“Ovunque vada, incontro comunità che hanno grande bisogno di consolazione”. L’arcivescovo Lauro Tisi riflette all’indomani della Messa celebrata la sera di martedì 23 giugno al cimitero di Lavis, in suffragio di tutti coloro che hanno perso la vita nell’emergenza. Al commosso saluto del parroco don Vittorio Zanotelli, fanno eco le parole del sindaco Andrea Brugnara che a don Lauro confida: “Lei ci aiuta ad andare oltre un dolore che si fatica a superare”.
La speranza è documentata da monsignor Tisi nell’omelia, a partire dal Vangelo di Giovanni (“Vi prenderò con me”) “che descrive la morte – spiega l’Arcivescovo – come un atto materno, visitato dall’amore. Dio, in Gesù Cristo, si fa compagno di chi muore per portarlo a casa.” “Abbiamo assistito in questi mesi – rammenta don Lauro – a un morire straziante senza la compagnia dei propri cari, un morire dominato dalla solitudine, disumano. In quel morire è arrivato il Signore della vita con il suo Spirito. A chi ha vissuto il dramma di un saluto frettoloso ai propri cari, dico che sono stati condotti con tenerezza nella dimora della luce e della pace“. “Se n’è andato il loro corpo – constata l’Arcivescovo – ma il bene che ci hanno voluto è più che mai vivo e presente. Quando parliamo dei nostri cari – fa notare don Lauro – non parliamo al passato, utilizziamo il presente perché l’amore è più forte della morte e non può essere consegnato all’oblio”. “Vorrei portaste a casa – conclude Tisi – la consolazione di pensare i vostri morti presenti nel Signore e nel suo morire gridando perdono, senza odio e consegnando solo l’amore”. “Signore della vita – è l’invocazione finale – donaci il sentirti presente e nell’ora della nostra morte regalaci la nascita alla pienezza della vita”.
Il viaggio nel dolore e nella consolazione da parte dell’Arcivescovo di Trento era iniziato a Pergine, proseguito in val di Fassa, in val di Sole, val del Chiese e domenica scorsa nel capoluogo al convento dei frati cappuccini, comunità decimata dal virus. Proseguirà anche nelle prossime domeniche, nelle vallate più colpite dall’irruenza della pandemia.
Foto: Guido Marcon – Tobia Rizzoli