(Rovereto, San Marco, 5 agosto) Un pastorale in semplice legno d’ulivo, segno dello spirito umile con cui si avvicina al nuovo servizio pastorale e del legame con la terra trentina e in particolare la sua val Rendena. E’ il dono di tutta la Chiesa di Trento, per mano dell’arcivescovo Lauro e dell’emerito Luigi, a don Ivan Maffeis, nominato arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, salutato oggi dalle comunità roveretane di cui era parroco da soli 22 mesi, nel giorno della festa patronale dell’Ausiliatrice. Nella chiesa di San Marco, gremita di fedeli, l’arcivescovo Tisi ha ricordato le comuni origini rendenere con don Ivan e il percorso condiviso, fin dai primi anni di scuola, nell’amicizia. “Nella comunione dei Santi – ha detto poi don Lauro, come già aveva fatto nel giorno della nomina – ti affidiamo alla tua mamma Licia, al papà Santo, al fratello Marco”.
L’omelia dell’arcivescovo Lauro: “Caro don Ivan, aiuta la tua nuova Diocesi a smascherare i fattori che avvelenano il pozzo della vita”
Nell’omelia (QUI TESTO UFFICIALE), monsignor Tisi, riprendendo la scena evangelica di Gesù crocifisso e della Madre ai suoi piedi, ha parlato del “falegname di Nazaret” come colui che ha destabilizzato un sistema, “proclamando il primato dell’uomo sul sabato”. “L’uomo della croce – ha aggiunto – continua anche oggi ad essere crocifisso dai sacerdoti di un sistema-vita dove, a dettare il passo, sono le categorie dell’utile, del funzionale, del profitto”. ”Non è forse vero – ha provocato don Lauro, parlando a braccio – che le procedure, la burocrazia, il fattore economico vengono spesso prima dell’uomo? Non è forse vero che la danza dell’ego ci sta prosciugando le energie per vivere?”. Di qui l’augurio accorato al nuovo pastore prossimo all’ordinazione, l’11 settembre, a Perugia: “Caro don Ivan ti auguro, nel tuo futuro ministero episcopale, di aiutare la tua nuova Diocesi a smascherare i fattori che avvelenano il pozzo della vita e che tolgono il respiro”.
“In questo anno e mezzo – ha riconosciuto poi don Lauro –, don Ivan ha varcato più di duecentocinquanta porte di roveretani (tanti sono stati i funerali da lui celebrati, n.d.r.) visitati dalla malattia e dalla morte, ha toccato quelle lacrime e raccolto dolori incredibili e oggi questo è il tesoro prezioso che porta con sé a Perugia“. “Con lui abbiamo condiviso questo fatto: quando lasci il mondo narrato dai social, e incontri la persona in carne e ossa, trovi la vita. Trovi che l’uomo è fatto di lacrime, sorrisi, persone, ripartenze e di una mano amica che nell’ora della tragedia ti dice: sono qui. Questa è la realtà che batte tutte le narrazioni fittizie”. Di qui l’augurio di monsignor Tisi a don Ivan e a tutta la Chiesa di Trento, “quello di porsi davanti al crocifisso e contemplare questo Dio che disarciona tutte le teologie. Più scruto gli occhi del crocifisso e più vedo in lui una realtà che riscatta dalla barbarie e consegna le chiavi per stare in una vita fatta di lacrime, sorrisi e abbracci. Buon cammino!“
Il pastorale e il grazie delle comunità
Dopo la comunione, il dono del pastorale introdotto dal vescovo emerito Bressan che ha ricordato il servizio di don Ivan come parroco, uomo a servizio delle comunicazioni sociali della Diocesi e poi a Roma. “Lo ha voluto avere in legno perché più vicino all’immagine del pastore, guida umile che non attira a sé, ma rinvia all’unico Signore che è Gesù”. A don Ivan anche il dono di un anello pastorale “feriale” (quello ufficiale sarà donato dalla Diocesi di Perugia) da parte della famiglia di Vita Trentina Editrice (da lui diretta) e degli amici della Curia diocesana.
