“Oggi celebriamo il “sì” di Dio a Maria, un “sì” a cui tutti siamo associati, perché celebriamo la notizia che ognuno di noi è prezioso agli occhi di Dio, è pensato e amato da Dio”: così il vescovo Lauro ha esordito nella solenne liturgia dell’Immacolata Concezione, martedì 8 dicembre in Cattedrale a Trento. Una solennità riletta nella declinazione della speranza, ricordando in particolare quanti soffrono in queste settimane di pandemia, ed in particolare i sacerdoti della Casa del Clero.
“Casa e gioia sono l’habitat di Dio -ha proseguito l’arcivescovo nell’omelia- perché la storia della Chiesa non inizia nel tempio, ma nelle case; la storia di Dio inizia in una semplice casa. La pagina della Genesi descrive esattamente quello che stiamo vivendo in quest’ora di pandemia: paura, idea di complotto figlia della paura, fuga dalle responsabilità, nervosismo. Allora ci fa bene andare a rileggere la pagina degli Efesini, perché ci ricorda che possiamo diventare “santi e immacolati nella carità”. La carità è l’amore di Dio che lo Spirito Santo porta a casa di ognuno di noi. Respirare con gli altri, lasciar respirare gli altri, vivere con gli altri, questa è carità, da vivere nella nostra vita. Donna di Nazareth, aprici gli occhi per cambiare passo e respirare l’aria buona di vivere nell’amore”.
In conclusione don Lauro ha avuto parole anche per quanti stanno vivendo problemi con il lavoro, ed anche per gli anziani: “Anziani, non siete un peso”, ha ricordato loro.