L’arcivescovo di Trento Lauro Tisi ha presieduto nel pomeriggio di domenica 16 marzo una solenne S. Messa nel santuario agostiniano di Genazzano (Roma) in memoria del beato Stefano Bellesini, nato a Trento nel 1774 e morto a Genazzano nel 1839.
La Messa era inserita nell’anno giubilare aperto a Genazzano nell’ottobre scorso a 250 anni dalla nascita del beato trentino, religioso agostiniano. Tra i concelebranti accanto all’arcivescovo di Trento, padre Ludovico Maria Centra, rettore della Basilica.
Nell’omelia, monsignor Tisi ha commentato il brano evangelico della Trasfigurazione, esaltando l'”elemento relazionale nel dialogo tra Gesù. Mosè ed Elia”. “Purtroppo – ha commentato don Lauro -, anche all’interno della Chiesa, Dio è concetto, non è relazione. Abbiamo narrato un Dio metafisico, pieno di concetti e ci siamo tenuti alla larga dal raccontare invece l’umanità di Gesù in cui si dà Dio come relazione. Dio è relazione ed è la più formidabile forma per conoscere il reale”.
Bellesini invita a raccontare l’umano di Dio apparso in Gesù
Nella terra che accolse Bellesini, monsignor Tisi ne evidenzia la “linea educativa che invita a raccontare l’umano di Dio apparso in Gesù Cristo. Bellesini dice che la religione è una cosa sola: studiare e portarsi a casa Gesù Cristo. Gesù come chance, per vivere la vita, per affrontare il quotidiano, non per gesti religiosi fuori dal reale e fuori dalla vita”.
“Nell’episodio della Trasfigurazione – annota poco dopo don Lauro – i discepoli si ritrovarono soli con Gesù, perché l’esperienza dell’incontro con questo Dio umano ti rimanda nel quotidiano, ti porta nel feriale. Dal tempio – aggiunge Tisi – devi uscire nel tempo, dall’incontro con la preghiera devi uscir fuori e trasformare il tuo quotidiano in un tempo che diventa buona notizia, da declinare alla maniera di Gesù Cristo, in maniera bella”.
Educatore geniale
“Bellesini – ha aggiunto monsignor Tisi davanti ai fedeli riuniti nel santuario di Genazzano – è stato un protagonista davvero geniale sul fronte educativo, ma è stato anche un parroco vicinissimo ai poveri”. “Vieni in aiuto, beato Stefano – è l’invocazione dell’Arcivescovo -, e insegnaci l’arte della preghiera, gesto umano per eccellenza. Per poter mettere gli occhi su quel Gesù Cristo che nulla ti toglie e tutto ti dona. Che ti dice che non c’è alternativa al dono di te. E che se anche nel dono a volte resti ferito o a tua volta ferisci qualcuno, la vera morte è vivere attorno a se stessi”.
“Guardando – conclude l’Arcivescovo di Trento – lo scenario del mondo in queste ore, davvero è urgente ritrovare il volto di Gesù Cristo. E ritrovarlo, come il Bellesini, come opportunità per bonificare questo mondo che, proprio perché ha fallito la via del dono, è diventato terreno pesante, violento, di guerra e di negazione della pace”.
La liturgia nel santuario gestito dagli agostiniani e dedicato alla Madre del Buon Consiglio ha fatto seguito alla celebrazioni vissute a Trento il 25 novembre scorso (giorno anniversario della nascita del Bellesini).
Foto Appio Marsella