Carissimi,
Scrivo questa lettera di Natale dopo aver visitato tre giovani disabili che frequentano l’università. Il nostro centro per disabili quest’anno festeggia i 15 anni di vita e non ci poteva essere un modo migliore per ricordarlo. Non è tanto la storia di uno di loro che vi voglio raccontare ma di come sia possibile vivere assieme: bambini normodotati e bambini che ora chiamiamo diversamente abili.
Permettetemi di dire quanto mi facciano tristezza queste nuove parole che abbiamo inventato a nostro uso più che a beneficio dei disabili e come avesse ragione quella psicologa spagnola che scrisse: “nessuna parola è offensiva quanto è pronunciata con amore”. E così anche noi abbiamo inventato una parola nuova, e fin dal primo giorno li abbiamo voluti chiamare: “bambini speciali”.
Quando proposi questo progetto dentro di me avevo chiaro cosa volessi ottenere; e cioè un gruppo di bambini normodotati che vivessero assieme a dei disabili, in modo che i due gruppi potessero dare e ricevere gli uni dagli altri. I bambini normodotati potevano apprezzare i doni che avevano avuto nell’avere un corpo sano e robusto: poter andare a scuola, fare dello sport, prepararsi al lavoro… I bambini disabili potevano capire che c’era amore e attenzione che spettava solo a loro… ma mi sbagliavo, almeno per quanto riguarda questo ultimo aspetto. Ho capito che quanto si dà a una persona disabile (o anziani) non va dato come forma di carità, ma perché è qualcosa che gli spetta, come a qualsiasi altra persona.
Ho voluto incentrare questa mia lettera di Natale sui disabili per ricordare i 15 anni di lavoro con loro. Molto importante il lavoro della direzione che ha stipulato dei memorandum con scuole analoghe in modo che i disabili possano proseguire ulteriormente la loro preparazione scolastica. L’ultima volta che sono stato a trovare i ragazzi sordomuti siamo andati al ristorante tutti assieme. Le persone guardavano l’allegria silenziosa di 15 bambini e ragazzi che comunicavano tra loro con la lingua dei segni. Un signore cinese, visibilmente commosso, si è avvicinato e ha chiesto di poter offrire lui il pranzo… e non era la prima volta che accadeva.
Il nostro lavoro prevede l’aiuto ad altre forme di necessità e, come sapete l’impegno principale resta l’aiuto ai bambini delle minoranze sia a casa che nel Camillian Social Center. Assieme a loro vi mandiamo un augurio.
Carissimi, come è difficile trovare le parole per un augurio di Natale in un mondo che sembra aver dimenticato i veri valori.
Eppure, vogliamo ancora augurarvi che quel Bimbo nato tanti anni fa ci aiuti a riscoprire in questo giorno il suo messaggio di speranza e di fratellanza. Lo auguriamo a voi e ai vostri cari, e auguri che nel nuovo anno si realizzi ogni desiderio di bene che è in voi.
Con riconoscenza,
fr. Gianni Dalla Rizza