Se non sei mai stato a Matera e qualcuno ti invita ad andarci, la riposta non può che essere: pronti via, partiamo! Se poi sai che condividerai il viaggio con altri giovani della Diocesi non ci sono motivi per dire “no”. Tutto sommato erano queste le ragioni che mi avevano convinto a partecipare al Congresso Eucaristico, prima ancora di avere ben chiaro che cosa fosse e il ruolo che avrei giocato in quel contesto. Ora che però lo ho capito, e prima di proseguire, provo a spiegarvelo brevemente.
Un Congresso Eucaristico è una manifestazione pubblica che raduna le Chiese di una regione, di una nazione o del mondo intero per promuovere la devozione, il culto e la conoscenza dell’Eucarestia. Nel concreto, i giorni dell’evento si dividono tra celebrazioni eucaristiche, momenti di preghiera e adorazione, processioni, catechesi e conferenze, ma anche (e questa è la parte più “mondana”) momenti conviviali, nei quali si condividono in fraternità i pasti – “mistica” sì, ma anche “mastica”! Quello di settembre è stato il XXVII Congresso Nazionale (riguardante, cioè, le Chiese di tutta Italia), dal titolo “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”.
Matera – la città che quest’anno ha ospitato l’evento – conserva in sé un rapporto preziosissimo, rinsaldato nel corso dei secoli, con la preparazione del pane. Anticamente, infatti, nella seconda parte dell’impasto si evidenziava la sua connessione con Cristo: arrotolando la pasta per due volte si diceva: “Gesù Cristo vero Dio e vero uomo”. L’impasto veniva poi fatto lievitare nel giaciglio caldo dove aveva dormito il marito, luogo sacro, luogo dell’amore e di nascita di vita nuova. La formula che la donna utilizzava era: “Cresci pane, cresci bene come Gesù crebbe nelle fasce”. Nel pane di Matera è racchiusa anche la teologia trinitaria, espressa in forma popolare: una volta lievitato, il pane era più volte intaccato di tre segni, che indicavano la Trinità, ed era avvolto da un lato per tre volte, fino a diventare un’unica massa; ogni fetta di pane, quindi, ha la forma di un cuore, il cuore di Dio che ci nutre e ci rende partecipi delle nozze dell’Agnello.
Voglio condividere con voi alcune brevi impressioni su quanto ho vissuto a Matera dal 22 al 25 settembre. La prima è che, essendo uno degli ottocento delegati provenienti da tutte le Diocesi italiane, mi sono sentito parte viva e attiva della Chiesa, che va oltre i confini della nostra Diocesi, e che allo stesso tempo desidera mettersi in ascolto della realtà in cui è radicata, delle difficoltà e delle sfide che la abitano, ma che vuole anche lasciarsi continuamente ispirare dallo Spirito. “Tornare al gusto del pane”, cioè della condivisione, dell’essenzialità, è una sfida che riguarda tutti, e quanto è bello non riscoprirsi da soli lungo il cammino – rispettando e valorizzando le modalità e le inclinazioni che ogni regione italiana sa fare propri. Un altro aspetto, non meno importante, è stato il clima sincero e allegro di amicizia che abbiamo vissuto come delegazione trentina, seppur le realtà di provenienza fossero diverse: sono convinto che le relazioni nelle quali si sperimenta con limpidezza e franchezza la presenza di Gesù tra noi acquistino un gusto davvero autentico. Infine, sento di provare tanta riconoscenza nei confronti di chi ci ha accolto, e che ha voluto che ciascuno di noi potesse sentirsi non “turista di passaggio” ma vero e proprio amico e ospite. Evviva la Chiesa, evviva Gesù!
Federico Mattivi