Al santuario di Pinè partecipato pellegrinaggio diocesano con la benedizione dei malati. Vescovo Lauro: “Maria ci insegni a scrutare nei volti dei fratelli il Regno che viene”

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Almeno 400 fedeli da tutta la Diocesi, tra loro molti ammalati, sono stati protagonisti del pellegrinaggio diocesano a Montagnaga di Pinè in una soleggiata domenica 16 giugno. 

L’appuntamento, organizzato dall’Area Testimonianza e Impegno sociale della Diocesi e da Ospitalità Tridentina, ha preso le mosse di prima mattina dal Santuario di Montagnaga con la processione verso la conca della Comparsa. Qui si è celebrata la S. Messa presieduta dal vescovo Lauro e concelebrata dal rettore del santuario don Piero Rattin, dal delegato dell’Area Testimonianza don Mauro Leonardelli insieme ai parroci e collaboratori pastorali della zona. Nel pomeriggio la recita del rosario e la benedizione eucaristica dei malati.

L’omelia del vescovo Lauro: “Un bicchier d’acqua e una carezza, potenza del Regno”

Nell’omelia,  l’arcivescovo Lauro, commentando il Vangelo domenicale di Marco che descriveva il Regno di Dio come piccolo seme, capace di dare molto frutto, ha invitato i presenti a riconoscere un’idea spesso distorta di Dio come “certificatore dell’etica, quello che ti dice se fai bene o se fai male”, fonte di “diffidenza quando non addirittura di paura”. In alternativa – denuncia l’Arcivescovo – si pensa a Dio come “l’imputato su cui riversare tutto il male che abita nel mondo”.

Di qui il vibrante appello di don Lauro: “Da questo luogo chiediamo che Maria ci insegni che in un bicchier d’acqua dato con amore, in una carezza nella semplicità, in un sorriso regalato senza enfasi, in una stretta di mano guardando negli occhi i fratelli c’è una potenza enorme. Ed è così che ricostruiamo il mondo, ricostruiamo la vita, ricostruiamo la Chiesa e le comunità. Maria, non ti chiedo nient’altro che questo, non ti chiedo folle, non ti chiedo numeri,  imponenti strutture. Ti chiedo uomini e donne che, come il tuo amato Figlio, non visti da nessuno si siedono ai tanti pozzi di Sicar che sono le vite degli uomini di oggi. Regalando, come la Samaritana, la dolce beatitudine di chi sa vedere i campi che biondeggiano e di chi non si lascia piegare dalle immagini del male e sa scrutare nei volti dei fratelli il Regno che viene, quel Regno che cresce mentre noi dormiamo. A noi il compito di essere Chiesa viva che si fida di quel seme nuovo che è Gesù”.

Don Rattin: “Rifornimento di fiducia e speranza”

Anche quest’anno, in nome di un’antica tradizione, alcuni gruppi di pellegrini hanno raggiunto a piedi il più noto santuario mariano trentino, partendo anche dal Veneto e dal Tirolo. “Pinè – riconosce il rettore don Piero Rattin – per tutti è un po’ sinonimo di una presenza materna, a cui confidare preoccupazioni personali e familiari, ma anche timori per un mondo che pare diventare sempre  più problematico. C’è poi la dimensione del pellegrinaggio diocesano: un’occasione per ritrovarsi a condividere tutti i motivi sopra ricordati. Farlo insieme è più bello. Pinè la paragono a un”area di servizio’ spirituale dove fare rifornimento di fiducia e speranza”.

Foto di Gianni Zotta e da riprese Camillo Conci.