Una religiosa, suor Annamaria Broccardo, a nome dei consigli pastorali delle parrocchie dell’Ausiliatrice si è rivolta al parroco in partenza: “un saluto che si fa preghiera e invocazione, grati per il bene ricevuto e la fraternità costruita che non viene meno. Sono stati anni brevi ma intensi e la tua nomina è sì un bene per la Chiesa ma anche una perdita per Rovereto che suscita rammarico e nostalgia. Resterai nel cuore dei fedeli, di chi ti ha conosciuto, incontrato, ascoltato, di chi ha lavorato con te, fratello tra fratelli e sorelle”.
Il saluto di don Ivan che cita il suo successore don Saiani e dice: “Lascio comunità animate da un tessuto di relazioni vere e profonde”
“Da parroco – ha esordito scherzando don Ivan – ho sperimentato quanto sia pericoloso lasciare il microfono ad altri. I motivi di gratitudine sono tanti. Per primo nomino di don Marco Saiani, uomo umile, attento, buono e generoso chiamato ad essere parroco delle nostre sei comunità dell’Ausiliatrice con padre Paolo Moser come vicario. Essi rendono più sereno e libero anche il distacco, a conferma che siamo servi inutili. Ringrazio i miei predecessori, preti e diaconi. Il vescovo non ha detto la cosa più importante: sono un poveruomo. Chiedo perdono a quanti possono aver ferito con i miei ritardi con le mie mancanze di pazienza e di carità. Di questi 22 mesi non pretendo di fare bilanci, anche perché la Chiesa non è un’azienda ma vive di incontri, di porte aperte, condivisione di progetti, gioie, sofferenze e lutti. Condivisione che aiuta relativizzare i tanti traguardi effimeri e radicarsi nell’essenziale”
“Parto – aggiunge don Ivan – portando un tesoro autentico che non si corrompe: questa città, includendovi anche Noriglio, Terragnolo, Trambileno, Vanza, Pozzacchio. Mi avete voluto bene con generosità e con affetto concreto. Lascio comunità che in questo tempo frammentato e confuso sono animate da un tessuto di relazioni vere e profonde ed entrare in questo tessuto è stato un onore che mi ha fatto toccare con mano la Provvidenza del Signore che si esprime in persone buone e disponibili, in famiglie animate da passione, cura e premura per ammalati e anziani. Nelle case ho incontrato ferite e sofferenze, spesso più profonde nei sani che nei malati ma anche un vivo desiderio di dare significato all’esistenza, ma insieme. Ho incontrato gente che prega e vive il Vangelo con umiltà, testimonianza del fatto che che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Ho incontrato vecchie e nuove povertà, a partire dal disagio psichico, sostenute da una rete di prossimità e carità che opera per lo più in silenzio. In quante persone e realtà di volontariato ho respirato il profumo della gratuità e del servizio, l’attenzione al bene comune e la disponibilità a cercarlo insieme. In questa direzione si muovono anche le associazioni con il loro qualificato contribuito culturale e l’apertura internazionale. Un pensiero riconoscente ai responsabili delle tre amministrazioni comunali, giunte e consiglieri, uomini e donne delle istituzioni. Parto sereno per un missione della quale non mi sento degno ma che abbraccio con fiducia, confidando nella vostra preghiera e nella vostre fiducia. Al Signore, unico buon pastore, ci affidiamo sicuri che la sua grazia e la misericordia e pace non verranno mai meno e l’Ausiliatrice non mancherà di intercedere per ciascuno di noi, per la comunità cristiana come per l’intera città dell’uomo, la nostra città. Grazie a ciascuno di voi. Spero che a Perugia sia un po’ più sobria, altrimenti dovrò andarci con il cardiologo”, ha concluso con il sorriso don Ivan, prima di impartire la benedizione insieme ai vescovi Lauro e Luigi.
Prima della benedizione finale, l’arcivescovo Lauro ha annunciato che don Ivan “tornerà dopo l’ordinazione episcopale dell’11 settembre per celebrare a Pinzolo e Rovereto, mentre a novembre presiederà in duomo la festa della Dedicazione della cattedrale e infine, in Avvento, animerà il ritiro dei confratelli preti trentini.
La Festa patronale roveretana si concluderà, sempre alla presenza dell’arcivescovo Lauro, con i Vespri (alle ore 18) e con il successivo rinnovo del voto della città a Maria e la processione in centro storico.
FOTO: GIANNI ZOTTA