Pietro racconta a Cornelio la vita di Gesù affermando che “è passato beneficando e risanando”: la sua vita è stata sempre pasquale(=passaggio), è passato tra gli uomini per fare del bene e per sanare. Ma qualcuno ha voluto fermare il suo viaggio in mezzo a noi e lo ha appeso alla croce e seppellito in un sepolcro ma Dio non ha accettato di far finire la sua Pasqua, il suo passaggio, e lo ha risuscitato perché possa continuare a passare in mezzo a noi e a farci rivivere. La prima verità che oggi celebriamo è proprio questa: non restiamo mai senza Cristo. Viene in mente quella famosa preghiera di Paolo VI: Cristo, tu ci sei necessario. L’aveva promesso anche Gesù: non vi lascerò orfani. Abbiamo bisogno in ogni tempo che Gesù continui a passare tra di noi e a farci del bene e a risanarci. Non è solo la pandemia che ce lo ricorda e che ce lo rende ancor più evidente ma è quella normalità alla quale desideriamo di tornare a ricordarcelo. È la normalità ad essere ferita e a ferirci, è la normalità a farci ammalare di superficialità, di presunzione, di arroganza, di egoismo. Non possiamo tornare alla nostra normalità senza ricordare le parole del Papa in quel 27 marzo, che resterà nella storia: «Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato». Sono parole che ci chiamano a confrontarci con il nostro vissuto personale e con la nostra mentalità generale e che, passando attraverso le restrizioni e le sorprese dolorose di questo tempo, ci invitano a spalancare davanti a noi un giardino di nuove speranze, di stili di vita diversi, di percorsi altri, di viva creatività perché sia più facile riconoscere Colui che è risorto per passare in mezzo a noi con la forza di risanare e di far rifiorire il deserto.