Erano una settantina i rappresentati dei comitati parrocchiali e dei consigli pastorali delle parrocchie di Fiemme e Fassa riuniti sabato 11 febbraio all’oratorio di Moena per l’Assemblea sinodale zonale. “Ci sentiamo inseriti in un contesto più ampio – ha sottolineato il delegato di Zona don Albino Dell’Eva – in una Chiesa diocesana e universale, garantita dalla presenza dell’Arcivescovo, per evitare il rischio dell’autoreferenzialità. Il ‘noi’, cioè il declinare la vita della comunità al plurale, può essere l’antidoto a questo pericolo, anche per far sì che la sinodalità non sia episodica ma diventi lo stile delle nostre comunità cristiane”.
Dopo la presentazione della sintesi del primo anno di ascolto sinodale, il vescovo Lauro ha ripreso e rilanciato alcuni aspetti, sottolineando i frutti importanti di questa prima tappa sinodale. Innanzitutto il fatto che l’operazione ascolto è stata accolta volentieri dalla gente che ne parla e si confronta con entusiasmo. Il vescovo si è inoltre soffermato molto sui giovani. “Dobbiamo smettere – è l’auspicio di monsignor Tisi – di parlare male dei giovani, per cominciare invece ad incontrarli davvero”. Don Lauro sottolinea inoltre come sia necessario aprirsi alle nuove povertà, cominciando dai problemi dell’abitazione (zone turistiche abitate dai turisti ma non da chi fornisce loro l’ospitalità), dal disagio psichico, dalla solitudine. Anche sulle celebrazioni eucaristiche il criterio deve essere diverso: “non tanto se ci sono preti, quanto se ci sono comunità”. Avere una “comunità, gioiosa è la premessa per la celebrazione”. “Il problema – argomenta don Lauro – è che a volte la Chiesa vende morale e non la bellezza di Gesù Cristo. Dobbiamo essere comunità accoglienti e non giudicanti”.
La riflessione nei piccoli gruppi sinodali in sala ha evidenziato la necessità di un annuncio gioioso per una nuova evengelizzazione, anche in famiglia. È urgente rafforzare la dimensione accogliente della Chiesa, che dovrebbe prestare attenzione e cura a situazione importanti: le coppie in crisi, i divorziati risposati, gli ammalati, gli anziani, le persone ferite dalla vita. È stata infine sottolineata l’importanza della preghiera e dei testimoni credibili del Vangelo.
L’auspicio finale: il cammino sinodale (definito “un bagno rigeneratore dopo la pandemia”, ma che è stato portato avanti con incontri ridotti) non resti solo parole ma apra la strada a scelte concrete e condivise. (ha collaborato Cesare Bernard)