Casa del Clero – Soggiorno sacerdoti anziani

 

Casa del Clero
Soggiorno sacerdoti anziani

Corso Tre Novembre, 46 – 38122 Trento
Tel. 0461/238.571
cc.direzione@diocesitn.it

 

STORIA
RIFERIMENTI E VALORI

La Casa del Clero è una Comunità Residenziale per Religiosi che offre un supporto assistenziale, sanitario e sociale adattato alle particolari abitudini e ritmi di vita dei sacerdoti, finalizzato a mantenere l’identità ed il ruolo sacerdotale ed a garantire la continuità nella vita religiosa dei residenti.

È sita dentro il Seminario Maggiore a salvaguardia del legame che permane nella vita del sacerdote con la propria casa, il Seminario. E’ un rimanere dentro la realtà da cui sono partiti, sono cresciuti e dove possono soprattutto mantenere anche in una situazione di malattia e di fragilità un margine sempre vivo di vita religiosa e spirituale vissuta in sinergia con i giovani che ancora oggi dentro lo stesso edificio si preparano a vivere la propria vocazione, con le parrocchie di cui possono apprezzare ancora il richiamo del loro lavoro e continuare ad offrire ogni giorno il contributo sacerdotale nella liturgia, nella preghiera e nella solidarietà reciproca per le risorse anche limitate che rimangono e possono mettere a disposizione.

Per questo motivo la Casa del Clero vuole essere una casa aperta, capace di dialogare con tutti i soggetti interessati, ed erogare un servizio di qualità inteso come capacità di ricreare un ambiente di vita in cui il sacerdote sia realmente valorizzato, stimolato ed aiutato nel realizzare la propria vocazione fino alla fine.

Storia

Con decreto arcivescovile del 13 giugno 1943, N. 1912, è eretta canonicamente in Ente morale, ai sensi del canone 100 del codice di diritto canonico, la Casa del Clero.  L’iniziativa diocesana per riservare un luogo dove accudire i sacerdoti anziani e malati che avessero bisogno di ospitalità e cure risale al 1974. Fu attrezzata un’ infermeria usufruendo di due piani del corpo centrale dell’edificio dell’ex seminario minore (Via Madruzzo),  che aveva già chiuso la sua originale attività. Nel 1978 fu approvato un primo Statuto, rinnovato poi nel 1987.

Alla denominazione originale “Infermeria del clero”, fu preferita con l’andare degli anni quella di Soggiorno per sacerdoti anziani. Quest’ultimo viene impiegato nei documenti ufficiali, mentre nell’uso quotidiano corre preferibilmente il primo. Il numero degli ospiti presenti nella struttura negli anni si aggirò tra i venti e i trenta.

Nel 1996, avendo il Consiglio presbiterale deciso di vendere tutto il complesso del seminario minore, si pensò in un primo tempo a un edificio nuovo, costruito nel parco della Casa del clero, in Via Cervara. A disegno completato, avendo pure ottenuto dall’amministrazione provinciale un finanziamento congruo, il progetto fu rimesso in discussione nel Consiglio presbiterale che optò per una collocazione dei sacerdoti infermi presso la RSA dell’Istituto Sordomuti, il quale, in cambio del sussidio deliberato dalla PAT per il progettato edificio in via Cervara, offriva un numero congruo di camere.

Nell’anno 2000 fu firmata una convenzione tra l’Arcidiocesi e l’Istituto Sordomuti che entrò in vigore nel maggio del 2003, quanto, nei giorni dal 15 al 17 maggio, avvenne il trasloco dal seminario minore alla RSA di Via Piave 106.

Già in fase di contrattazione, ci si accorse che le condizioni per il ricovero ponevano dei limiti rispetto alle nostre finalità, in quanto lì potevano essere accolti solo quanti avessero avuto la valutazione “non autosufficiente” dalla commissione UVM (Unità Valutativa Multidisciplinare) in modo da poter avere il sussidio della PAT. Occorreva trovare un altro ambiente dove accogliere incondizionatamente ogni richiesta: per convalescenza, in attesa di ospedalizzazione, brevi periodi di cura, ecc. A tale scopo furono riservate e attrezzate 12 camere presso la Casa del Clero di via Cervara, pensate come pronta accoglienza per i bisogni sopra descritti. L’iniziativa si dimostrò ben presto indovinata e provvidenziale.

Le difficoltà incontrate fin dell’inizio della nuova sistemazione indussero a pensare a una soluzione definitiva più consona alle esigenze dei nostri sacerdoti anziani e infermi che permettesse di accogliere in un unico luogo quanti erano ospitati nelle due strutture.

