“La mia non sarà un’omelia, ma semplicemente il rendere testimonianza di quanto ho visto e udito. Sento, come vescovo, che don Renzo – nel suo ministero, in questi anni di malattia e, da ultimo, nel suo avvicinarsi alla morte – è una parola inviata da Dio alla nostra Chiesa e sento di doverla far conoscere all’intera Diocesi”. Le voce commossa dell’arcivescovo Lauro è risuonata nella chiesa di Cogolo sabato 4 maggio nella Messa esequiale per don Renzo Caserotti, scomparso prematuramente, dopo lunga malattia, all’età di 69 anni (Qui articolo).
Figlio della Parola
Una scomparsa che nella Chiesa trentina lascia un vuoto profondo, ma anche una straordinaria eredità di fede. Un aspetto più volte rimarcato dall’Arcivescovo, alla luce dei ripetuti colloqui avuti con don Renzo poco prima della sua scomparsa. “Mi ha confidato – ha sottolineato don Lauro – con estrema disinvoltura la pace e la serenità derivante dal continuo abbeverarsi alla Parola. “Ciò che ci ha mostrato è il suo essere figlio della Parola. Straordinario appello alla nostra Chiesa a investire le sue ore migliori nella Parola“.
Totalmente libero da se stesso
L’Arcivescovo ha parlato del modo in cui don Renzo ha affrontato la malattia “con estrema semplicità, senza far pesare mai su alcuno il suo stato di salute”, prova di un “uomo – ha annotato monsignor Tisi – totalmente libero da sé stesso” e capace di “affidamento totale al Signore”. Don Lauro ha aggiunto: “Alla domanda ‘come ti senti?’, mi ha risposto: ‘Sono in attesa della venuta del mio Signore. Per quarant’anni – aggiungeva – l’ho annunciato, ho proclamato questa attesa e sarebbe davvero sorprendente se ora me ne sottraessi! Il meglio mi sta davanti’”.
“Le ultime parole di don Renzo che mi porto dentro – ha confidato infine l’Arcivescovo, poco prima che la bara venisse portata in spalla dai confratelli e amici parroci delle valli del Noce -, consegnatemi la sera del 1° maggio, sono queste: ‘Oggi ho pensato a Gesù deposto nella mangiatoia, da lì sono passato a Giovanni che parla del pane della vita, tra poco Gesù sarà per sempre il mio cibo, il mio pane, la mia gioia”.
Foto: Giulia Colangeli – NOS Magazine