Indichiamo alcuni percorsi di lavoro che spesso ci vedono coinvolti assieme ai nostri interlocutori.
Rielaborare esperienze socio-pastorali
Si tratta di
– costruire un luogo intermedio tra i mandati della formazione didattica e l’assunzione progressiva di responsabilità pastorale, un luogo in grado di affiancare studenti e tirocinanti nella conoscenza della realtà e nella riflessione su di essa;
– sostenere coloro che assumono responsabilità pastorali nell’elaborazione di un bilancio delle proprie funzioni e competenze in vista sia di una maggiore legittimazione e accreditamento del proprio ruolo nell’ambito della comunità sia di un accrescimento di consapevolezze su quanto si sta facendo nella propria azione pastorale.
Promuovere esperienze di servizio a valenza formativa
Alcuni servizi socio-pastorali intendono coinvolgere nuove persone -spesso giovani- per promuovere nel proprio servizio delle esperienze di volontariato, circoscritte nel tempo, al fine di sviluppare sia percorsi di discernimento vocazionale che a valenza formativa in relazione a orientamenti di fondo riguardanti la solidarietà e cittadinanza.
Produrre conoscenza e osservazioni sui dati di servizi socio-pastorali
E’ possibile costruire delle reti tra servizi con l’obiettivo di produrre conoscenza nel proprio territorio sulle domane, bisogni e interessi delle persone che ne usufruiscono. Tale conoscenza è spesso uno strumento per tessere relazioni con soggetti del territorio -non direttamente coinvolti dai servizi- in vista di orientare delle ‘politiche’ più generali attente alla realtà.
Promuovere coordinamenti e reti tra parrocchie (Unità pastorali) anche attraverso attività sperimentali
I cambiamenti che stanno attraversando le parrocchie richiedono la costruzione di maggiore integrazione tra di esse: la costituzione delle Unità pastorali ne è il principale esempio. Ciò richiede la messa in atto di processi di lavoro non facili ma che consentono di aprire possibilità inedite e di costruire una nuova organizzazione che sostenga le persone nel ripensare le proprie funzioni e relazioni in corrispondenza a bisogni e domande socio-ecclesiali che sono mutate.
Si aprono strade per sperimentare percorsi di avvicinamento e di collaborazione tra soggetti pastorali appartenenti a parrrocchie diverse al fine di condividere la progettazione e la realizzazione di eventi, progetti, servizi.
Ripensare e riorientare il proprio intervento nei diversi territori
Spesso i servizi diocesani -ossia Uffici e Centri di pastorale che la Curia diocesana mette a disposizione delle comunità locali- nel corso del tempo hanno sviluppato una modalità di “stimolare” le comunità ecclesiali che potremmo denominare offerta di attività ‘già pronte per l’uso’. E’ l’offerta di ‘pacchetti’ consistenti in sussidi e documentazione, informazioni e indicazioni operative, corsi di base per operatori pastorali, incontri di approfondimento tematici, organizzazione di eventi e iniziative… Si tratta di offerte ad alta visibilità, nella quali si propongono apporti validi, e spesso la domanda proveniente dai diversi soggetti delle comunità locali è confezionata nella forma delle risposte disponibili (ad esempio “qui c’è bisogno di formazione”). Tale tipologia di offerte possono essere utili in fase inziale, per ragionare su alcune premesse e in vista di avviare un legame stabile tra Ufficio diocesano e un dato territorio.
L’esperienza dell’OSPaD ha intercettato una domanda relativa al “come si fanno le cose”, al “metodo”. Si tratta di promuovere la progettualità pastorale delle comunità ecclesiali affinché tengano insieme:
– l’analisi di ciò che fa problema,
– l’identificazione di obiettivi condivisi e delle forme più idonee per raggiungerli, e
– la valutazione di ciò che accade nel servizio pastorale.
Si tratta di far crescere le persone nell’analisi e nell’elaborazione di ciò che pastoralmente fa problema, approntando nelle diverse fasi di costruzione dei servizi pastorali (dalla progettazione alla realizzazione) opportune forme di coinvolgimento dei membri della comunità.
Possiamo indicare alcune caratteristiche di questa seconda modalità di “avvicinamento” alle comunità ecclesiali volta ad promuovere direttamente la loro progettualità:
– non è possibile definire in via previa qualcosa di valido e buono per l’interlocutore ma occorre costruire con lui il servizio di cui usufruirà: in altri termini si tratta di co-costruire con gli interlocutori qualcosa che serva e che sia loro utile; ciò implica considerare gli altri come partners e non dei meri destinatari di prodotti preconfezionati;
– le richieste degli operatori pastorali -anche se spesso prendono la forma di soluzioni- vanno esplorate in modo curioso con essi e con coloro che a vario titolo e in varia forma sono coinvolti: molto spesso le richieste hanno a che fare con difficoltà e problemi spinosi, veri ma che non è facile, da subito, avere chiaro ed essere in grado di esplicitare ad altri; in altri termini, l’analisi della domanda e il suo trattamento assume un’importanza capitale durante l’accompagnamento;
– il territorio pastorale sono tanti territori con storie e caratteristiche diverse: occorre offrire un accompagnamento contestualizzato.
Questo tipo di consulenza -che potremmo denomincare con promuovere direttamente la progettualità delle comunità locali- può arricchire e integrare la consulenza che abbiamo denominato offertà di attività ‘chiavi in mano’.
Ricerca di competenze per ripensare la propria organizzazione territoriale
Congregazioni e Ordini religiosi hanno avviato percorsi di lavoro relativi al ripensamento e alla riqualificazione delle proprie presenze sul territorio nazionale. Nell’ambito di questi percorsi, per qualcuno di essi, vi è l’interesse (e il coraggio) a confrontarsi con consulenti che, sintonizzandosi sulla loro vita, “facciano da specchio” e che li sostengano nei cambiamenti attraverso una presenza “terza” capace di lavorare assieme al fine di sostenere al proprio interno l’elaborazione di decisioni e la loro messa in opera.