“Dobbiamo darci l’obiettivo di aiutarci reciprocamente a capire come tradizione islamica e cristiana hanno tanto in comune sul tema del Creato e ognuno ha possibilità di imparare qualcosa dall’altro. E affrontando l’argomento come credenti dobbiamo chiederci: abbiamo una voce e una responsabilità in più?” L’interrogativo ha fatto da sfondo domenica 7 novembre all’incontro promosso da Diocesi di Trento e Comunità Laudato si’, insieme alla Comunità Islamica del Trentino-Alto Adige presso la sede di Gardolo della stessa Comunità Islamica. Titolo dell’incontro “La custodia della Casa comune”, al centro anche della XX Giornata del dialogo islamo-cristiano, celebrata lo scorso 27 ottobre.
“Va’ e ripara la mia casa”
A guidare le due delegazioni don Cristiano Bettega per la Diocesi (Area Testimonianza) e il dottor Aboulkheir Breigheche per la comunità musulmana. Una breve introduzione da parte loro, per poi lasciare voce ai rappresentanti delle due religioni. A cominciare da Omar Abderrahman Korichi dalla Comunità Islamica di Rovereto: “La parola custode evoca il termine responsabilità, per il solo fatto di essere esseri umani raziocinanti: siamo tutti custodi. E il Creato è come una medicina: non puoi, nei confronti di chi ti cura, avere un rapporto di indifferenza e apatia”. Michele Tomasi della comunità diocesana Laudato si’ ribadisce: “È bello stare tra fratelli e sorelle della grande comunità umana. Ogni creatura riflette qualcosa di Dio e ha un messaggio da trasmetterci. Come comunità di credenti abbiamo una responsabilità in più: la cura e la custodia come obiettivo principale”. Tomasi cita due personaggi della storia sacra: Noè e Francesco d’Assisi e rilancia in particolare le parole che Gesù rivolse a quest’ultimo “Va’ e ripara la mia casa”, invitando a farle proprie.
“Tra noi non muri ma ponti”
“Dobbiamo lavorare insieme per costruire ponti e demolire i muri dell’ignoranza, della non-conoscenza reciproca”, sintetizza Breigheche al termine di un confronto costruttivo. Gli fa eco don Bettega: “Da questo incontro emerge una gioiosa provocazione: e ora, nel concreto, cosa facciamo? Possiamo prenderci impegno di fare qualcosa nel nostro piccolo a livello personale e familiare. Con l’impegno poi a ritrovarci, per una verifica e un bilancio”.
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