Introduzione
Con ottobre 2023 i contenuti de "La pagina dei ragazzi" di Comunione e Missione vengono realizzati in forma digitale e saranno fruibili solo attraverso il sito. Tutti i materiali saranno scaricabili e stampabili, speriamo in questo modo di rendere questo strumento più agevole per chi intende proporlo ai gruppi.
Anno pastorale 2024-2025
Sono tante le persone che gravitano attorno al Centro Missionario e a volte ci segnalano spunti interessanti. Abbiamo scelto di condividere attraverso la pagina dei ragazzi una di queste segnalazioni: il decalogo dell’accoglienza. Purtroppo, non siamo a conoscenza della fonte.
Vai alla pagina dedicata ai giochi ispirati al decalogo dell'accoglienza.
Anno pastorale 2023-2024
Per quest'anno si è scelto di proporre un percorso ispirato dal Manifesto della comunicazione non ostile e dal Manifesto per l'infanzia realizzati dall'Associazione Parole O_Stili.
Guarda il video che spiega il decalogo ai bambini.
Ogni mese ci focalizzeremo su un punto del Manifesto con attività per i più piccoli e con testi e dinamiche per gli adolescenti.
Per trattare il tema delle parole,
soprattutto con i più piccoli,
suggeriamo il libro
La grande fabbrica delle parole
di Agnès de Lestrade,
illustrazioni di Valeria Docampo,
editore Terre di Mezzo.
Questo materiale accompagna il numero 507 – ottobre 2023
1°
Virtuale è reale
Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
La rete non è un gioco. È un posto diverso ma è tutto vero. E anche in rete ci sono i buoni e i cattivi: bisogna stare attenti.
Per i più grandi
Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
Nascondersi
Ti sei mai chiesto perché è più facile scrivere un messaggio che parlare di persona?
A volte può capitare di voler esprimere dei pensieri che sono offensivi, falsi o ingiusti. Magari abbiamo avuto una brutta giornata, abbiamo litigato con qualcuno e ci viene da sfogarci col primo malcapitato. In fondo lo sappiamo che in questi casi è meglio tenere la bocca chiusa perché guardare in faccia la persona che hai appena ferito con le parole non è facile. Nascosti dietro uno schermo è più semplice lasciarsi andare senza pensare alle conseguenze.
Sai cos’è un leone da tastiera?
Una persona che, in Internet e sui social, si esprime in modo aggressivo e violento; che usa offese, insulti e minacce; che di solito si nasconde nell’anonimato perché di persona non riuscirebbe a sostenere un confronto.
Ci sono situazioni, invece, in cui accade il contrario: non abbiamo il coraggio di mostrare alcune parti di noi che di solito teniamo più nascoste. Magari ci siamo sempre comportati in un certo modo o abbiamo sempre sostenuto certe idee ed è difficile mostrare un cambiamento. Si può avere paura della reazione degli altri, di non essere capiti, di venir presi in giro. Potremmo sentirci in imbarazzo o vulnerabili ed evitare di esporci per paura di un confronto.
Se qualcuno ha il coraggio di dirci le cose in faccia e di esprimere le sue emozioni senza offenderci, rispettiamolo e diamogli il tempo di esprimersi, potrebbe essere l’occasione di scoprire una sua parte nascosta e potrebbe darci il coraggio di fare la stessa cosa.
Se sei un adulto che ha a che fare con gruppi di adolescenti potresti trovare utile questa dinamica.
Comunicazione scritta e comunicazione orale a confronto
[scarica la scheda per l’attività in PDF]
L’obiettivo è far riflettere gli adolescenti sulla comunicazione evidenziando gli aspetti che caratterizzano la comunicazione scritta e quella orale, senza volerne definire una come migliore ma semplicemente portando a coscienza le caratteristiche di ciascuna.
In una prima fase si simula una comunicazione via chat, poi si esprimono a voce i contenuti della chat e infine si fa un confronto fra tutti i partecipanti.
È possibile simulare qualsiasi tipo di conversazione: l’invito a uscire in coppia, un litigio, un pettegolezzo, uno sfogo con un amico…
Per ogni conversazione procedere seguire le tre fasi.
- Introduzione. Fare accomodare tutti in cerchio. E introdurre l’attività e il tipo di conversazione da simulare.
- Simulazione di chat. Scegliere 2 adolescenti e farli sedere distanti fra loro, consegnare ad uno dei due un foglio di carta e una penna. Lasciare che i due ragazzi simulino la chat scrivendo i messaggi sul foglio.
- Simulazione dialogo. Far posizionare i due ragazzi in piedi al centro del cerchio e far loro “recitare” la conversazione ad alta voce utilizzando le stesse parole che hanno scritto prima. Il resto del gruppo deve stare in silenzio.
- Rielaborazione e confronto. Prima di tutto vanno interpellati i due adolescenti che hanno recitato: va chiesto loro di esprimere il loro stato d’animo nelle due diverse situazioni e i loro pensieri in merito. In un secondo momento tutti possono portare le proprie riflessioni.
Queste sono alcune delle tematiche che possono uscire durante la rielaborazione.
- Reazioni fisiche: confronto sulle sensazioni fisiche avvenute nelle due diverse comunicazioni.
- Piano emozionale/emotivo: confronto delle due comunicazioni rispetto al livello di coinvolgimento durante la comunicazione, alla gestione delle reazioni emotive scatenate…
- Incomprensioni: a voce potrebbe essere più semplice accorgersi di incomprensioni e risolverle nell’immediato.
- Rivangare: nel caso in cui si torni a parlare di una conversazione del passato avvenuta in chat, un aspetto positivo è che si può stare più aderenti alla realtà dei fatti, un aspetto negativo è che potrebbe essere più difficile lasciar correre e metterci una pietra sopra.
- Scegliere il mezzo: ragionare sulle situazioni in cui è preferibile parlare o scrivere, rendendo consapevoli che non esistono soluzioni univoche ma che scegliere il mezzo di comunicazione è già parte della comunicazione.
Per i più piccoli
La rete non è un gioco. È un posto diverso ma è tutto vero. E anche in rete ci sono i buoni e i cattivi: bisogna stare attenti.
Fai attenzione a dove vai!
[Scarica l’attività con le soluzioni in PDF]
Percorri la strada ed elimina tutte le cose cattive.
Questo materiale accompagna il numero 508 – novembre 2023
2°
Si è ciò che si comunica
Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
In rete bisogna essere gentili. Dietro le foto ci sono persone come noi. Se dici cose cattive saranno tristi o penseranno che sei cattivo.
