Ore di paura in tutto il Medio Oriente e in particolare in Libano, dove si allarga l’offensiva israeliana, con quasi 600 morti, mentre si riunisce d’urgenza il Consiglio di sicurezza dell’Onu. E proprio dal Libano arriva anche in Trentino la testimonianza allarmata della comunità delle suore di Nostra Signora del Buon Servizio che gestiscono scuole e centri di assistenza a Jabboulé e a Jdeidet El Fakiha, nella valle della Bekaa. Per la loro attività, le suore ricevono da anni un sostegno anche dalla Diocesi di Trento, attraverso il Centro Missionario.
Le religiose hanno scritto manifestando tutta la loro preoccupazione per l’escalation in corso. “Notizie drammatiche”, sostiene la superiora suor Jocelyne Joumaa in un breve messaggio al Centro Missionario. “Preghiamo tanto lo Spirito Santo – aggiunge – perché illumini la mente dei governanti e converta il loro cuore. La bramosia del potere acceca la vista sugli effetti che la guerra determina sulla vita della gente”. Il conflitto in corso rischia di ferire mortalmente una comunità già duramente provata da anni di disastrosa crisi economica (seguita all’epidemia di Covid) che ha colpito anche le scuole cristiane, fondamentali nel sistema scolastico libanese.
Papa Francesco, al termine dell’Udienza generale del mercoledì ha manifestato dolore e vicinanza al popolo libanese. “Sono addolorato dalle notizie che giungono dal Libano dove negli ultimi giorni intensi bombardamenti hanno provocato molte vittime e distruzioni”. Francesco auspica “che la comunità internazionale faccia ogni sforzo per fermare questa terribile escalation. È inaccettabile!”, scandisce il Pontefice, ribadendo la vicinanza ad una popolazione già piagata da anni da una crisi politica, economica e sociale che sembra senza soluzione.
Già nel 2020 notava così il periodico dell’Associazione Svizzera di Terra Santa: “Più della metà della popolazione vive già al di sotto della soglia di povertà. La disoccupazione, quella giovanile in particolare, sta aumentando in modo esponenziale. Più di un milione e mezzo di rifugiati siriani sono arrivati in un Paese di sette milioni di abitanti. Decine di migliaia di persone senza prospettive per il futuro sono costrette a vivere nei campi profughi palestinesi sparsi su tutto il territorio. Mentre in molti lasciano il Libano in direzione dell’Europa e del Nord America, le suore di Jabboulé confermano il loro impegno in loco”.
“Ciò che più manca a questo Paese, più dell’acqua, più delle infrastrutture, più dell’elettricità, sono persone dedite totalmente al bene comune e che collaborino a tutti i livelli per risolvere i molti problemi che esistono”, è l’auspicio, non senza amarezza, di suor Jocelyne.
Nelle foto inviate dal Libano, uno dei centri di accoglienza gestiti dalle suore di Nostra Signora del Buon Servizio.