“L’orologio dell’Apocalisse, che avvisa del rischio della catastrofe nucleare, ha spostato in avanti le lancette a 90 secondi dall’ora tragica della mezzanotte. Il grido di dolore della guerra ci tocca da vicino”. L’immagine biblica evocata dal professor Andrea Riccardi nel pomeriggio di lunedì 13 febbraio si imprime nella mente degli oltre duecento presenti al Collegio Arcivescovile di Trento (e i molti collegati via streaming) durante la prolusione dell’anno accademico degli istituti teologici diocesani, tenuta dal fondatore di Sant’Egidio sul tema “Il grido della pace“. Sullo sfondo il fronte ucraino, con tutto il carico di dolore e morte portato dalle “forze del male” scatenate da ogni guerra: prima che toccasse il cuore dell’Europa, il conflitto drammatico in Siria, nel disinteresse dell’Occidente, perché “non ci riguardava”, denuncia lo storico. Ma anche l’illusione della globalizzazione dopo l’89, la falsa democratizzazione dei mercati.
“La Chiesa conosce l’orrore della guerra”
Se oggi registriamo una generale dimenticanza della storia e una preoccupante “riabilitazione culturale e politica della guerra, come strumento di difesa dei propri interessi” è pur vero che c’è “l’eccezione della Chiesa che “sa cos’è la guerra”. “Possiamo dire ogni cosa della Chiesa, ma non che non abbia un’acuta coscienza dell’orrore della guerra nel Novecento”, attesta Riccardi che individua nell’egocentrismo imperante una delle principali cause del degrado sociale e politico: “nella sopravvalutazione e nella chiusura dell’ego, nascono i conflitti sociali, ma anche nazionali”.
“La pace si alimenta di conoscenza”
“C’è bisogno di creare una cultura di pace e un movimento che metta la pace nel cuore della politica e della gente”, auspica Riccardi che nota come “l’ignoranza favorisce la guerra e l’autoritarismo”, mentre “leggere sviluppa un atteggiamento attento alla complessità” e una “cultura di pace si nutre del gusto della conoscenza dei popoli”. “Possiamo essere artigiani di pace – è certo Riccardi – nella partecipazione ai problemi lontani. Sapere, informarsi, seguire gli eventi è non voltare le spalle”.
“Preghiera per la pace decisiva: una Via Crucis dei paesi in guerra”
“La preghiera per la pace è decisiva”, ammonisce Riccardi ammettendo di “soffrire quando nelle messe domenicali non sento pregare per la pace”. Per questo il fondatore di Sant’Egidio e già mediatore in guerre ataviche come in Mozambico invita ad attuare nelle chiese una ” Via Crucis dei paesi in guerra, i cui nomi dovrebbero scorrere tra le mani come i grani del rosario”.
L’appello finale del “grido di pace” di Riccardi è di adoperarsi per costruire una “pace dei forti”, con un'”opera coraggiosa, cercando ciò che unisce e mettendo da parte ciò che divide” perché, richiamando papa Francesco e don Sturzo, “è l’ora di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’umanità prima che sia la guerra a cancellare l’umanità”.
Gli altri interventi
La prolusione di Riccardi è stata preceduta dai saluti iniziali del preside della Facoltà Teologica del Triveneto don Andrea Toniolo, di don Andrea Decarli, delegato dell’Area cultura della Diocesi di Trento, e del vescovo mons. Lauro Tisi, moderatore degli Istituti teologici che ha rimarcato la duplice dimensione che alimenta l’attività di Sant’Egidio fatta di “sogno e aderenza alla realtà”, da tradurre – è l’auspicio di don Lauro – anche “nell’elaborazione teologica”. Ha moderato l’incontro – concluso con la consegna dei diplomi agli studenti che hanno terminato il loro percorso di studi – don Stefano Zeni, direttore dell’Issr Guardini.
Un ampio resoconto dell’intervento di Riccardi (fatta salva la possibilità di rivederlo integralmente sul canale YouTube dell’Arcidiocesi di Trento) sarà pubblicato sul prossimo numero di Vita Trentina.
FOTO ZOTTA