“Alcide De Gasperi è stato un uomo politico dotato di capacità profetiche”. È la premessa con cui mons. Ivan Maffeis, trentino, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ha aperto domenica 18 agosto a Pieve Tesino la “Lectio Degasperiana” nell’anno del settantesimo anniversario della morte dello statista trentino. «Profezia degasperiana. Il deserto della democrazia e la rinascita della politica» il titolo della sua ricca riflessione, seguita alle canzoni del coro Valsella di Borgo Valsugana, al saluto del sindaco di Pieve Tesino Oscar Nervo e del Presidente della Fondazione trentina Alcide De Gasperi, Giuseppe Tognon.
In prima fila il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, l’arcivescovo emerito Luigi Bressan. Nutrita anche la partecipazione della famiglia De Gasperi, con una delegazione di parenti, nipoti e discendenti dello statista. Numerosi i parlamentari e i sindaci presenti.
Per Maffeis, la grandezza di De Gasperi “non si misura solo con quello che ha fatto come statista, ma soprattutto per la testimonianza che ci ha offerto. Come gli antichi profeti, ha indicato una strada e un metodo politico che vanno oltre la sua stessa esistenza”. “Per De Gasperi – sottolinea poco oltre – la politica è l’unica dimensione dove la verità e le possibilità umane si confrontano alla pari. Sa che la vera politica è un sistema complesso che non tollera a lungo semplificazioni brutali“, rimarca Maffeis in un costante rimando tra gli anni dell’impegno politico e governativo di De Gasperi e l’oggi della politica. Per don Ivan lo statista trentino credeva che “il fine della lotta politica non fosse di assicurare il Paradiso sulla terra, ma la dignità di ogni persona e la possibilità di ricomprendersi in un orizzonte di comunità”.
Fra libertà, Provvidenza e Parola
Nel suo orizzonte profetico, De Gasperi – a detta di Maffeis – fece leva su due aspetti/parole chiave: libertà (in chiave comunitaria) e Provvidenza.
“Quella di De Gasperi – nota – è libertà da sé stessi, dalla propria debolezza, dalla presunzione di avere il controllo della realtà. È libertà che ha a che vedere con la sua idea di democrazia”, come “risorsa per superare tutte le possibili forme di idolatria, era misura, discernimento e – se necessario – anche compromesso. Democrazia che trova la propria sorgente non nel comandante in capo, ma nella comunità. Non per nulla De Gasperi considera l’alveo parlamentare la sede fondamentale dove può scorrere l’acqua della libertà e della democrazia”.
De Gasperi, paragonato da Maffeis al profeta Gedeone (che rifiuta la proposta di essere fatto re), si affida a un altro caposaldo: la Provvidenza divina (quella stessa richiamata da autori come Dante, Manzoni Rosmini): “Per lui – sottolinea l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve – sopra ogni autorità, ogni regno o repubblica, sta la Provvidenza divina. Al credente spetta corrispondere con la libertà e la responsabilità di iniziativa: bisogna lavorare, produrre, meritare il benessere. Perché non si può ridistribuire miseria, ma solo ricchezza onesta. E chi pretende di pianificare tutto dall’alto crea mostri e comprime l’intelligenza e l’indipendenza umane”.
L’ex direttore di Vita Trentina descrive quindi un “De Gasperi affascinato dalla Parola. Leggeva quotidianamente la Bibbia, per ricavarne ispirazione. Annotava spesso su piccoli fogli ciò che voleva mandare a mente o che poteva usare nei suoi discorsi” e “quando – nota – la potenza della Parola politica si confronta con la Parola della Scrittura si aprono prospettive inedite, profetiche”.
Come Mosè, verso la terra promessa
Maffeis introduce uno stimolante parallelo: “Sullo sfondo biblico, una figura come quella di Mosè può aiutare ad accostare e interpretare quella di De Gasperi”. Per il relatore i “passaggi decisivi dell’uomo dell’Esodo si ritrovano per analogia in quelli vissuti dallo statista trentino” e in particolare la fase finale della loro esperienza terrena, per cui De Gasperi arrivò a tracciare “la strada della terra promessa di un’Italia pacifica e prospera, ma – appunto, come Mosè – la poté soltanto intravvedere. Mosè – la guida, il legislatore, il profeta con cui «il Signore parlava faccia a faccia come uno parla con il proprio amico», non entrerà nella Terra Promessa, la scruterà soltanto da lontano, prima di morire in solitudine, lontano da quel popolo per il quale si era speso senza misura”.