Il Consiglio presbiterale già nel 2006, visto la disponibilità dell’edificio del seminario diocesano che in quegli anni veniva ristrutturato, decideva di collocarvi pure la nuova infermeria. Si impegnava di gestirla in proprio, senza dipendere da enti pubblici, per poter organizzare autonomamente la vita interna, e scegliere liberamente il personale. Nel 2008 fu fatta la fusione tra Soggiorno Sacerdoti anziani e infermi e Casa del Clero.

Nella previsione del trasloco degli infermi nell’edificio del seminario, si dovette pure constatare che nella Casa del Clero sarebbero rimasti solo tre ospiti, rendendo economicamente ingestibile la struttura. l problema fu presentato e discusso in Consiglio presbiterale che decise, con voto unanime, di unire nello stesso ente “Casa del clero”, dotato di personalità giuridica, anche l’infermeria, che avrebbe costituito d’ora innanzi l’attività principale.

Nel 2018 la Direzione delle Casa del Clero ha avviato l’iter per l’autorizzazione e l’accreditamento istituzionale della struttura. Ottenendo in data 07 settembre 2018 con Reg. delib. N 1647 l’accreditamento provvisorio per un anno.

In data 20 dicembre 2019, con determina del dirigente n.486 del Dipartimento Salute e Politiche Sociali della Provincia Autonoma di Trento la Casa del Clero di Trento ha ottenuto l’accreditamento istituzionale per la funzione residenziale di “Comunità residenziale per religiosi” per n. 30 posti letto (art.14 D.P.G.P. 27 novembre 2000, n.30-48/Leg) autorizzati di cui 20 accreditati al Sistema Sanitario Provinciale.

Autorizzazione ed accreditamento sono due processi di valutazione sistematica e periodica attuati dalla Provincia Autonoma di Trento con l’obiettivo di verificare il possesso, da parte della Casa del Clero di Trento, di determinati requisiti relativi alle condizioni strutturali, organizzative e di funzionamento che influiscano sulla qualità dell’assistenza.

Il risultato raggiunto ha permesso di ridisegnare il modello dei servizi alla persona (sociosanitari, ma anche socio-educativi) attraverso un ri-orientamento concettuale nell’approccio ai problemi, nell’offerta dei servizi e nei modelli di gestione, erogazione, controllo e governance finalizzato a porre sempre più al centro del nostro lavoro i sacerdoti residenti.

Riferimenti e valori

La centralità del sacerdote, la qualità della sua vita e la promozione della sua salute, così come l’importanza del suo ruolo sociale all’interno della residenza, sono i nostri riferimenti. In quest’ottica noi garantiamo:

  • Un’assistenza qualificata
  • La formazione continua del personale, finalizzata alla rivalutazione della motivazione e della professionalità
  • Il massimo impegno nella ricerca continua del massimo livello possibile di qualità della vita e di salute per i sacerdoti
  • Il mantenimento, dove possibile, delle capacità funzionali residua
  • Interventi personalizzati.

I valori guida della nostra organizzazione sono:

  • SALUTE: intesa come la possibilità di fruire di prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione da personale competente e professionale, le quali devono essere personalizzate ed integrate nel contesto di vita quotidiana, evitando forma di accanimento e sanitarizzazione eccessiva e non gradita.
  • SPIRITUALITA’: aspetto fondamentale, filo rosso che caratterizza tutta la vita del sacerdote, l’intento è di continuare a far vivere al sacerdote l’esperienza religiosa.
  • SOCIALITA’: intesa come la possibilità di sviluppare rapporti interpersonali con seminaristi, associazioni, parrocchiani, giovani, di sentirsi parte della comunità religiosa e di ritrovarsi inseriti nel contesto sociale, ove vi sia una permeabilità tra la struttura e l’esterno, mantenendo così scambi relazionali e comunicativi con il territorio di riferimento.
  • CONTINUITA’: intesa come il mantenimento del legame religioso nella vita del sacerdote: dal seminario alla casa.
  • OSPITALITA’: dei sacerdoti sprovvisti di assistenza domestica e di rete familiare, anche di temporaneo passaggio.
  • COMFORT: inteso come l’opportunità di vivere in un ambiente decoroso ed accogliente, dove gli spazi siano congeniali alla persona per coniugare le proprie esigenze di vita personale e comunitaria.
  • GUSTO: inteso come la possibilità di disporre di un servizio di ristorazione che garantisca una proposta alimentare sana, completa, varia, adeguata alle tradizioni del territorio e che rispetti le condizioni di salute senza presentare eccessive restrizioni