“Dio inginocchiato ai piedi dei discepoli sia la tua compagnia. Questo è il rinnegare te stesso che non ti fa perdere nulla e ti dona tutto”. Il programma di vita per fratel Andrea Giannino, canossiano di Cles cresciuto a Lavis e molto legato al mondo oratoriano, sta in questo passaggio dell’omelia dell’arcivescovo Lauro Tisi, nella Messa di ordinazione presbiterale, domenica 3 settembre nella cattedrale di Trento in festa.
“Uno dei sui figli viene plasmato dallo Spirito per essere capace di rivelare agli uomini la bellezza del Regno e la forza stupenda della Pasqua del Signore”, aveva esordito don Lauro, dicendosi “lieto di condividere questa gioia con la famiglia di padre Andrea, in prima fila i genitori Silvia e Salvatore, tutta la famiglia canossiana – ramo maschile e femminile – e in particolare con il preposito padre Carlo. Con Andrea – ha aggiunto l’Arcivescovo nel saluto introduttivo – abbiamo condiviso il cammino della Gmg di Lisbona ed è bello che il coro oggi sia fatto di tanti giovani dell’oratorio di Lavis e di partecipanti alla Gmg”.
“Un Parola bella e drammatica, inno all’uomo”
Nel commentare il Vangelo di Matteo, con l’invito apparentemente duro ai discepoli a seguirlo rinnegando se stessi e prendendo la loro croce, monsignor Tisi evoca San Paolo VI che definiva la vita “bella e drammatica“. “Bella e drammatica è anche la Parola di Dio appena ascoltata, canto fermo sulla possibilità per l’uomo di conoscere l’ebbrezza delle vette, l’adrenalina del sesto grado, anziché la nebbia della pianura. Fuori di metafora, questa Parola impegnativa e sfidante canta la grandezza dell’uomo, lo pensa capace di giocare la vita di Dio, in grado di vivere alla maniera di Dio”.
“La Parola di oggi – ha proseguito don Lauro -, prima di essere un ordine, è un inno all’uomo, dichiarazione dell’enorme fiducia che Dio ha nell’uomo. Tu, caro Andrea, sei uno dei destinatari di questa fiducia. Rivolgo a te e a tutti noi quelle parole che mi commuovono sempre: ‘chi crede in me compirà le mie opere e ne farà di più grandi’. Impressiona questa affermazione di Gesù perché rivela il cuore di Dio. Dio non ha secondi fini, non lavora per sé, è libero da sé. Obiettivo di Dio è uno solo: l’uomo nella gioia. Obiettivo di questa ordinazione è Andrea nella gioia. Magari ogni padre e ogni madre fossero in grado di un amore così libero nei confronti dei loro figli!”
“Se vuoi veramente gioire, devi essere ai piedi dei tuoi fratelli”
Tornando al Vangelo, don lauro libero subito il campo da equivoci: rinnegare sé stessi non vuol dire rinunciare alla vita, ai suoi desideri, ai suoi colori, alle sue emozioni, ai propri percorsi affettivi. Il nostro Dio ama l’umano. Si siede a tavola, fa festa, abbraccia e incontra. E questo Dio, proprio perché ama l’umano, ti dice non voler essere il centro dell’universo, della comunità, non voler nessuno ai tuoi piedi. Guarda invece, se vuoi veramente gioire, ti dice di essere tu ai piedi dei tuoi fratelli. C’è qualcosa di incantevole nell’uomo che si china sui piedi del fratello e con delicatezza li lava. Ecco l’icona della bellezza! Quel Dio inginocchiato ai piedi dei discepoli sia la tua compagnia. Questo è il rinnegare te stesso che non ti fa perdere nulla e ti dona tutto“.
“Il Signore ti permetta, nella tua vita di presbitero, di essere dietro di Lui e chi ti incontra gusti la pace di un amore che non lega ma fa decollare. Buona strada, buon cammino, caro Andrea!”, la conclusione dell’arcivescovo Tisi con lo sguardo carico di affetto nei confronti del giovane canossiano, subito prima del rito di ordinazione presbiterale, trasmesso in diretta sul canale YouTube della Diocesi e su Telepace Trento.
Il saluto del superiore dei canossiani
Al termine della lunga celebrazione le parole di padre Carlo Bittante, preposto generale dei Figli della Carità-Canossiani con un grazie ai genitori di Andrea, ai padri canossiani (compresi i missionari), alla comunità di Lavis e di Fasano (dove opera padre Andrea), all’arcivescovo Lauro che “ha insistito perché la celebrazione avvenisse in cattedrale”. “Come dice la nostra regola, la vita canossiana è un dono e un impegno che ti assumi per tutta la vita, quello di offrire un umile servizio in obbedienza alle direttive dei pastori, facendo loro conoscere le ricchezze e le esigenze del nostro carisma, in risposta alle povertà del Popolo di Dio”. “Care padre Andrea, da sacerdote canossiano hai davanti tante sfide che necessitano della nostra preghiera e del nostro sostegno”, ha concluso padre Bittante mentre l’applauso caloroso dei presenti saliva dalle navate della cattedrale.
Foto: Gianni Zotta