“La festa di oggi è un inno al corpo. Si dice che il corpo di Maria è stato glorificato: significa dichiarare che il corpo è un bene inestimabile. Tu credi col corpo”. Nella solennità dell’Assunta, le parole dell’arcivescovo Lauro risuonano nella chiesa parrocchiale di Cles, nella serata di ferragosto, al culmine delle celebrazioni per i 500 anni della consacrazione dell’arcipretale a Maria Assunta, avvenuta nel 1523. Tanta gente nel capoluogo noneso per festeggiare l’evento, “momento solenne per tutti indipendentemente dal credo e da qualunque sensibilità – sottolinea nel suo indirizzo di saluto il sindaco Ruggero Mucchi -, perché attorno a questo monumento la nostra comunità è cresciuta nei secoli. La nostra amatissima chiesa arcipretale – aggiunge il primo cittadino – ancora una volta ci accompagna in un percorso al servizio della comunità”.
“Il corpo cuore dell’esperienza credente”
Nell’omelia, dopo la proclamazione del Vangelo con il “Magnificat” di Maria davanti alla cugina Elisabetta, don Lauro prende in esame il “dato di fatto di un Dio che si è fatto uomo”, cuore del cristianesimo”. “Incredibilmente – nota però l’Arcivescovo -, questa notizia centrale dell’esperienza credente spesso svanisce: si svaluta il corpo e quando dici ‘spirituale’ si intende qualcosa di evanescente che nulla a che fare con la fisicità e con il corpo. È l’eresia più grande. Purtroppo il mondo giovanile troppo spesso si sente annunciare che l’adesione alla vita credente è impoverire la dimensione degli affetti, del corpo, della vita, mentre invece la verifica della vita Gesù la fa su ‘avevo fame e mi hai dato da mangiare’ e ‘avevo sete e mi hai dissetato’, su un asciugamano e sui piedi lavati”.
“Questo corpo – argomenta ancora monsignor Tisi – non va in dissoluzione ma va a collocarsi, come quello di Maria, nella terra dove si sperimenta Dio. Noi non abbiamo un corpo, siamo un corpo. Riconciliamoci con il corpo e diciamolo ai giovani che per credere non devono rinunciare al corpo, anzi si crede con il corpo”.
“Maria, un corpo in movimento”
“Maria ci viene presentata oggi come un corpo in movimento che corre dalla cugina Elisabetta, icona dell’umano che fatica, della nostra fragilità. Questa donna porta a lei, come a noi, la notizia – udita dall’Apocalisse – che il bene ha la meglio sul male. Mentre – si appassiona don Lauro – sui social si fa narrazione di morte, ci sono miliardi di uomini e donne che si sono alzati questa mattina e hanno messo la propria corporeità a servizio degli altri e miliardi di uomini e donne che questa sera renderanno grazie perché qualcuno li ha incontrati, li ha abbracciati, ha voluto loro bene”.
L’Arcivescovo parla di “visi che non si cancellano neanche con la morte”, alternativa autentica alla “deriva razionalistica per cui non stiamo più ai fatti ma alla narrazione della realtà. Maria – nota Tisi – ci dice che i superbi sono deposti dai troni: alla fine la realtà, i fatti vincono. Quando nominiamo chi ci ha amato lo nominiamo al presente, non al passato”.
“Grazie a uomini e donne ‘magnificat'”
Una sottolineatura don Lauro la riserva al corpo di “Maria che nutre il bambino“. “Bellissima – commenta – l’immagine dell’uomo che nutre Dio. Gesù dice che noi nutriamo Il Regno ed esso cammina grazie agli uomini e alle donne “magnificat” che si spendono per gli altri”. Davanti a giovani mamme e papà in ascolto, l’Arcivescovo menziona lo “sguardo di Maria“, cuore di “comunicazione infinita”. “Se siamo al mondo – aggiunge – probabilmente lo dobbiamo a uno sguardo. Riconciliamoci con lo sguardo, con l’incontro reale”.
“Dio è soltanto amore”
A conclusione dell’omelia, monsignor Tisi invita a dire “grazie Dio della vita, grazie Gesù Cristo” davanti “all’umanità di Gesù, al Dio che si fa embrione, si ritrae per fare posto, muore lontano dal tempio e dagli apparati religiosi”. Con la donna di Nazareth stiamo nella grotta di Betlemme e ai piedi della croce e portiamoci a casa la notizia che Dio è amore, soltanto amore, muore abbracciando il nemico. Il Dio che si è fatto uomo oggi in Maria ha la sua primizia di gloria”.
Al termine della Messa, concelebrata da molti preti della valle e animata dal coro parrocchiale, l’arcivescovo Tisi ha guidato la processione per le vie di Cles con la statua della Madonna. Conclusione della serata di festa in Piazza Municipio con il concerto del Gruppo Bandistico Clesiano.
A completamento delle celebrazioni nel capoluogo noneso, mercoledì 16 agosto alle 20.30 nella stessa chiesa arcipretale “I 500 anni della nostra chiesa”, serata di meditazione degli Atti degli Apostoli con i cori parrocchiali e organo. Venerdì 18 agosto alle 21, sempre in S. Maria, Concerto sinfonico corale a cura della Corale Monteverdi di Cles.
Foto: Carlo Antonio Franch