Non si ferma l’impegno solidale da parte della Diocesi di Trento, attraverso il braccio operativo di Caritas e Fondazione Comunità Solidale, che hanno moltiplicato gli sforzi nei giorni dell’emergenza Coronavirus.
Prosegue in particolare – pur nella prudenza che ha costretto a rivedere alcune prassi ormai consolidate – l’attività di centinaia di volontari Caritas in tutto il Trentino che sostengono persone e famiglie in situazioni di difficoltà.
A supportare l’attività di Caritas e FCS in queste settimane di crisi si registra anche una più intensa generosità diffusa, con donazioni da parte di tanti singoli cittadini, realtà associative e altre organizzazioni.
Solo a Trento, dal 16 marzo scorso, quando si è alzata l’asticella dell’emergenza, la richiesta di sostegno e accompagnamento è quadruplicata; nell’arco di un mese, il servizio Caritas, a cui si riferiscono le comunità della zona pastorale cittadina, ha raggiunto 546 persone distribuendo ben 436 pacchi viveri. Sono costantemente seguite anche 109 persone Sinti con la consegna di 99 pacchi viveri. Complessivamente 150 i nuclei familiari assistiti nel capoluogo.
Ad oggi poi sono 25 i punti di servizio Caritas (tra Cedas zonali e Punti di ascolto parrocchiali) aperti sull’intero territorio, che non hanno mai smesso di impegnarsi, raggiungendo 710 nuclei familiari – complessivamente oltre 2.500 persone. Accanto a questi numeri di pacchi viveri concretizzati grazie al sostegno dei punti Caritas, in questi giorni, in particolare, sono stati distribuiti 2.000 buoni spesa del valore di venticinque euro ciascuno (1.880 in periferia e 120 a Trento) finanziati dalle Casse Rurali Trentine e da Cassa Centrale Banca. Una donazione che ha visto la pronta collaborazione della Caritas, da subito organizzatasi nel distribuire i buoni in modo omogeneo sul territorio: da Tione a Sarnonico, da Cembra a Mezzolombardo, da Arco a Borgo Valsugana, da Mori a Pergine.
Tra i destinatari, in particolare, famiglie monoreddito, che hanno visto mutare in poche settimane la loro situazione, così come nuclei di famiglie straniere in difficoltà per la perdita di lavoro occasionale, o perché sprovviste di qualsiasi altro sussidio. I beneficiari sono stati individuati in base alle segnalazioni dei servizi sociali come delle parrocchie: l’obiettivo è far sì che la consegna diventi non solo momento assistenziale, ma anche occasione di relazione umana. Qualora si verifichino difficoltà nell’individuare un punto vendita ravvicinato per l’acquisto degli alimenti, oppure le condizioni sanitarie della famiglia non permettano l’uscita di casa, sono gli stessi volontari a farsi carico della spesa e quindi della consegna ai diretti interessati.