Per i più grandi
Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
Le parole sono come un vestito
Buon giorno, come va? Dormito bene? Ottimo, ora è il momento di alzarsi e prepararsi per uscire. Cosa ti metti? Perché insomma, dai, nessuno di noi se ne esce di casa completamente nudo. Ha-ha lo vedo che ridacchi sotto i baffi a immaginarti tutti i compagni che arrivano a scuola nudi…
…che imbarazzo!
Vabbè ma che c’entra con “Si è ciò che si comunica”?
Ok, ti dico quel che penso io, poi magari a te viene in mente anche qualche altra idea. Secondo me le parole sono un po’ come i vestiti.
Prima di uscire ci prepariamo e scegliamo i vestiti da indossare ed è ovvio che se oggi vai a fare volontariato in un canile non indosserai gli stessi abiti che ti servono per una cerimonia importante. Ovvio, no? Ovvio.
Ed è anche ovvio che a questa cerimonia importante non ti vestirai come tua nonna. Dai facciamoci un’altra risata, immaginatevi con i vostri amici tutti vestiti come i vostri nonni. Ok qualche accessorio potrebbe essere carino ma insomma alcuni outfit sono proprio cringe! Eh sì, perché i vestiti che indossiamo sono espressione di noi, rappresentano una parte di noi, non servono solo a proteggersi dal freddo o a rispettare le regole sociali. Per esempio, in chiesa non si entra a spalle scoperte, ok, ma coprire le spalle indossando una t-shirt, una camicia, una felpa, una giacca o una stola è scelta tua e ti rappresenta.
Per le parole è la stessa cosa: sicuramente non utilizzi vocaboli desueti e vetusti (se non sai che vuol dire prendi un dizionario o chiedi al tuo assistente vocale), userai parole che ti rappresentano, che sono parte della tua vita.
Poi è chiaro, nessuno di noi parla in un solo modo perché contesti diversi richiedono parole diverse: prova a dire la stessa cosa utilizzando le stesse identiche parole al cuginetto di quattro anni, al professore, alla zia o agli amici… non funziona!
Mutatis mutandis ci sei sempre tu dentro alle parole che usi. E per la cronaca mutatis mutandis non significa “cambiarsi le mutande” ma, in questo caso, vuol dire che se usi parole diverse in contesti diversi la sostanza non cambia: sono espressione di quel che sei.
Vabbè, è vero che ci si può vestire e parlare in un certo modo anche per adeguarsi al gruppo e per non dover essere il tipo diverso o la ragazza strana. Non c’è nulla di male in questo purché tu non ti nasconda completamente dietro una maschera. Purché tu riesca a mostrare anche solo una piccola parte di te. In certi contesti non è facile o non si ha voglia di esprimere tutto ciò che si è, però possiamo trovare il modo di esprimere comunque una parte di noi.
Ah, così, per essere sicuri di esserci capiti… Anche i messaggini sono fatti di parole, anche il mondo on line è pieno di parole… Indovina un po’! Tutto questo ragionamento vale sia per le parole dette a voce che per le parole che viaggiano on line.
PS: Vi svelo un segreto: gli emoticon funzionano esattamente come le parole.
Se sei un adulto che ha a che fare con gruppi di adolescenti potresti trovare utile questa dinamica.
Contenuto social? Ma che ci vuole?
[scarica la scheda per l’attività in PDF]
Obiettivo
Rendere consapevoli che i contenuti on line sono collegati a persone reali: chi li realizza; chi viene rappresentato; chi li visualizza. Quindi evitare il distacco e la spersonalizzazione.
Come procedere
- Disporre su un tavolo, o a terra in centro alla sala, diverse immagini tratte da vecchie riviste.
- Lanciare la situazione (vedi più sotto possibili idee).
- Lasciare qualche minuto ai ragazzi per scegliere una o due immagini.
- Far spiegare a ciascuno la propria scelta.
- Breve riepilogo di ciò che è stato maggiormente scelto e di ciò che non è stato considerato.
- Immaginare di mettersi all’opera per realizzare il contenuto: fare una veloce progettazione verbale di cosa si vuole realizzare di preciso e di come procedere per ottenere il risultato desiderato.
- Rimettere in gioco le immagini e lanciare una seconda situazione.
- Ripetere per quante situazioni si desidera.
- Mettere via tutto e passare alla rielaborazione.
Possibili situazioni da proporre
- Voglio realizzare un video divertente con protagonista un cane: cosa mi serve? [un cane, una telecamera, una situazione divertente, un programma per elaborare i video, connessione internet, energia elettrica, computer/tablet/cellulare…]
- Voglio pubblicare una photogallery di paesaggi [foto di paesaggi, se le foto le faccio io macchina fotografica; se uso foto altrui i credits; connessione internet, energia elettrica, computer/tablet/cellulare…]
- Partita a un videogioco
- Videolezione
- Selfie
- ASMR
- …
NB: L’immagine scelta ha valore per il significato che gli dà chi la sceglie, quindi per esempio per il concetto “energia elettrica” potrei usare una batteria, una centrale nucleare, un fulmine o una persona che corre (perché è piena di energia)… Quel che conta è il concetto, l’immagine scelta serve a dare movimento all’attività e ad attivare l’immaginazione.
Spunti che si possono far uscire in rielaborazione
- Ci sono cose a cui nessuno ha pensato? E cose invece che paiono evidenti a tutti? Perché?
- Riflettere sul tempo impiegato per la realizzazione di un contenuto anche apparentemente molto breve per dare valore a ciò che vediamo.
- Le persone sono tenute in considerazione, rispettate e non ridicolizzate?
- Chiedere il permesso di utilizzo e segnalare i credits degli autori di materiale che utilizziamo ma che non abbiamo realizzato noi è una forma di rispetto nei confronti del lavoro altrui.
- Le persone che fotografiamo e filmiamo ci hanno dato il loro consenso?
- Le persone vengono rappresentate in modo denigratorio, ridicolo, irrispettoso? La dignità della persona viene rispettata?
- Il messaggio può essere offensivo per qualcuno?
- L’analisi di un contenuto social mostra che tipo di persona lo ha realizzato. Cosa voglio mostrare di me quando produco dei contenuti?
Per i più piccoli
In rete bisogna essere gentili. Dietro le foto ci sono persone come noi. Se dici cose cattive saranno tristi o penseranno che sei cattivo.
