“La Quaresima, prima di essere un nostro tempo, è un tempo che Dio ci regala e nel quale il protagonista è lo Spirito Santo che ci visita con il dono della Parola e della sua grazia, trasformando questo tempo in una grande offerta di liberazione, di misericordia, di perdono” . Le parole dell’arcivescovo Lauro, accanto al vescovo emerito Bressan, risuonano in cattedrale in avvio della Messa nel Mercoledì delle Ceneri, con la quale i fedeli – compresi quelli collegati via streaming – sono introdotti nel tempo quaresimale “con la gioia – assicura don Lauro – di chi sa che c’è un Dio che lo sta cercando per regalargli pace e serenità”.
Monsignor Tisi invita al “ricordo e alla solidarietà” nei confronti di Siria e Turchia, colpite dal terremoto e di “tanti uomini e donne segnati dal flagello della guerra, non solo in Ucraina ma nelle oltre 50 guerre che si stanno combattendo nel mondo“. Citando Raoul Follereau, l’Arcivescovo esprime l’auspicio che “la nostra preghiera raccolga l’angoscia della miseria universale e portarla al cuore del Padre, per essere trasformati in strumenti di riconciliazione e di pace”.
“Pregare è abitare le profondità di noi, dove incontriamo il Padre”
Nell’omelia, monsignor Tisi – rilanciando quanto emerso nel Cammino sinodale e nelle recenti Assemblee di Zona – ha evidenziato “l’importanza per la vita ecclesiale della preghiera e dell’attenzione ai poveri“. “La preghiera, prima di essere un atto religioso è un atto umano e soltanto umano” con il quale “l’uomo si interroga sulla propria origine e sul proprio destino, sul ‘perché’ della vita”, non è un “optional per anime belle, ma passaggio indispensabile per conoscere sé stessi“. “Una vita dove non c’è domanda sul senso della vita è una vita dimezzata, che rischia di scorrere via come uno spartito vuoto”, aggiunge l’Arcivescovo che non nega la libertà di scelta: “Possiamo anche silenziare questo anelito, la chiamata all’incontro con quel tu che in Gesù Cristo ci è venuto incontro”.
La preghiera permette di “abitare le profondità di noi stessi” e “vivere l’esperienza bella del sentirsi amati” e udire il “grido che il Padre ha posto in noi, un Padre che sa ciò di cui abbiamo bisogno“. “La preghiera – sottolinea ancora l’Arcivescovo – ci da l’opportunità di scoprirci timonieri della nostra vita” e di sperimentare “che possiamo tenere il timone con serenità perché c’è un Padre che sa ciò di cui abbiamo bisogno“. Ancora, la preghiera “libera da quella schiavitù degli occhi che porta a far dipendere la vita dallo sguardo altrui”.
“L’attenzione ai poveri, non elemosina ma atto di giustizia”
Dalla preghiera autentica discende l’attenzione ai poveri: “Dare del proprio a chi non ha – questa è l’elemosina, precisa l’Arcivescovo – non è primariamente un’opera di bontà, ma dovere di giustizia. Non è – aggiunge – un atto generoso del cuore buono ma solo l’applicazione di quello che pregando in modo autentico respiri, quando ti percepisci amato da un Dio che è Padre”. “Il problema della disgregazione, della ingiustizie e delle divisioni è figlio di un’umanità che ha smarito la preghiera, è orfana e non conosce la gioia del Padre che cambia la vita e rende fratelli e sorelle”, conclude monsignor Tisi prima dell'”austero rito” delle Ceneri con l’invito alla conversione del cuore.
FOTO Gianni Zotta
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