Andrea Tornielli, dal 2018 direttore dei media vaticani (dopo una lunga militanza da vaticanista prima a “Il Giornale” e poi a “La Stampa”, dove ha fondato il portale Vatican Insider) è stato l’ospite di prestigio dell’ultimo incontro della Commissione Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Triveneto, tornata a riunirsi in presenza a Zelarino (Venezia) dopo un anno di incontri online, sotto la presidenza di monsignor Lauro Tisi, arcivescovo di Trento.
La riflessione ha preso le mosse dalla ‘fotografia’ dei media vaticani, di cui è tuttora in corso un lungo processo di riorganizzazione. Un sistema di per sé complesso – 500 persone operano all’interno del Dicastero, di cui 270 giornalisti con 69 nazionalità diverse – “chiamato a nuove sinergie in rete, pur con un’offerta altamente differenziata che va dal giornale cartaceo alla radio, dalle produzioni televisive all’attività social, dal portale web all’editoria”, ha elencato Tornielli.
Stimolato dalle domande dei componenti delle Commissione (i direttori degli Uffici Comunicazioni Sociali delle 15 diocesi del Triveneto), Tornielli – nativo di Chioggia – si è detto convinto che “se i media cattolici riuscissero davvero a fare rete, saremmo di fronte a un network mondiale dalle enormi potenzialità”. Una “rete” mediatica nella quale “valorizzare – suggerisce il direttore dei media vaticani – soprattutto le storie di Vangelo vissuto, per riuscire a toccare il cuore delle persone: di una storia personale si ha sempre grande rispetto”.
In questo passaggio – editoriale ma anche ecclesiale -, Tornielli individua una vera a propria sfida per la comunicazione in ambito cattolico, chiamata “non a parlare contro qualcuno o qualcosa, non all’invettiva, ma a mostrare il bene e il volto di una Chiesa in uscita” che sospende il giudizio puntando “all’unità come valore”.
Anche l’arcivescovo Tisi, raccogliendo l’appello di Tornielli, ha ribadito la necessità di abbandonare un modello comunicativo che prende le mosse da una Chiesa auto-referenziale (“ad esempio, si parla troppo dei vescovi”) per “mandare in onda un altro volto di Chiesa, frutto di una dimensione narrativa della fede”.