Come ha fatto ad arrivare in rete?
[scarica l’attività con soluzioni in PDF]
Cosa serve per mettere on line…
…il video divertente di un cagnolino?
…la partita di un gamer?
…una videolezione?
…delle belle foto?
Cerchia di colori diversi quel che serve.
Questo materiale accompagna il numero 509 – dicembre 2023
3°
Le parole danno forma al pensiero
Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
Prima di parlare bisogna pensarci: puoi contare fino a dieci! così riesci a trovare proprio le parole giuste per dire quello che vuoi.
Per i più grandi
Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
Teniamo i vetri puliti
Dentro di noi c’è un mondo che possiamo esprimere a parole. Aprire la bocca e mettersi a parlare è come aprire una finestra sul nostro cervello e permettere agli altri di capire il nostro pensiero. Beh, forse più che aprire la finestra è un po’ come tirare le tende e lasciar guardar dentro dai vetri. Chiaramente se i vetri sono belli puliti si vede dentro per bene ma se i vetri sono sporchi, rovinati o coperti da una patina opaca non è detto che si veda chiaramente.
Insomma, non basta tirare le tende per lasciar guardar dentro, bisogna prendersi cura dei vetri. Non basta aprir la bocca o scriver giù due parole per farsi capire, bisogna prendersi cura delle parole che usiamo.
E cosa vuol dire prendersi cura delle parole? Forse lo sapete meglio di me, ma per chi avesse bisogno di qualche suggerimento ecco quel che penso io. Prendersi cura delle parole vuol dire conoscere davvero il significato delle parole che usiamo; scegliere le parole giuste per esprimere un certo concetto; assicurarsi che non ci siano fraintendimenti; prendersi il tempo di formulare un pensiero coerente.
Poi chiaramente bisogna tenere conto di chi riceve le nostre parole: i nostri interlocutori vanno rispettati nella loro intelligenza e sensibilità. Chi ci ascolta ha diritto ad essere trattato con gentilezza; ad avere un’opinione diversa dalla nostra.
E poi c’è un altro aspetto da tenere in considerazione: avete presente quando si prova a guardare oltre un vetro ma fuori c’è troppa luce e il riflesso ci impedisce completamente la vista? Ecco, la stessa cosa succede quando comunichiamo. È chiaro che se esprimo il mio pensiero in un contesto poco adatto posso impegnarmi fin che voglio ma alcune situazioni proprio non si prestano alla comunicazione. Se sono ad un concerto o allo stadio, nel mezzo della folla urlante sicuro non mi metto a fare una telefonata per parlare di un argomento delicato, no?
Insomma, le parole non sono come coriandoli da gettare al vento e senza preoccuparsi di dove cascano. Le parole sono semi preziosi che per fiorire hanno bisogno di molta attenzione, di un luogo adatto e di cura.
Se sei un adulto che ha a che fare con gruppi di adolescenti potresti trovare utile questa dinamica.
Ma che storia è questa?
[scarica la scheda per l’attività in pdf]
Obiettivo
Riflettere sull’importanza di una comunicazione completa e chiara.
Materiale necessario
- Carta e penna per ciascun gruppo
- Elementi per inventare una storia (preparare dei cartoncini con diversi personaggi, ambienti e situazioni; in alternativa si possono utilizzare le carte di Dixit oppure i dadi StoryCubes)
Procedimento
- Dividere i presenti in almeno due gruppi e posizionarli in modo che non si influenzino fra loro. [NB: è preferibile che i gruppi siano formati da poche persone]
- Estrarre il primo elemento. A partire da quello ciascun gruppo inizia la propria storia. Dare qualche minuto per scrivere.
- Estrarre il secondo elemento. Ciascun gruppo continua la storia inserendovi il secondo elemento. Dare qualche minuto per scrivere.
- Proseguire con quanti elementi si vuole.
- Lasciare del tempo finale per sistemare la storia in modo che abbia un senso logico e non sia solo un’accozzaglia di eventi scollegati.
- Ascoltare a turno la storia di ciascun gruppo. Può venir letta o raccontata.
Il risultato auspicato è che i gruppi, pur avendo lavorato con gli stessi elementi, abbiano prodotto storie diverse.
Rilettura
In una prima fase guidare il confronto sull’analisi delle storie portando alla luce il positivo e il negativo:
- incongruenze nella storia;
- idee originali;
- similarità e divergenze fra le diverse storie…
Proseguire con dei ragionamenti che portino fuori dal gioco. Questi sono alcuni degli aspetti su cui si può stimolare il ragionamento.
- Quando si comunica non si possono fornire solo alcuni elementi dando per scontato il resto altrimenti chi ci ascolta completa le informazioni mancanti secondo le proprie idee.
- Le storie, e quindi le idee, degli altri vanno rispettate e valorizzate. Possono essere un’occasione di incontrare altri punti di vista.
- Il tempo finale per rendere la propria storia coerente è un parallelismo col tempo che serve a tutti noi per formare un pensiero chiaro prima di esprimerlo.
Per i più piccoli
Prima di parlare bisogna pensarci: puoi contare fino a dieci! così riesci a trovare proprio le parole giuste per dire quello che vuoi.
Messaggio in codice
[scarica l’attività pdf con soluzione]
Scopri qual è la prima cosa da fare per dire ciò che pensi in modo chiaro e semplice.
Partendo dallo schema in fondo alla pagina incrocia i simboli a lato con i numeri in alto e scopri a quale lettera corrisponde ogni casella.
Questo materiale accompagna il numero 510 – gennaio 2024
4°
Prima di parlare bisogna ascoltare
Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
Nessuno ha ragione tutte le volte. Imparare ad ascoltare è molto bello, perché si capiscono i pensieri degli altri e si diventa amici.
Per i più grandi
Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
Mordiamoci la lingua
Sono una mamma e ho perso il conto di quante volte ho detto ai miei figli: “ascoltami prima!”. E paradossalmente ogni volta sento nella testa la voce di mia mamma che quando ero piccola mi diceva la stessa identica frase.
Insomma, la storia si ripete perché, sì, alla fine una cosa l’ho imparata: ascoltare è importante. Però ascoltare è difficile, serve impegno. Vuol dire aspettare e sappiamo tutti che a volte aspettare è una noia. E anche da mamma mi ritrovo a mordermi la lingua per stare zitta ed ascoltare davvero i miei figli.
