Con la Messa In Coena Domini , nella sera del Giovedì Santo, è iniziato il Triduo Pasquale. In cattedrale la liturgia è stata presieduta dall’arcivescovo Lauro che ha compiuto anche il significativo gesto della lavanda dei piedi, scegliendo di inginocchiarsi davanti a dodici preti e religiose anziani. Nell’omelia ha citato don Primo Mazzolari, che chiede “pietà per il fratello Giuda perché so – aggiunge Mazzolari – quante volte ho tradito il Signore”.
Il vescovo Lauro parla del dramma di ogni tradimento ma anche della presunzione di innocenza che abita in noi, vittime di ” gelosie, invidie, cattiverie. Nostre e di nessun altro”, insieme alla dilagante “allergia all’assunzione di responsabilità. Perfino la legislazione e la struttura organizzativa della società – aggiunge – sono spesso pensate in modo che nessuno debba mai rispondere di niente”.
“Ma ecco la buona notizia”, aggiunge però l’Arcivescovo citando Giovanni (“Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” – Gv 13,1) . “È meraviglioso – commenta don Lauro – contemplare il gesto di Gesù che lava i piedi ai discepoli. A Giuda, che lo tradisce; a Pietro, che lo rinnega e non comprende quello che il Maestro sta facendo; ai discepoli, che lo abbandoneranno; a noi, che non riusciamo, spesso, a rimanere fedeli al comandamento dell’amore. Tutti abbiamo necessità di incontrare l’Amore nuovo e innovativo di Gesù. Tutti abbiamo bisogno di essere lavati, come Gesù ricorda all’apostolo Pietro”. Un amore che deve produrre un cambiamento reale di vita: “eccedere nella direzione dell’abbassarsi”, “correre il rischio di pensarsi legati alla vita dell’altro”, capovolgere le nostre graduatorie, vivendo la provocazione di Gesù: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». (Mc 9,35) “
Le foto sono di Gianni Zotta.
In allegato testo integrale omelia