“La quantità, qualità e dignità del lavoro è la grande sfida dei prossimi anni per la nostra società nello scenario di un sistema economico che mette al centro consumi e profitto e finisce per schiacciare le esigenze del lavoro”, scrivono i Vescovi italiani nel Messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace in vista del 1° maggio (in allegato).
I Vescovi partono dal discorso di papa Francesco all’Ilva di Genova il 27 maggio 2017, laddove il Pontefice aveva esortato a ritrovare “ una cultura che stima la fatica e il sudore”, senza la quale “non ritroveremo un nuovo rapporto col lavoro e continueremo a sognare il consumo di puro piacere. Il lavoro è il centro di ogni patto sociale: non è un mezzo per poter consumare”.
E proprio dal deprezzamento economico del lavoratore prende le mosse il testo per denunciare una situazione critica e paradossale: “Se un tempo il lavoratore povero era una contraddizione in termini oggi l’indebolimento della qualità e della dignità del lavoro porta al paradosso che avere lavoro (che molte volte rischia di essere un lavoretto saltuario) non è più condizione sufficiente per l’uscita dalla condizione di povertà”.
Uno scenario di fronte al quale “è innanzitutto necessario innovare il nostro metodo di azione”, procedendo anche dal percorso che ha portato alla 48ª Settimana Sociale dei cattolici italiani (Cagliari, 26-29 ottobre 2017) dove si è “camminato per le strade del nostro paese andando sui territori, individuando migliori pratiche e problematiche”.
Da qui sono state individuate “tre urgenze fondamentali”: rimozione gli ostacoli per chi il lavoro lo crea, istituzioni formative all’altezza delle sfide, una rete di protezione per i soggetti più deboli. (fonte Chiesa Cattolica)