Mentre qualcuno parla è facile distrarsi e pensare ai fatti nostri, a cosa dire dopo, a cosa ne potrebbero pensare gli altri di quella conversazione… Però se non si pone attenzione all’ascolto non possiamo pensare di fare una vera conversazione. Certo, parliamo, parliamo a turno ma non conversiamo. Possiamo dire che conversare significa trovarsi insieme e ciò implica capire il pensiero dell’altro. Attenzione, non significa avere lo stesso pensiero e le stesse idee ma capirsi vicendevolmente.
Ascoltare è così importante e così difficile che esistono esperti vari che scrivono libri, realizzano corsi e conferenze. E internet è pieno di suggerimenti di tutti i tipi. Per esempio, si parla anche di ascoltare profondamente, che non significa avere sempre la risposta giusta ma accogliere emozioni difficili senza soffocarle con i nostri giudizi, suggerimenti, interpretazioni.
Ora, se vogliamo diventare ascoltatori esperti allora sì, è meglio imparare qualche tecnica precisa. Se invece ci basta essere “ascoltatori semplici” non è poi così difficile. Basta ricordarsi perché vogliamo ascoltare la persona che ci parla; vale a dire che dobbiamo ricordarci che ci interessa quello che ci viene detto e quindi non serve dedicare energia a pensare a cosa vogliamo dire noi. Basta tenere la mente ferma su quello che ci viene detto. Ok, tutto molto bello, ma poi quando l’altro finisce di parlare io che faccio? Qualcosa dovrò pur dire. Sì, in effetti sì, ma se hai dedicato impegno ad ascoltare davvero allora avrai capito bene la domanda a cui rispondere. E soprattutto avrai capito se c’è una domanda o no. A volte si può semplicemente dire “Grazie di aver condiviso con me questa cosa” “ma dai, non lo sapevo”. Frasi per portare avanti un dialogo senza per forza parlare di noi o dare consigli o giudizi ce ne sono un sacco. Se vuoi puoi passare una serata a immaginarti varie conversazioni e trovare frasi buone, frasi gentili, frasi che ti possono aiutare ad ascoltare meglio. Poi puoi usarle in una conversazione vera, l’importante è che siano sincere e non frasi di circostanza o dette tanto per dire.
E in fondo anche se a volte sbagliamo, possiamo stare tranquilli perché ascoltare è il lavoro di tutta una vita, non si finisce mai di imparare a farlo, possiamo solo impegnarci costantemente.
Se sei un adulto che ha a che fare con gruppi di adolescenti potresti trovare utile questa dinamica.
Parole di carta
[scarica la scheda per l’attività in pdf]
Obiettivo
Sperimentare strategie di comunicazione che favoriscano l’ascolto attraverso un gioco di carte a coppie (con possibilità di personalizzazione) e rilettura finale.
Materiale necessario
- Penne
- Cartoncini della dimensione delle carte da gioco (24 per ogni coppia di giocatori + 4 per ogni ulteriore turno di gioco facoltativo)
Procedimento
- Dividere i ragazzi in coppie.
- Distribuire a ciascuna coppia una penna e 24 cartoncini.
- Far scrivere sui cartoncini 10 frasi positive e 10 frasi negative, avanzano 4 cartoncini che restano in bianco.
[Vedi più sotto esempi di frasi positive e negative]
Se si preferisce preparare in anticipo le carte, lasciare il tempo ai ragazzi di leggerle. - Tenere 2 carte bianche a testa, mescolare le altre e dividerle in due mazzi.
- Spiegare le regole.
- Obiettivo: finire tutte le carte negative di entrambi i giocatori.
- Il primo giocatore pesca dal mazzo del compagno una carta senza guardarla.
- Se la carta è positiva la tiene nel proprio mazzo, se è negativa prova ad annullarla.
- Per annullare una carta negativa deve usare una delle carte positive del proprio mazzo.
- Il compagno deve accettare la scelta con buonsenso: non può essere una carta positiva a caso ma deve essere realmente adatta a contrastare quella specifica carta negativa.
- Se il giocatore non ha carte positive adatte può creare una nuova carta positiva da quelle bianche a sua disposizione.
- Le due carte che si sono annullate (quella negativa pescata e quella positiva che la contrasta in maniera efficace) vanno scartate mantenendole in ordine: prima la negativa poi la positiva.
- Il primo turno di gioco finisce quando finiscono le carte negative di entrambi i giocatori.
Rilettura
Portare i ragazzi a riflettere sugli aspetti che ostacolano o favoriscono l’ascolto e il dialogo.
Fase 1: condivisione
Ogni coppia condivide col gruppo il proprio scambio: legge la prima carta negativa e la positiva che la ha annullata; poi la seconda e così via. Sottolineare quali sono le carte positive che sono state create.
Opzionale: secondo turno di gioco
Se si vuole a questo punto si può proporre un ulteriore turno di gioco implementando i mazzi con le carte positive inventate nel primo turno. Per bilanciare i mazzi vanno create altrettante carte negative. Per trovare le frasi necessarie dovrebbe bastare un rapido confronto. Consegnare ai giocatori 2 ulteriori carte bianche a testa.
Finito questo secondo turno ripetere la fase 1 della rilettura e, a piacimento, proporre ulteriori turni di gioco.
Fase 2: commento
Ci si confronta per evidenziare le scelte di gioco più efficaci.
Fase 3: la realtà
Si porta il confronto fuori dal gioco e si riflette sulla realtà: su cosa favorisce e ostacola la conversazione. Si può stimolare la riflessione portando esperienze personali.
Frasi
Elenco di frasi da cui prendere spunto per la realizzazione delle carte.
Positive
- Mi assicuro di aver capito bene
- Decido di voler ascoltare
- Ti osservo con attenzione
- Elaboro le informazioni
- Ti lascio parlare, sei tu il protagonista
- Cerco di capire tutto il tuo messaggio
- Ho un atteggiamento di comprensione
- Ho il tempo per ascoltarti
- Mi ricordo quello che dici
- Faccio domande per capire meglio
- Ti rispetto
- Parto dal presupposto che tu hai ragione
- Prendo l’iniziativa per stimolare la conversazione
- Mi concentro
- Cerco di capire anche quello che non dici
- So che il mio punto di vista può essere diverso dal tuo
- Anche se non siamo d’accordo cerco di capirti meglio
- Ti senti a tuo agio a parlarne qui?
