A Trento il ricordo delle vittime dell’immigrazione: commemorazione al cimitero monumentale con l’arcivescovo Lauro

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Sono tanti – troppi – gli “N. N.” (Nessun Nome) che si leggono sulla grande tela preparata dagli studenti del Da Vinci di Trento ormai alcuni anni fa per ricordare chi ha perso la vita nel Mar Mediterraneo dal 1998 al 2018. Nonostante la pioggia oggi, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, la tela è stata fatta sfilare da un gruppo di persone, tra cui le autorità civili e religiose e i rappresentanti del Centro Astalli di Trento e del Forum trentino per la Pace e i Diritti umani, all’interno del cimitero monumentale di Trento. Solo dal 2014 al 2023 sono state almeno 63mila le vittime dei viaggi nel Mediterraneo secondo le stime diffuse dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

“È incredibile il deposito di ricchezza che abbiamo fatto sparire nel Mar Mediterraneo“, ha commentato l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, che ha esordito nel suo discorso facendo presente l’importanza di una domanda: “Mi aiuti?“. “Quest’espressione – ha constatato monsignor Tisi – sta scomparendo dal nostro vocabolario. Sempre più frequentemente vengo interpellato dagli organi di stampa con questa domanda: ‘Accogliere è un valore?’. È drammatico che dobbiamo chiedercelo. Accogliere è l’umano. L’umano esiste per accogliere. Ed è drammatico pensare che l’identità la costruisci erigendo muri. Il modo migliore per difendere l’identità è l’incontro con gli altri. Noi siamo incontro e relazione e l’espressione ‘Mi aiuti?’ è tipica dell’umano”.

“Chi è umano – ha aggiunto – domanda e offre aiuto, sa che fare spazio è un valore e che rubare lo spazio è un qualche cosa di negativo, che dietro un volto c’è un tesoro incredibile che nessuna formula matematica è in grado di produrre”. Di fronte a un patrimonio di umanità che è andato disperso, monsignor Tisi ha lanciato un appello: “Dobbiamo tornare semplicemente ad essere umani. L’unica alternativa che abbiamo alla barbarie è tornare a dire ‘Mi aiuti?’, è tornare a sentire che il volto è un patrimonio che nessuno è in grado di contenere, che l’identità la abbraccio ascoltando pensieri diversi dai miei”.

La commemorazione, accompagnata dai canti della Corale Bella Ciao, è stata introdotta dal capoufficio dei Servizi funerari del Comune di Trento Joseph Tassone. “È il quinto anno consecutivo – ha ricordato – che ho l’onore di accogliervi in questo posto in cui diamo asilo al dolore e piano piano proviamo a trasformarlo in memoria”. Tra tante frasi che Tassoni ha menzionato nel suo discorso, una è tratta dallo spettacolo dei giornalisti Giulio Cavalli e Nello Scavo che ha seguito la commemorazione: “Ricordare e denunciare quello che succede in quel mare, il Mediteranneo, che è sempre più un cimitero liquido”.

Hanno preso parola anche l’assessore alle politiche sociali del Comune di Trento Alberto Pedrotti e il presidente del Centro Astalli Stefano Graiff. “Moltissime di queste persone – ha detto Pedrotti guardando i tanti N. N. sulla tela – non hanno potuto avere neanche la dignità di un saluto e quello che stiamo facendo oggi è un parziale risarcimento per queste persone, che per qualcuno sono state il mondo intero”. Graiff si è detto sgomento che i sogni e le speranze di chi cerca una vita migliore fuori dalla propria terra e riesce a raggiungere l’Italia “si spengano sotto i ponti di questa città, che ancora si stupisce come questi fratelli possono essere liberi. Ecco dove sta il buio che li trasforma in clandestini. Quel buio in realtà rende noi clandestini di un mondo che ci è stato dato perché fosse casa per tutti”.

da vitatrentina.it