L’amore, elemento decisivo
“I princìpi cristiani che lo guidavano – osserva ancora monsignor Maffeis – sono ben esposti in un discorso del 1948 sulle basi morali della democrazia, che trova i suoi fattori portanti nella libertà, nell’uguaglianza e nella fraternità. Non c’è democrazia senza l’unione profonda di queste tre dimensioni, alle quali De Gasperi aggiunge quello che considera l’elemento decisivo: «l’amore». Non l’amore sentimentale, ma quello per la polis, un amore pubblico”.
“Oggi – riconosce Maffeis – ci manca il suo spirito profetico. Ci manca la fiducia che il futuro sia nelle nostre mani. Lamentiamo, piuttosto, la crisi della politica; una politica che – come forse anche la stessa religione – non riesce più a colmare una mancanza di speranza nel futuro e nella missione dell’uomo su questa terra. Ci si chiude nella propria cerchia, si cerca un capo a cui affidarsi, si fa di se stessi l’unico mondo. Fondamentalismi, leaderismi, narcisismi: sono segni di debolezza, se non di paura. Sentiamo talvolta emergere un sentimento di nostalgia per l’epoca degasperiana, senza comprendere, in realtà, quanta sofferenza sia stata allora consumata e quanta follia ci sia nella tentazione di rifugiarsi nel passato. De Gasperi ci ammonisce a non guardare indietro”.
“Oggi – conclude così la sua Lectio don Ivan – De Gasperi ci direbbe che non è con il cinismo che potremo abitare questo nostro tempo. Non è con la critica e il lamento che costruiremo un mondo migliore. È semmai con la profezia che riusciremo a risvegliare le coscienze e coinvolgerle nella dedizione a una causa epocale, nell’ambizione di tendere insieme a una terra promessa, a una patria europea. Per questa profezia degasperiana rimane ancora la domanda e lo spazio”. QUI TESTO INTEGRALE LECTIO DEGASPERIANA MONSIGNOR MAFFEIS
Messa con monsignor Tisi il 19 agosto
Lunedì 19 agosto, nel giorno anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi (avvenuta nel 1954) nella chiesa di Sella Valsugana l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi celebra la S. Messa in suffragio dello statista, alla presenza dei familiari. Al termine dell’eucarestia, il Coro Valsella si esibirà sul sagrato della chiesetta. Per l’occasione, sul lungo Brenta Trieste in paese, sarà allestita la mostra “Alcide Degasperi in Sella e al Borgo”.
Il ricordo di Mattarella
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del settantesimo anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«A settant’anni dalla sua morte, la Repubblica rende omaggio ad Alcide De Gasperi, uno dei suoi Padri fondatori, onorandone lo straordinario contributo alla causa della libertà, alla costruzione della democrazia e di un ordine internazionale pacifico e più giusto.
Nato in un contesto – l’Impero austro-ungarico – e in una terra caratterizzata dalla presenza di più culture e che avrebbe attraversato tutte le vicende del Novecento – inclusa l’unione all’Italia e poi il suo nuovo distacco, per quasi due anni, durante la Seconda Guerra Mondiale con l’inclusione nell’Alpenvorland, provincia del Reich nazista – De Gasperi difese l’italianità del suo popolo e profuse il suo impegno politico nell’affermazione di altrettanta tutela dei diritti di ogni comunità, all’insegna del rispetto della identità e della dignità di ogni persona, realizzando condizioni preziose per affermare principi di comprensione e cooperazione internazionale.
Pagò con la carcerazione la sua opposizione nei confronti dell’affermazione del regime fascista, e non rinunciò mai a perseguire quegli ideali volti a pervenire a un ordinamento statale basato sul rispetto delle libertà fondamentali che lo portarono in seguito ad essere riconosciuto come ricostruttore della Patria.
Le sue abilità di statista si rivelarono impareggiabili all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, dove in seno a complessi negoziati internazionali, seppe raggiungere equilibri che affermarono nuovamente la dignità dell’Italia gravemente compromessa dalla dittatura, con l’attenuazione delle conseguenze di trattati imposti a una Nazione i cui destini il fascismo aveva voluto unire a quelli del Terzo Reich nazista.
Si deve alla sua lungimiranza anche l’adesione dell’Italia all’Alleanza Atlantica, strumento di consolidamento delle democrazie, così come, nello stesso tempo, l’avvio del processo di integrazione europea – suo costante obiettivo – in cui la Repubblica Italiana svolse un ruolo di primo piano, tramandando alle generazioni percorsi di pace.
L’Italia e il suo popolo esprimono riconoscenza ad Alcide De Gasperi che ne ha segnato così profondamente il progresso».