Don Bosco diceva che “un’oratorio senza musica è come un corpo senz’anima”. Quando ero in seconda elementare, prima ancora di sapere che don Bosco la pensasse così, mi sono sentito attratto dalla musica, anche se ero totalmente stonato a cantare e non sapevo ancora suonare nulla. Ho iniziato così un percorso che, per certi versi, non ho più sospeso, e che tutt’ora mi permette di esprimere quello che sono. Imparare a cantare è stato relativamente facile, e quanto era bello cantare in un coro assieme a tanti altri bambini! Il vero scoglio, però, era capire quale strumento volessi suonare. Il primo strumento che avevo ipotizzato era il clarinetto ma poi, sul più bello, nel momento della scelta ufficiale ho immediatamente cambiato idea barrando la crocetta sulla voce… “pianoforte”! E così per dieci anni mi sono dedicato a migliorare la tecnica, senza mai “morirci dietro” ma comunque raggiungendo un livello che mi permettesse di suonare in
autonomia. La cosa che però mi mancava era il poter condividere questa passione con qualcun altro: suonare a messa assieme alle chitarre era l’occasione che più mi faceva felice. Nel periodo del lockdown, tuttavia, quando tutti eravamo costretti a stare in casa, ho iniziato a pensare che tutto quel tempo a mia disposizione poteva diventare l’occasione per imparare qualcosa di nuovo… e così, da autodidatta, ho iniziato a strimpellare una chitarra che, da anni, era stata abbandonata in casa. Sento che la chitarra, ancor più del pianoforte, rappresenti il piacere che ho di stare tra la gente: in campeggio, a messa, in seminario, in oratorio, in casa di riposo… la chitarra è sempre pronta all’uso per permettere a chi c’è, indipendentemente dall’età, di cantare assieme. Poterla suonare mi fa stare bene, anche quando sono più stanco o arrabbiato, e spero che possa regalare attimi di spensieratezza anche alle persone che mi stanno attorno.
Federico Mattivi