Tante persone in cattedrale per l’ultimo saluto, mercoledì 15 maggio, ad Elena Daresi, per 57 anni accanto a monsignor Alessandro Maria Gottardi, prima a servizio nella sua famiglia a Venezia e poi a Trento, dal 12 maggio 1963, giorno dell’ingresso in città del teologo veneziano come nuovo vescovo. 56 anni dopo, proprio il 12 maggio scorso, Elena si è spenta all’età d 97 anni. La liturgia funebre, prima della sepoltura al cimitero della Vela, è stata presieduta dall‘arcivescovo Lauro, accanto all’emerito Bressan, e concelebrata in particolare dai preti che sono stati segretari di Gottardi e che, quindi, con Elena avevano particolare familiarità.
Il grembiule di Elena, la familiare dei preti, titola l’editoriale di Vita Trentina oggi in edicola, a firma del direttore Diego Andreatta che qui riprendiamo:
La confidenza “segreta” su Elena Daresi, per 57 anni collaboratrice familiare del vescovo Alessandro Maria Gottardi, è uscita mercoledì pomeriggio in Duomo nell’omelia del funerale: era solita tenere a disposizione in un cassetto della cucina del Vescovado qualche sigaretta perché il sacerdote segretario vi potesse attingere nei rari momenti di pausa. Una complicità che ben esprime l’attenzione premurosa con cui ha vissuto il suo lungo ser
vizio e la sua vita cristiana, fino alla soglia dei 98 anni. Considerandola ben presto una vocazione, a soli 23 anni la veneziana Elena aveva accettato di collaborare nella famiglia di colui che avrebbe sempre chiamato “don Sandro” anche da vescovo, seguendolo per 25 anni nell’episcopio in piazza Fiera e per i 12 rimanenti anni nella semplice residenza di San Nicolò.
“Ecce ancilla Domini!”, lo stile mariano indicatole con una battuta dal patriarca Roncalli, ora san Giovanni XXIII, aveva portato la sua sensibilità di “povera contadina” (così amava definirsi e forse anche per questo desidera essere sepolta nel cimitero di Vela) ad arricchire di sapienza cristiana tante persone – preti, missionari, laici – e tanti personaggi che frequentavano gli uffici curiali. Era stata così “adottata” dalla Chiesa trentina alla quale anche negli ultimi 18 anni di anzianità, parrocchiana del Duomo, aveva dedicato la sua disponibilità e soprattutto la sua orazione: “La sentivamo ancora pregare anche in latino con le formule imparate da mons. Gottardi e questa fedeltà alla preghiera, anche per le vocazioni, resta come un insegnamento per la nostra Chiesa”, ha testimoniato a proposito l’Arcivescovo Lauro che ha ringraziato il Signore per “il dono di Elena, esempio di silenzio e di presenza cristiana”. Nel 1994 le era arrivata l’onorificenza dal Vaticano, nel 2013 dal Comune di Trento, ma a lei premeva soltanto rimanere “serva buona e fedele” (secondo la parabola dei talenti), vivendo la riconoscenza per la fiducia riposta in lei da mons. Gottardi e la stima confermata poi anche dai vescovi Sartori, Bressan e Tisi. Di presenza “materna” ha parlato all’omelia don Sergio Nicolli – anche a nome di don Cornelio Carlin, don Albino Dell’Eva e gli altri segretari o collaboratori di Curia – che lei considerava davvero figli, accompagnandoli soprattutto con la preghiera.
Ad Elena va ritagliato in prima pagina uno spazio su Vita Trentina anche per dire un grazie solenne (segnalato anche sulla stampa locale dal sen. Marco Boato, amico della famiglia Gottardi) pure a tutte le altre familiari del clero (in Duomo si è detta riconoscente anche l’associazione diocesana dedicata a Santa Marta) che anche oggi sanno vivere il “ministero del grembiule”, in quello stile di schietta umiltà e di generosa reciprocità che Elena ci ha lasciato.
Diego Andreatta
Nella foto Elena Daresi riceva la comunione da papa Giovanni Paolo II all’interporto di Trento, il 30 maggio 1995.