Sanzeno ritorno reliquie Martiri 1 settembre 2024

A Sanzeno la festa del ritorno delle reliquie dei Martiri. Don Lauro: “Invoco da loro l’attitudine a parole abitate dall’ascolto, non cattive o false”

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PCon la tradizionale e partecipata processione dalla chiesa di s. Maria e la Messa solenne in basilica, presieduta dall’arcivescovo Lauro Tisi e animata dalle corali delle valli di Non e Sole, si è celebrato a Sanzeno nel pomeriggio di domenica 1 settembre l’anniversario del ritorno a Sanzeno delle reliquie dei Martiri della Val di Non. 

Hanno concelebrato il parroco di Sanzeno padre Giorgio Silvestri, il vicario di Zona don Renzo Zeni e molti parroci delle valli del Noce.

Due i temi chiave affrontati da don Lauro nella sua appassionata omelia: il bisogno del ritorno a parole abitate dall’ascolto e il riconoscimento della necessità di essere amati e poter incontrare.

Parole abitate dall’ascolto, non come politica ed economia

“Parola perché non parli più? Perché sei diventata parola cattiva, inconsistente, falsa?” si è chiesto l’Arcivescovo, richiamando subito il suggerimento dell’apostolo Giacomo nella seconda Lettura: “ecco – spiega – la sua l’intuizione: la parola va prima accolta; se nasce dentro il grembo dell’ascolto, essa parla; se non è abitata dall’ascolto, non va da nessuna parte o diventa violenza. La conferma arriva dalla Parola della parole che è Gesù Cristo: prima di pronunciarsi ha aspettato trent’anni. Per trent’anni Cristo ha abitato il silenzio di Nazaret“.

Di fronte a politica ed economia le cui “parole vengono dalla bramosia di far numeri e catturare voti ma non c’è nessun ascolto”, l’Arcivescovo invoca, nella basilica a loro dedicata, l’aiuto di Sisinio, Martirio ed Alessandro: “chiedo ai martiri di darci l’attitudine all’ascolto. Chiediamo al Signore che ci ridoni l’attitudine di Nazaret perché la Parola diventi una parola che fa crescere e non parola cattiva o falsa”.

“Nessuno perfettamente autentico, ma tutti assetati di incontro”

Monsignor Tisi si sofferma poi sul Vangelo di Marco, in cui Gesù mette a confronto le imposizioni farisaiche e la libertà evangelica. “Ognuno di noi – nota don Lauro – spesso è finzione, fake-news. Nessuno è perfettamente vero e autentico, ma è invece abitato da zone d’ombra, inconsistenze, non autenticità. Io, vescovo, sono abitato da zone di non verità. La prima base di un credente è ammettere questa verità: sono peccatore dal seno di mia madre”.

“Proviamo – incalza però l’Arcivescovo – ad andare al cuore di noi, lì dove l’uomo decide di sé stesso. Ci accorgeremo che accanto a questa dimensione di inconsistenza, ognuno di noi ha desiderio, voglia di far bene, è assetato di abbracci, di un volto che ti accoglie e di poter noi stessi accogliere”.

“Dio non ci inchioda alla perfezione, ma chiede di non spegnere l’anelito di vita”

“A ogni piè sospinto – osserva nel passaggio successivo don Lauro – tutti invocano la coerenza. Dio non ci chiede di essere coerenti, ma onesti con noi stessi. Non è prevalentemente di coerenza che abbiamo bisogno, ma di cuori che non smettano di sognare e di immaginare l’incontro e la vita con l’altro. Il Signore non ci inchioda alla perfezione ma ci chiede di non far morire il desiderio, l’anelito alla vita“.

Davanti alle reliquie dei martiri, monsignor Tisi invita a “scendere dentro di voi con la dolce compagnia dell’umanità di Gesù per poter fare l’esperienza di Zaccheo che, sentendosi amato così com’è, dona i suoi beni ai poveri. Essere cristiani significa scoprire che sei amato e dentro di te abita il desiderio dell’incontro. Dio non ti ordina di amare, ma ti porta sulle strade del provare ad amare perché lì abita il flusso della vita; diversamente – è la conclusione dell’Arcivescovo – sei un morto che cammina”.

Quel ritorno nel 1927

Le reliquie dei Martiri erano conservate da secoli nella Basilica di san Simpliciano a Brera, in Milano e furono restituite a Sanzeno la prima domenica di settembre del 1927.  I resti si trovavano a Milano in quanto il vescovo Vigilio, dopo il loro martirio, li restituì al vescovo Simpliciano, successore di Ambrogio.

Foto: Carlo Antonio Franch