Ciao a tutti, sono Alberto Bolognani, ho 26 anni e provengo da Vigo Cavedine, un piccolo paese della Valle dei Laghi. Dopo il cammino pastorale nelle parrocchie di Mattarello e di Riva del Garda, quest’anno in vista e in preparazione all’ordinazione sacerdotale, il nostro Vescovo mi ha proposto di trascorrere i fine settimana presso le comunità della Val di Fiemme, vivendo al convento di Cavalese con don Albino, don Luca e don Renzo.
Ognuno di noi ha una o più passioni, per esempio a me piacciono tanto la fotografia, i video, le campane, la compagnia degli amici. Vorrei condividere con voi però una passione importante che ho fin da quando ero piccolo: la cucina!
Da quando ero all’asilo, con il mio amico Sebastiano, giocavamo spesso nella zona cucina e quando arrivavo a casa per raccontare ai miei genitori cosa avevo fatto all’asilo rispondevo con: “aven fat luganeghe!”
Penso che la cucina sia un bel passatempo e se devo essere sincero è un’attività che mi rilassa. Ho imparato tanto da mia nonna e da mia mamma, entrambe molto brave a preparare buoni pranzi e cenette, ma anche dolci. Tra i piatti che preferisco realizzare ci sono: le lasagne ai porri e salmone, i risotti, la focaccia alla genovese e la torta “foresta nera”.
Alcuni studiosi affermano che “cucinare serva per prendersi cura di sé stessi, nel corpo e nell’anima”, sono molto convinto di questo.
Penso alle famiglie dove spesso i genitori lavorano tutto il giorno, ma riescono nonostante tutto a organizzarsi per portare a tavola un buon pasto ai loro figli. Dimostrano non solo di portare a compimento un dovere: quello di sfamarsi; ma anche di prendersi cura non solo di loro stessi ma anche dei figli.
Ricordo anche i volontari delle mense dei poveri che sono dei veri “samaritani” per quelle persone che bussano per poter avere un piatto caldo.
Quanto è bello “trovarlo fatto” il pranzo o la cena, ma io credo che sia ancora più bello realizzarlo con le tue mani perchè hai la possibilità di dimostrare affetto, amore e premura per il prossimo.
Alberto Bolognani
Alberto con la nonna Maria quando era piccolo sul Monte Bondone