- Qui c’è troppa confusione, spostiamoci
- Spengo il telefono
- Aspetta che saluto gli altri così poi posso dedicarti attenzione
- Pongo domande aperte che ti aiutano a ragionare
- Ti chiedo se è uno sfogo o se cerchi un consiglio
Negative
- Ho già capito quindi ti interrompo
- Mi sento offeso e non voglio più parlare
- Ti giudico
- Voglio parlare io
- Reagisco in base al mio stato emotivo
- I miei valori sono più importanti dei tuoi
- Non mi interessa quel che dici
- Cambio argomento
- Sono aggressivo
- Do peso solo alle parole e non mi curo delle tue emozioni
- Interpreto secondo il mio punto di vista
- Ti do un consiglio anche se non lo chiedi
- Utilizzo ciò che dici per parlare di me
- Provo a risolvere il tuo “problema”
- Mentre parli faccio altro
- Provo a cambiare il tuo pensiero
- Tanto ho ragione io
- Non siamo d’accordo, è inutile continuare a parlare
- So che è un argomento delicato ma può ascoltare anche lui, no?
- Mi hai fatto venire in mentre questa cosa devo proprio dirla
- Ti tratto con superiorità
- Il mio consiglio sembra un ordine
- “Non per offendere…” e intanto ti sto offendendo
Per i più piccoli
Nessuno ha ragione tutte le volte. Imparare ad ascoltare è molto bello, perché si capiscono i pensieri degli altri e si diventa amici.
Scale e serpenti
Se parlo con qualcuno prima devo ascoltarlo. Ascoltare è come salire una scala che mi aiuta a capire gli altri. Se invece parlo solo io perdo un’occasione, è pericoloso come incontrare un serpente velenoso per strada.
Gioca con i tuoi amici a scale e serpenti, ti serve solo un dado e dei segnalini. Ad ogni scala salti su una casella più in alto, ad ogni serpente scivoli in giù. Ma se mentre giocate vi ascoltate allora vincete tutti.
Questo materiale accompagna il numero 511 – febbraio 2024
5°
Le parole sono un ponte
Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
Ci sono delle parole che fanno ridere e stare bene, come una coccola o un abbraccio. E abbracciarsi con le parole è bellissimo!
Per i più grandi
Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
Hai mai visto un treno su un ponte tibetano?
I fiumi e le valli separano i popoli, al di qua e al di là di una valle si parlano dialetti diversi. I ponti sono un’invenzione umana potentissima, esprimono l’esigenza di collegare e di restare in contatto con gli altri. Le parole sono la stessa cosa: se usate bene servono per instaurare rapporti fra le persone.
C’è poco altro da dire, non insulto la vostra intelligenza spiegando perché le parole sono ponti.
Però possiamo riflettere assieme su un altro aspetto. Ci sono ponti di tutti i tipi: quelli pedonali, quelli per le auto, quelli ferroviari…
Ogni tipo di ponte è pensato per uno specifico tipo di passaggio, ovviamente nessuno cercherà di far correre un treno su un ponte tibetano, no? È un po’ come per i registri …fermi tutti, non parlo di registri di classe dove segnare le presenze, parlo di registri linguistici. Lo so che lo avete fatto a scuola, ma per chi non se lo ricordasse bene: un registro è un modo di parlare o scrivere; un livello espressivo specifico di una precisa situazione comunicativa.
Insomma, il modo in cui si parla fra amici è diverso dal modo in cui si parla al telegiornale o con i professori. Ovvio, no? Non esiste un modo migliore di un altro, sono tutti validi se usati nel contesto giusto.
Bene, capito che bisogna porre attenzione al registro da usare, potete sbizzarrirvi con lo stile comunicativo che vi piace di più.
Non serve seguire una formula, costruite il vostro modo di comunicare purché sia un ponte non un vento rumoroso che porta parole in giro come foglie in autunno ma che sia solido e vi permetta di dialogare veramente con gli altri.
Se sei un adulto che ha a che fare con gruppi di adolescenti potresti trovare utile questa dinamica.
Qualcosa di nuovo
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Obiettivo
Conoscere meglio i propri compagni e riflettere sulle strategie per approfondire le conoscenze.
Procedimento
- Dividere il gruppo in coppie.
- Dare la consegna: scopri qualcosa che non sapevi dell’altro.
- Passare alla rilettura.
- Concludere con la costruzione del ponte di Leonardo (facoltativo).
Suggerimenti
- Nella formazione delle coppie potete:
- lasciare i ragazzi liberi di scegliere (probabilmente sceglieranno i loro amici e dovranno sforzarsi di scoprire qualcosa di nuovo);
- pilotare gli abbinamenti (mettendo assieme persone che si conoscono e frequentano meno così da stimolare la relazione più profonda).
- Se il gruppo è piccolo si può organizzare nella forma di “speed date”.
- Non dare indicazioni di cosa chiedere o suggerimenti di come fare. Lasciare liberi i ragazzi di trovare la propria strategia. Come risultato vanno bene anche cose superficiali.
Rilettura
Prima fase legata al gioco.
- Quali domande sono state fatte? Non sono importanti le risposte, quelle restano private.
- Quali domande sono state più efficaci e quali più inutili?
- È stato facile o difficile ottenere informazioni?
- Come si sono sentiti sia a fare le domande che a rispondere?
- Hai scoperto qualcosa dell’altro solo dalle sue risposte o no?
- Linguaggio non verbale.
- Le domande che pone mi permettono di conoscere cosa gli interessa.
Seconda fase: collegamento con la realtà.
- Condivisione di esperienze vissute nella realtà in cui si è riusciti o no a conoscere di più un’altra persona.
- Riflettere sul fatto di pensare di conoscere qualcuno ma in realtà c’è sempre qualcosa in più da scoprire.
- Sforzarsi di conoscere permette di sfatare pregiudizi.
Il ponte di Leonardo
Alla fine, per rendere concreto il concetto di ponte, si può proporre di costruire il “ponte di Leonardo”.
On line si trovano svariati tutorial dai più semplici fatti con gli stuzzicadenti ai più complessi realizzati con grandi assi in grado di sostenere il peso di una persona.
Per i più piccoli
Ci sono delle parole che fanno ridere e stare bene, come una coccola o un abbraccio. E abbracciarsi con le parole è bellissimo!
Le parole sono ponti
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Occhio a dove metti i piedi: raggiungi il tuo amico camminando sui sassi sicuri.
Questo materiale accompagna il numero 512 – marzo 2024
6°
Le parole hanno conseguenze
So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
Le parole cattive graffiano e fanno male. Se tu fai male a qualcuno con le parole, poi non è più tuo amico. Tante parole belle, tanti amici!
