«Amoris Laetitia chiede alla Chiesa di guardare in modo nuovo alle famiglie, così come sono, con uno sguardo più ricco di misericordia e di radicalità evangelica».
Così don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia della Cei, ha introdotto i due incontri di presentazione dell’esortazione di Papa Francesco frutto del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, organizzati a Trento dall’Ufficio diocesano Famiglia l’8 (per tutti all’oratoro del Duomo) e il 9 febbraio (per i preti, in Seminario). Con don Paolo anche Gigi De Palo, Presidente Nazionale del Forum delle Famiglie e la moglie Anna Chiara.
Nell’incontro con i preti è stata posta particolare attenzione al cap. VIII di “Amoris laetitia” , che coinvolge in prima persona i sacerdoti nel delicato ed impegnativo compito del discernimento personale e dell’accompagnamento delle situazioni di fragilità.
La famiglia come nuovo “ospedale da campo” l’ha definita don Paolo riprendo l’invito di Francesco alla Chiesa in uscita. “Abbiamo terrore della fragilità Dio, invece l’ha sposata. La porta della misericordia è sempre aperta sulle famiglie ferite”. Il direttore dell’Ufficio Famiglia Cei parla di necessità di “legge della gradualità, valorizzazione quanto di bene già c’è” e della necessità, soprattutto da parte dei preti di “accompagnare, discernere, integrare”, grazie anche al sacramento della riconciliazione. Sui divorziati risposati, “abbiamo ridotto la questione – ammette don Paolo – a comunione sì o no. Si tratta invece di attivare un ‘discernimento dinamico’ per nuove vie di integrazione alla Chiesa”. “Nessuno – ha concluso citando l’esortazione papale – può essere condannato per sempre. Siate manifestazione luminosa della verità di Dio”.
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