Mario Borzaga, beatificato l’11 dicembre 2016 a Vientiane, capitale del Laos, attrae a sé nuovi “amici”. Tra di essi, anche Papa Francesco, autore di una lettera inviata a Lucia Borzaga lo scorso febbraio. La notizia è stata rivelata durante l’assemblea dell’associazione “Amici di p.Mario Borzaga” svoltasi venerdì 25 maggio alla presenza dello scrittore Paolo Damosso, che ha letto alcuni brani evidenziando la sintonia emergente tra lo stile di vita del Beato e i temi dominanti del pontificato bergogliano, e del pronipote Davide Giarolli, rientrato dopo un viaggio che, tra le varie tappe, lo ha condotto in Laos, sulle tracce del missionario trentino.
Papa Francesco: “Mario Borzaga: testimonianza profetica”
«Gentile signora Lucia, la ringrazio per il gradito omaggio del film: mi ha fatto bene meditare la sintesi del progetto di vita di Mario racchiusa nel “noi missionari siamo fatti così: il partire è una normalità, andare una necessità” e nel suo considerare le strade la propria casa e via a Dio: grazie per avermi reso partecipe di questo messaggio attualissimo».
Inizia così la lettera scritta in febbraio da Papa Francesco in risposta ad una di Lucia Borzaga, come rivelato da lei stessa – «desideravo ringraziare il Papa per la beatificazione di mio fratello e gli ho mandato il dvd realizzato l’anno scorso» – e da Paolo Damosso, regista e autore del film documentario “Romanzo d’amore” e del libro omonimo, edito da San Paolo nel 2014, durante l’assemblea dell’associazione “Amici di p.Mario Borzaga” svoltasi venerdì 25 maggio nella cappella della chiesa di S. Antonio, a Trento. «Tra gli amici del Beato ora possiamo annoverare anche Bergoglio – ha commentato Damosso -: egli ha letto la vicenda umana e spirituale del missionario trentino quale esempio della “Chiesa in uscita” da lui auspicata, manifestando tutta la sua vicinanza ad un uomo che ha speso la vita al servizio degli altri, restando fedele a Cristo fino ad arrivare a donarla totalmente nel martirio, avvenuto in Laos nel 1960 insieme al suo catechista Paolo Xyooj Thoj».
«La testimonianza del Beato padre Mario è profetica perché i tempi cambiano e i cristiani, saldi nella verità del Vangelo, devono cambiare secondo i segni dei tempi, mantenendo l’atteggiamento di chi si muove aprendosi agli altri – scrive Francesco -: la esorto a non stancarsi mai di raccontare a tutti questo “romanzo d’amore”, invoco ogni grazia desiderabile su di lei e i suoi familiari e la benedico di cuore».
“Dobbiamo raccogliere il mandato del Papa e far conoscere Mario con tutti i mezzi a disposizione, avvalendoci dei social media per diffonderne la conoscenza tra le giovani generazioni e farne memoria attiva“, ha detto lo scrittore citando anche il paragrafo 138 della “Gaudete et exsultate” in cui Bergoglio indica una visione di santità imitabile e raggiungibile, alludendo forse alla figura del missionario trentino: “Ci mette in moto l’esempio di chi annuncia e serve con fedeltà, rischiando la vita: la loro testimonianza ci ricorda che la Chiesa ha bisogno di missionari appassionati; i santi spiazzano perché la loro vita ci invita a uscire dalla mediocrità tranquilla e anestetizzante“. E Mario usava proprio la parola “mediocre” per dire ciò che non voleva essere.
Durante l’incontro è intervenuto anche Davide Giarolli, pronipote del Beato, che ha raccontato il viaggio in autostop verso l’India iniziato a marzo 2016, e poi proseguito verso Thailandia, Laos, Cina, Mongolia, Russia, con il rientro a casa dopo due anni. “Mario mi trasmette forza e determinazione e mi ha colpito una frase del suo diario in cui incoraggiava se stesso a proseguire nella marcia nonostante le difficoltà: finché il cuore batte, mai arrendersi. Sono stato alla scuola di Kiukatian, dedicata a lui, poi ho camminato 30 km arrivando a Luang Prabang dopo aver attraversato villaggi sperduti e luoghi selvaggi, riflettendo sull’audacia di Mario, sulle fatiche fisiche e spirituali che ha vissuto“.
Padre Mario ispira dunque anche il desiderio di vivere “on the road” il suo messaggio, ricordandoci che la sua vocazione di essere un uomo felice è anche la nostra. E che la sua vita possa essere sempre più diffusa tra i giovani è motore di nuove pubblicazioni e iniziative, come l’intitolazione del ponte sul Fersina, a pochi passi dalla casa natale di via Gorizia, avvenuta il 26 ottobre 2017 e il convegno del giorno successivo al Vigilianum, “Comunicare p.Mario oggi”, i cui Atti, curati da Marlies Miorelli, sono ora disponibili (amicipadremario@gmail.com).
Dopo “Per le strade che avevo sognato. Il beato Mario Borzaga dalla Bolghera al Laos” (Vita trentina, 2016), di monsignor Giulio Viviani, è appena stato pubblicato “Mario Borzaga. Dirsi tutto, darsi tutto” (Effatà, 2018), di Lorenzo Cuffini, anch’egli torinese come Damosso, e i due scrittori hanno avviato una collaborazione con l’obiettivo di divulgare la testimonianza di padre Mario nella loro città.
Da gennaio 2018 la rivista Missioni OMI ospita nell’ultima pagina il racconto della vita di Mario attraverso le sue fotografie, un progetto biennale a cura dello stesso Damosso, che offre la possibilità di approfondire la conoscenza del contesto, trentino e poi laotiano, in cui si svolse la vita del missionario.
Un altro progetto, in collaborazione con la giornalista Giorgia Vitti e Telepace, prevede inoltre la realizzazione di una serie televisiva composta da dieci episodi, dal titolo provvisorio “Padre Mario e la sua Trento”, in cui raccontare luoghi della città e curiosità storiche ad essi legate, evidenziando il valore che hanno avuto nella vita del Beato. (Patrizia Niccolini)