Per i più grandi
So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
Sul filo del rasoio
A volte capita. Si parla, scappa una parola offensiva e si parte al contrattacco. E da lì non si capisce più nulla. Non è più importante l’argomento iniziale siamo finiti in una guerra di parole lanciate come coltelli con lo scopo di ferire. Vi è mai capitato? Di finire in una discussione così o di osservarne una? Alla fine se ne esce feriti, tristi, arrabbiati. E rimediare diventa complicato. Complicato ma non impossibile. Ci vogliono altre parole, parole che perdonano, che comprendono, che avvicinano, che curano.
Prevenire è meglio che curare. Sì, lo so, è un detto trito e ritrito ma ha del vero. Porre attenzione alle parole che usiamo, all’intenzione che ci mettiamo dentro, all’effetto che potrebbero avere sugli altri non è uno sforzo inutile. Richiede molto impegno, soprattutto se ci troviamo in un contesto in cui le emozioni prendono il sopravvento, per esempio quando si toccano argomenti che per noi sono delicati.
Ormai l’abbiamo capito: le parole sono potenti e vanno maneggiate con consapevolezza.
È importante stare attenti a non parlare contro ma verso. Mai contro una persona con lo scopo di vincere come pistoleri nel far west. Bisogna parlare verso gli altri con lo scopo di avvicinarsi e di capirsi.
Se sei un adulto che ha a che fare con gruppi di adolescenti potresti trovare utile questa dinamica.
Armatevi e parlate
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Obiettivo
Riflettere sugli effetti delle parole sia in negativo che in positivo.
Materiale necessario
- Guanti usa e getta
- Carta velina o foglio sottile facile da strappare
- Scotch di carta alto
- Pennarelli che possano scrivere sui guanti, sulle veline e sullo scotch
Procedimento
- Dividere i ragazzi in coppie o gruppetti e dare la consegna: “Scrivete sul guanto una parola che ferisce e sulla velina ciò che nell’altra persona viene ferito”.
- Esempio: sul guanto scrivere “sei stupido” sulla velina “autostima”.
- Lasciare che scrivano uno o più abbinamenti, l’importante è che ciascun abbinamento abbia la propria velina e il proprio guanto.
- Possono essere abbinamenti molto concreti o più teorici.
- Presentare gli abbinamenti a tutti.
- Far mettere tutti i ragazzi in cerchio.
- A turno ciascuna coppia si posiziona al centro.
- Un ragazzo indossa il guanto, l’altro tiene la velina tesa.
- Chi tiene la velina dice a voce alta cosa c’è scritto (per esempio: autostima).
- L’altro dice a voce alta cosa c’è scritto sul guanto (per esempio: sei stupido) e con il pugno guantato spacca la velina. Non è necessario che la velina si spezzi in due ma è necessario che ci sia uno strappo.
- Aggiustare le veline con i “cerotti”.
- Tutti assieme pensare a parole o frasi che possano curare le ferite inferte (per esempio: ti stimo), scriverle sullo scotch e con quello aggiustare la velina. Un
solo “cerotto” potrebbe non essere sufficiente.
- Tutti assieme pensare a parole o frasi che possano curare le ferite inferte (per esempio: ti stimo), scriverle sullo scotch e con quello aggiustare la velina. Un
Rilettura
Fase 1: il gioco
- Condividere l’impatto emotivo di veder spaccare le veline e di aggiustarle.
- Qualcuno potrebbe restarne impressionato; altri potrebbero rimanere sull’aspetto più ludico/goliardico. L’importante è non sminuire nessuno: le emozioni di tutti hanno pari valore.
- Ragionare sugli abbinamenti.
- Quali erano più realistici?
- Quelli i meno efficaci? Come si possono migliorare?
- Ne emergono altri? Possono suggerirli i ragazzi o i conduttori della dinamica.
Volendo si possono realizzare e mettere in scena le nuove idee.
- Ragionare sui “cerotti”.
- È stato facile o difficile trovare le parole giuste?
- Quanti cerotti servono per aggiustare una velina?
- Quanto tempo si è impiegato per realizzarli? Fare un confronto con la velocità con cui la velina si è spaccata.
- C’è differenza di tenuta fra i “cerotti” applicati velocemente e quelli applicati con maggior cura?
Fase 2: cosa ci dice della realtà
- Ci sono esperienze personali di queste situazioni? Può essere difficile esporsi e parlare di sé su questi aspetti ma si può stimolare a parlare di situazioni di cui si è stati testimoni.
Se qualcuno ha il coraggio di esporsi va tutelato dai potenziali commenti dei compagni. - Immaginandosi nella realtà.
- Come posso frenarmi prima di ferire un altro?
- Come posso offrire aiuto a chi è ferito?
- Riflettere sul tempo necessario per ferire: a volte basta un colpo a volte è la ripetizione.
- Riflettere sul tempo necessario per la cura.
- Il tempo che impiega una persona a guarire da queste ferite è più lungo di quello necessario a produrre la ferita.
- Il tempo che dedica una persona a sostenere la cura difficilmente ottiene risultati immediati.
- Le ferite, anche se aggiustate, lasciano una cicatrice.
- Chi è già stato ferito risulta più fragile a quel tipo di attacco finché la ferita non è ben rimarginata.
Per i più piccoli
Le parole cattive graffiano e fanno male. Se tu fai male a qualcuno con le parole, poi non è più tuo amico. Tante parole belle, tanti amici!
Le parole hanno conseguenze
Quando ti sbucci un ginocchio, o ti fai un graffio su un braccio cosa fai? Vai da un adulto che ti cura e ti mette un cerotto. Sai che anche le parole cattive graffiano e fanno male? Allora cosa possiamo fare? Dobbiamo trovare delle “parole cerotto”, come per esempio ti voglio bene, scusa, ecc. che aiutino a guarire.
Scrivi sui cerotti qui sotto le parole che secondo te possono curare i graffi e le ferite e regalali a chi pensi ne abbia bisogno.
Questo materiale accompagna il numero 513 – aprile 2024
7°
Condividere è una responsabilità
Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
La rete è come un bosco: meglio farsi accompagnare da un grande. E non dire mai a chi non conosci il tuo nome, quanti anni hai, dove abiti.
Per capire meglio l’importanza delle fonti si può leggere il fumetto “Sul serio?” pubblicato su Internazionale Kids n. 49 ottobre 2023 p. 42-45.
