L’ordinazione presbiterale di don Andrea Canal nella Cattedrale di Belluno

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Alle 10 di sabato 4 maggio, nella plumbea e sonnacchiosa mattinata di mercato nel centro cittadino di Belluno, un festoso e prolungato suono di campane a festa, provenienti dal campanile dello Juvarra, ha rotto il silenzio della città: un evento si preparava nella Cattedrale, addobbata a festa come per le grandi occasioni.

Alle 10.30 le campane hanno ancora accompagnato il solenne ingresso del corteo dei ministranti, dei numerosi concelebranti, dei diaconi, del Vescovo. Davanti a tutti incedeva, emozionato, il diacono don Andrea Canal, sul quale si posavano gli occhi dei numerosi giovani presenti: probabilmente amici e parrocchiani di Santa Giustina, la parrocchia di origine, e di Agordo, Taibon e La Valle, dove da diacono ha mosso i primi passi di vita pastorale nell’ultimo anno. A rendere ancora più solenne questo ingresso il canto del coro diocesano, diretto da don Sandro Gabrieli.

La celebrazione è stata scandita dai suggestivi riti dell’ordinazione. Dopo il Vangelo, la chiamata del candidato, che risponde «Eccomi»; la presentazione del rettore del seminario tridentino, dove si è preparato per anni, in attesa di questo giorno. Poi l’intesa omelia, pronunciata dal Vescovo per tutti, ma soprattutto rivolta all’ordinando.

«Non scordiamolo: la Chiesa del Risorto è un seme piccolo, ma sparso ovunque. La Chiesa del Risorto germoglia come esile pianta, esposta a tutte le intemperie e fiorisce con colori inaspettati. Caro Andrea, oggi la tua ordinazione a prete sembra isolata, avviene due anni dopo quella di don Sandro, amico e compagno di viaggio. A qualcuno apparirà paradossale questo avvicendarsi di ridotte risorse umane, immaginando la tua ordinazione accerchiata da mille attese, pronta ad essere aggredita da incalzanti impegni pastorali, assorbita e frantumata da troppe comunità. Forse scorgerai anche tra noi dei volti tristi… Qualche sentimento o pensiero di esitazione probabilmente l’avrai anche percepito di riflesso in te: è il momento in cui le nostre attese si scostano dall’imprevedibile amore del Risorto, dalla sua inesauribile riserva di vita, dal suo intramontabile sogno sul Regno di Dio».

Dopo l’omelia, le domande dirette dal Vescovo all’ordinando sugli impegni della vita da prete: tante volte risponde: «Sì, lo voglio»; e infine: «Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio». Da ultima la promessa di obbedienza e rispetto dovuti al Vescovo e ai suoi successori. Di seguito, quel forte gesto di prostrarsi a terra, mentre la sorella Luisa e don Sandro De Gasperi e l’assemblea si alternano nell’invocazione dei santi. I genitori in prima fila, unici di tutta l’assemblea, si inginocchiavano ed è toccato proprio alla giovane sorella cantare: «Benedici, santifica e consacra questo tuo eletto».

Quindi i gesti centrali: l’imposizione delle mani sul capo dell’ordinando da parte del vescovo, e poi di tutti i preti presenti: tanti anziani, qualche prete giovane proveniente da altre diocesi, il tutto circondato dal silenzio di un’assemblea composta e partecipe. Il Vescovo pronuncia l’intensa preghiera per la consacrazione e don Andrea diventa prete «per sempre», come lui stesso ha ricordato nell’intervista concessa al settimanale diocesano L’Amico del Popolo e come il Vescovo ha ripreso nell’omelia:

«Andrea, è il Suo “per sempre” che non ti abbandonerà, che ti consacra, che ti abbellisce, che ti renderà ancor più e ancor meglio “nuotatore”, così come ieri sera hai evocato la tua passione: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente…” dai» (Mt 10,8).

La celebrazione è continuata con la vestizione, il nuovo passaggio di tutti i preti per l’abbraccio di pace che accoglie il prete novello nel presbiterio. E poi la liturgia all’altare, con il nuovo prete al fianco del Vescovo a concelebrare la sua prima Messa.

Una liturgia molto lunga, quasi due ore: il pensiero va a quei numerosi giovani presenti, forse poco avvezzi a queste solennità, ma forse con qualche domanda nel cuore di fronte al “per sempre” pronunciato da un giovane. Prima della conclusione, Francesco Laveder, a nome del Consiglio pastorale diocesano, ha offerto al prete novello un simpatico augurio con «tre consigli non richiesti», che hanno suscitato il fragoroso applauso dei presenti. E durante la comunione, finalmente il sole ha fatto capolino tra le finestre della Cattedrale.

Davide Fiocco