6 gennaio, la Chiesa celebra la solennità dell’Epifania, con il racconto evangelico dell’incontro tra Gesù bambino e i Magi giunti dall’Oriente, guidati da una stella. In cattedrale l’arcivescovo Lauro ha presieduto in mattinata la S. Messa animata dalla Cappella musicale del Duomo e trasmessa in diretta streaming e TV.
Celebriamo oggi – è l’esordio di monsignor Tisi – la meraviglia di un Dio che Dio di tutti i popoli. Di un Dio che non appartiene a una cultura, a un popolo, ma è di tutti i popoli, di un Dio che è luce nelle tenebre, di un Dio che scalda il cuore e porta gioia. Vogliamo portare davanti al signore l’intera umanità e soprattutto il volto di chi nell’umanità in queste ore conosce la violenza, la morte e la guerra. Ancora una volta facciamoci voce presso il padre, perché l’umanità trovando il Dio di tutti i popoli scopra la forza e l’energia per tornare a sognare la fraternità, la riconciliazione, la pace”.
“I Magi capaci di gioire e aperti alle novità. Il male è ripetitivo”
“I Magi – sottolinea don Lauro nell’omelia, citando anche il poeta Turoldo – sono l’immagine degli uomini e delle donne che non si stancano di sognare, desiderare, cercare. Per questo sono capaci di gioire. Inoltre, non si lasciano fermare dai propri errori, in loro c’è la disponibilità a riprendere il cammino, ad aprirsi alle novità, a modificare i propri schemi e le proprie visioni”. Una capacità essenziale, lascia intuire don Lauro commentando le parole del profeta Isaia, per contrastare un “mondo al buio”, dove “il male non ha fantasia, è ripetitivo” e dove, invece, “sempre nuovo è l’Amore di Dio”.
“Migranti, voi siete la nostra stella”
“L’amore di Dio innovativo e creativo, genera continuamente – – sottolinea l’Arcivescovo – uomini e donne diversi, che in tutte le epoche scrivono con la loro vita pagine di novità e di bellezza. E per non restare nell’indefinito, questa novità e bellezza io la trovo nei fratelli migranti, i fratelli pakistani che ogni domenica celebrano l’eucarestia in questo Duomo e alla fine della celebrazione mettono in ordine la cattedrale; i fratelli pakistani che a Mezzocorona mi hanno commosso per l’intensità, la bellezza del loro credere, la freschezza del loro volto segnato da tanta fatica ma capace di sorridere; la bellezza dei fratelli dell’Est della Val di Ledro che hanno rinnovato i cori, animano la catechesi, stanno portando vita nelle piccole comunità… Loro sono la stella, la meravigliosa stella che Dio ha fatto sorgere nella nostra Chiesa, perché noi, guardandoli, ritroviamo la via del viaggio per andare ad adorare il bambino a Betlemme”.
“Lasciamoci smuovere dalle stelle che troviamo dentro l’umano”
“All’opposto dei Magi – argomenta monsignor Tisi –, troviamo Erode, i sacerdoti e gli scribi del tempio. Il primo – nota in particolare l’Arcivescovo – è l’icona di tutti coloro che hanno come obiettivo della vita se stessi, le proprie performance, la cura della propria immagine. L’ossessione per sé non guarda in faccia a niente e a nessuno”. Quanto a scribi e sacerdoti, essi per il vescovo di Trento sono la “plastica immagine di tante nostre comunità: come gli scribi hanno in mano la Parola e i Sacramenti, ma come loro non attendono più niente e nessuno, chiusi nei loro riti e nel loro tempio, nel lamento e nella recriminazione”.
“Domandiamo – è l’auspicio di monsignor Tisi – per tutta la nostra Chiesa, in quest’anno giubilare, di lasciarci smuovere dalle stelle che troviamo dentro l’umano del nostro tempo segnato da uomini e donne resilienti, abitati dalla tenerezza e dal farsi prossimo”.
Per don Lauro la strada alternativa è segnata: “Riconoscere che nulla ci manca, il Salvatore Gesù è in mezzo a noi”. Di qui l’invito a “passare dal lamentarci del mondo ad illuminarlo con la nostra testimonianza”. “Il Dio di Gesù genera i suoi discepoli a tutte le latitudini. Li troviamo nella vita, nella storia, nella concretezza degli eventi. Lì dove il miracolo di uomini e di donne abitati dalla luce di Betlemme rinunciano a odiare e scrivono che le tenebre non hanno vinto la luce di Cristo”.
FOTO ZOTTA