Per i più grandi
Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
Passa parola …o forse no
I pettegolezzi sono una brutta bestia. Quando si inizia a far girare notizie senza avere la certezza dei fatti si imbocca una strada complicata.
La calunnia è un venticello che alla fin trabocca e scoppia. Forse non la conoscete ma questa è una famosa aria del Barbiere di Siviglia, un’opera lirica di inizio ‘800 che con questo brano racconta benissimo le fake news. In questo caso don Bartolo suggerisce di mettere in giro notizie false sul giovane Almaviva. Non vi sto a raccontare tutta la storia perché rischio di perdere il filo del discorso… mi piace un sacco Il barbiere di Siviglia! Comunque, dietro c’è tutto un intrigo di amori e di interessi fra i personaggi stile soap opera.
Tornando alle fake news, vi svelo un segreto: non sono un’invenzione di oggi. C’è sempre stato qualcuno che ha creato false notizie per guadagnarci qualcosa e c’è sempre stato qualcuno che le ha fatte girare in modo più o meno consapevole. Non è una novità in sé, quel che è cambiato è il contesto mediatico in cui viviamo. Un contesto in cui le notizie viaggiano alla velocità della luce e in cui le distorsioni e falsificazioni sono all’ordine del giorno. Anche i più pratici di internet a volte faticano a distinguere le notizie vere d quelle false, quelle tendenziose da quelle imparziali.
Ora, già mettere in giro falsità è una cosa a dir poco spiacevole figuriamoci essere un ingranaggio della macchina. Figuriamoci esserlo senza rendercene conto. Orrore!
Beh, la buona notizia è che una soluzione c’è e si chiama spirito critico. Significa prendersi il tempo di capire se le notizie che incrociamo sono vere o no. Sbrogliare la matassa non è sempre possibile. Nel dubbio la blocchiamo ed evitiamo che faccia altri giri e grovigli. Evitiamo che si formino altre trappole in cui qualche sprovveduto potrebbe inciampare.
Ma non è sufficiente assicurarsi che ciò che condividiamo sia attendibile, è importante fare un passo in più e pensare all’effetto di quella condivisione. Potrebbe ferire qualcuno? Le persone coinvolte sono rispettate? Chi riceve il mio messaggio è sensibile a certi argomenti? La mia condivisione fa del bene?
Ci hai mai pensato prima di condividere?
Se sei un adulto che ha a che fare con gruppi di adolescenti potresti trovare utile questa dinamica.
Mimo senza fili
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Premessa
Uno strumento esemplificativo della distorsione delle notizie durante la catena comunicativa è il gioco del telefono senza fili. Per renderlo un po’ più dinamico è possibile proporlo in versione mimata. Si possono trovare anche degli esempi in video on line.
Obiettivo
Riflettere sulla trasmissione delle informazioni.
Procedimento
- Far posizionare i partecipanti in fila indiana: hanno divieto di voltarsi indietro per vedere cosa succede e di commentare. Chi viene toccato sulla spalla si volta verso chi sta dietro.
- Una persona che dirige il gioco prende il ruolo di primo comunicatore, si posiziona in fondo alla fila, tocca la spalla a chi ha davanti e, quando questo si è voltato, mima in assoluto silenzio un’azione (per esempio salire in moto oppure preparare il caffè).
- Finita la scena chi si era voltato ad osservare torna in posizione, tocca la spalla di chi ha davanti e ripropone, mimandola, la scena che ha appena osservato.
- Procedere di persona in persona fino a raggiungere il primo della fila.
- Il primo della fila osserva la scena mimata dall’ultimo comunicatore e a voce prova a descrivere l’azione vista senza l’aiuto degli altri.
- Il primo comunicatore mostra a tutti la scena originale e tutti cercano di descriverla a voce.
- Alla fine il primo comunicatore svela a voce alta la scena che aveva proposto.
Suggerimenti
- Meglio ripetere il procedimento con più azioni mescolando quelle più semplici (tipo: salutare con la mano) a quelle più complesse (tipo: salpare per l’America con il transatlantico).
- L’effetto è più evidente in presenza di molti partecipanti.
- In caso di un gruppo ridotto si può inserire a metà fila un complice che volontariamente deforma il messaggio.
Rilettura
Fase 1: il gioco
- Condividere le reazioni a caldo, sono tutte valide purché non offensive.
- Ragionare sulla dinamica di trasmissione dell’informazione.
- Quanto si è distorta la notizia? (quelle più semplici poco, quelle più complesse di più)
- Perché si è distorta? (catena lunga; persona distratta/approssimativa; persona che ha interpretato anziché restare fedele a quanto visto; persona che ha volutamente modificato)
- Chi capisce meglio il messaggio? (chi è più vicino alla fonte)
- Chi capisce meglio la dinamica di trasmissione? (chi è indietro e quindi vede cosa fanno gli altri dopo di lui)
Fase 2: cosa ci dice della realtà
- Portare esperienze personali di informazioni distorte o imprecise (pettegolezzi, social…)
- Riflettere sulla qualità dell’informazione:
- è pulita o tendenziosa?
- è di prima mano o ha fatto molti passaggi?
- è superficiale/parziale o approfondita/completa?
- Riflettere sul ruolo del singolo nel dare o passare informazioni.
- Confrontarsi per creare una serie di buone pratiche (controllo la fonte, rispetto la notizia originale, rispetto le persone coinvolte, nel dubbio non condivido, se interpreto o aggiungo del mio lo dichiaro…)
Per i più piccoli
La rete è come un bosco: meglio farsi accompagnare da un grande. E non dire mai a chi non conosci il tuo nome, quanti anni hai, dove abiti.
Attenti al lupo
Internet, è un po’ come la foresta che deve attraversare Cappuccetto Rosso per andare dalla nonna, con tanti alberi e fiori profumati, ma nasconde anche alcuni lupi dai quali dobbiamo stare molto lontani.
Come nella storia di Cappuccetto Rosso, prima di navigare in internet è meglio ascoltare le raccomandazioni degli adulti, o, meglio ancora, entrare in rete solo con la presenza di un adulto.
Colora l’immagine qui sotto.
Questo materiale accompagna il numero 514 – maggio 2024
8°
Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare
Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
Qualche volta non si va d’accordo: è normale. Ma non è normale dire parole cattive a un amico se lui non la pensa come te.
