Celebrata nel pomeriggio di sabato 19 gennaio, a Trento, nella basilica di s. Maria Maggiore, la s. Messa di ordinazione diaconale di Devis Bamhakl, 46 anni di Moena. L’arcivescovo Lauro ha imposto le mani sul seminarista che per vent’anni ha lavorato nella Polizia di Stato.
Ecco il testo dell’omelia pronunciata da monsignor Tisi:
Quando nei nostri discorsi fa capolino la parola “servizio”, è abbastanza spontaneo associarla all’esperienza del far fatica, dell’abitare le stanze del dovere e dell’impegno.
Il rischio che in questo momento tutta la nostra attenzione si concentri sull’impegno che Devis va ad assumere è dietro l’angolo.
Noi non stiamo celebrando la scelta di questo nostro fratello, la sua disponibilità a mettersi a disposizione degli altri nel servizio diaconale; noi stiamo contemplando l’iniziativa del Padre che ha sedotto il cuore di Devis, l’ha visitato con il suo Santo Spirito, e gli ha regalato la gioia dell’incontro con il Figlio amato, Cristo Gesù.
All’inizio del suo servizio come poliziotto, Devis ha giurato sulla Costituzione, si è impegnato a rispettarla e farla osservare. In questo momento non è lui che giura, è il Padre che “giura” fedeltà e s’impegna con lui in modo irrevocabile.
Stiamo partecipando a un vero e proprio atto creativo. Devis, per opera dello Spirito Santo viene costituito diacono, cioè servo. Gli è data la nuova unità di misura con cui calcolare la grandezza. “Chi vuol essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo”. (Gv 20, 27)
E’ chiaro che il servizio di Gesù ha ben poco a che vedere con la nostra accezione di servizio, identificato per lo più con il fare del bene.
Servire per Gesù è gioire per l’altro, è riconoscere nel volto dell’altro il punto di riferimento attorno al quale organizzare le tue agende quotidiane, è destinare la vita all’altro. E’ la gioia dell’essere in comunione. Quest’ordinazione che avviene nella settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, ci ricorda che il servizio è, innanzitutto, essere in comunione.
Paolo ci ha ricordato che questo tesoro è custodito in vasi di creta.
La creta è la nostra umanità, con le sue fragilità e ombre, con le sue fatiche a liberare il dono di sé.
Incredibilmente, questa nostra condizione diventa una formidabile opportunità: “Perché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi.” (2 Cor. 4,7)
La gioia di servire non è consegnata a super eroi, a mani forti, proprioperché ci ricordiamo che è dono, non proprietà; regalo e non conquista; stupore e scoperta, non frutto di alchimie ascetiche.
Caro Devis, non dimenticare mai che il servizio diaconale è dono, non trovarti mai ad annunciare te stesso. Quanto sono penosi e insopportabili gli uomini e le donne che raccontano se stessi. Testimonia, piuttosto, la seduzione che ti ha conquistato: Cristo Gesù.
Frequentalo ogni giorno nell’ascolto orante della Parola di Dio, e nell’amore appassionato per l’Eucarestia. Cercalo tra i fratelli e sorelle poveri che sono la sua carne e il suo sangue.
Non ti lasci indifferente la povertà e la fragilità della Chiesa che sei chiamato ad amare e servire. Al contempo non ti scandalizzi: è il vaso di creta a cui il Padre ha donato i suoi tesori: il Figlio e lo Spirito Santo.
Con la tua vita celibe racconta che sei stato sedotto da Dio e questo ti basta.
FOTO ZOTTA