noi abbiamo un dono meraviglioso: ne conserviamo le reliquie, abbiamo il luogo, la certezza del loro martirio. I martiri sono il meraviglioso accreditamento di Dio. Basta ‘non tirarsela’, non essere autocentrati ma piuttosto decentrati verso gli altri. Questa è la vita che accredita Dio!”
“Stasera – aggiunge Tisi – vorrei pregare per tutta la nostra Chiesa e lo chiedo in particolare per Matteo (futuro prete il 18 giugno, n.d.r.) che sia in uscita, così come le madri, i padri, ciascuno di noi. Non è un impegno morale, ma vita allo stato puro. Quando un uomo non ‘esce’ e rimane chiuso in se stesso perde creatività, pensa male di sé e degli altri, ha sempre qualcuno da accusare, vive nella prigione del proprio ego. Vivere fuori di sé non è altro che vita! Se ci fosse un po’ di azzardo nel dono di sé – è il sogno di don Lauro – avremmo risolto gran parte dei nostri problemi!”.
E l’Arcivescovo conclude: “Sursum corda!, speranza!, il mondo va bene perché c’è lo Spirito che colloca il Risorto nella storia e affida agli uomini la possibilità di essere altri risorti. Gesù dice ‘farete le mie opere e altre di più grandi’ e i martiri ne sono la prova. Buon cammino alla nostra Chiesa!”.
FOTO: Carlo Antonio Franch
I MARTIRI D’ANAUNIA
I Martiri anauniensi sono da sempre ritenuti i padri della evangelizzazione delle terre trentine. Di loro va ricordato l’esemplare stile pacifico di presenza propositiva attuata per ben 10 anni. Si ricorda pure la loro provenienza dalla lontana Cappadocia (attuale Turchia), culla del cristianesimo in oriente, e lo spirito missionario che li animava. Essi furono inviati nel 387 da S. Ambrogio di Milano al vescovo di Trento, S. Vigilio, il quale assegnò loro l’area della Val di Non. Fu lo stesso Vigilio a raccogliere i resti dei martiri e a destinarli come reliquie in varie sedi dell’allora Chiesa indivisa; ed è per questo che i Ss. Martiri tutt’oggi rappresentano un segno significativo di testimonianza ecumenica.
Il loro martirio avvenne dopo l’editto con Costantino aveva già legittimato il culto cristiano. I cristiani di allora chiesero ed ottennero per gli uccisori la grazia dell’imperatore romano Onorio e la loro liberazione.