Per i più grandi
Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
Giocare contro
Gli uomini in casa mia sono grandi tifosi di calcio, le donne no, non sembrano molto attratte da questo sport. Anni fa, davanti ad una partita il mio piccolino ha chiesto: “Papà, chi sono i nemici?” intendeva chi sono gli avversari, contro chi sta giocando la nostra squadra preferita. A me per un attimo si è gelato il sangue: pensare agli avversari sportivi come a dei nemici apre tutto un mondo di significati che non mi piacciono. Chiaro, lui era piccolo e non comprendeva la diversità di significato nelle due parole. Ma io sì. Un nemico, per natura del termine va annientato.
Finché un’altra persona o un gruppo di persone sono etichettate come il nemico non è possibile nessuna conciliazione, nessun accordo, nessuna via di mezzo. Fra nemici è facilissimo perdere l’umanità. L’unica via d’uscita è tornare al centro del nostro essere tutti umani e trasformarci da nemici ad altro.
Il contrario di nemici è amici ma non siamo ingenui, non si può passare dall’uno all’altro molto facilmente. E a dirla tutta non è neanche necessario. Quel che è necessario è iniziare un processo che ci porti a separare le persone dalle idee. Le persone non sono le idee che manifestano ma le persone hanno delle idee. Tutti noi abbiamo opinioni su qualcosa, dalla politica allo sport, alle regole, alla giustizia… grandi e piccole idee su grandi e piccole questioni. Chiaramente ci sono altissime probabilità di incontrare qualcuno dalle idee diverse dalle nostre. Ma ci sono anche buone probabilità che chi ha opinioni diverse dalle nostre in fondo abbia qualcosa in comune con noi.
E torniamo al concetto di umanità. Siamo tutti persone e in quanto tali andiamo rispettati, possiamo esprimere disaccordo ma mai perdere di vista il rispetto. Per farlo basta concentrarsi su fatti e opinioni e non andare dare giudizi sulle persone.
A dirla tutta a volte riuscire ad ascoltare le opinioni altrui ci può arricchire, ci hai mai pesato?
Se sei un adulto che ha a che fare con gruppi di adolescenti potresti trovare utile questa dinamica.
Gara di dibattito
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Obiettivo
Stimolare discussioni basate sulle idee mantenendo il rispetto delle persone anche quando le posizioni paiono inconciliabili.
Questa dinamica crea una discussione su una tematica polarizzante fra chi è a favore e chi è contro, con l’obiettivo di portare più persone possibile dalla propria parte.
Procedimento
- Dividere i ragazzi in due gruppi della stessa grandezza in maniera casuale.
- Presentare l’argomento (vedi esempi più sotto) ed assegnare arbitrariamente ad un gruppo il pro e all’altro il contro.
- Spiegare i passaggi successivi: preparazione, presentazione, domande, posizionamento, chi vince.
- Preparazione. 10-15 minuti
- Ciascun gruppo individua gli argomenti a sostegno della propria tesi.
Anche se qualcuno ha opinioni più affini al gruppo opposto sforzarsi di entrare nella parte di chi sostiene questa tesi. Non è il momento di portare opinioni personali ma di trovare argomenti a sostegno della tesi assegnata. - Ciascun gruppo individua un oratore che avrà il compito di parlare per il gruppo.
- Ciascun gruppo individua gli argomenti a sostegno della propria tesi.
- Presentazione. 5-10 minuti
- I due oratori si posizionano in piedi davanti all’assemblea. L’assemblea è divisa con i due gruppi seduti davanti al proprio oratore.
- Ciascun oratore presenta gli argomenti a favore della propria tesi.
- Domande. 10-15 minuti
- Tutti possono fare domande o commentare gli argomenti esposti, dovrebbero rispondere gli oratori ma se qualcun altro decide di intervenire lasciarlo parlare. Se si scaldano gli animi lasciare che si alzino i toni (sempre senza esagerare).
- In questa fase si possono portare opinioni personali anche contrarie alla tesi del gruppo di appartenenza.
- Posizionamento. 5 minuti
- Si ferma il dibattito e si invitano i partecipanti a posizionarsi fisicamente sul lato di chi li ha convinti maggiormente.
In questa fase possono parlare e provare a convincersi anche in maniera confusionaria.
Anche l’oratore può cambiare posizione.
- Si ferma il dibattito e si invitano i partecipanti a posizionarsi fisicamente sul lato di chi li ha convinti maggiormente.
- Secondo giro di domande.
- Riprendere il dibattito con le domande e i commenti.
- Secondo giro di posizionamento.
- Dare il tempo di posizionarsi.
- Volendo procedere con un terzo giro di domande e posizionamento.
- Vince chi riesce a convincere più persone, quindi il gruppo che alla fine risulta più numeroso.
Volendo ripetere il tutto con altri argomenti mantenendo gli stessi gruppi di partenza o rimescolando tutte le persone.
Argomenti
È importante scegliere un argomento che divida in maniera abbastanza netta le opinioni in pro e contro. È preferibile scegliere un argomento vicino alla sensibilità dei ragazzi a cui si propone la dinamica.
Suggerimenti:
- Possiamo fare qualcosa per il cambiamento climatico?
- Un fatto di attualità.
- Cellulari in classe.
- Uomo e natura: reintroduzione di orso e lupo in territori montani.
- Vale la pena spendere per vestiti di marca.
Rilettura
Spunti che si possono far emergere.
Fase 1: il gioco
- Come mi sono sentito. Condividere le reazioni a caldo, sono tutte valide purché non offensive.
- È stato facile o difficile?
- Qualcuno si è trovato a partire da una posizione che non condivideva?
- Cosa è successo. Evidenziare alcuni momenti salienti.
- Qualcuno ha fatto il doppio gioco?
- Qualcuno si è posizionato più per amicizia che per affinità di pensiero?
- Qualcuno si è posizionato nel gruppo più numeroso per sentirsi vincente?
- Qualcuno è rimasto fedele al gruppo iniziale per principio preso anche se non era più molto convinto?
- Si è rimasti sugli argomenti o si è andati nel personale?
- Ci sono state offese?
Fase 2: cosa ci dice della realtà
- Esempi di dibattiti vissuti o osservati.
- Cos’è un dibattito? Opinione personale su un tema non opinione su una persona.
- Quali regole per fare un buon dibattito.
- Perché esistono cattivi dibattiti.
- Non abitudine al dibattito.
- Interesse e quindi intenzione manipolatoria.
- Come contribuire a mantenere un dibattito sul giusto piano o come togliersi da un cattivo dibattito.
Per i più piccoli
Qualche volta non si va d’accordo: è normale. Ma non è normale dire parole cattive a un amico se lui non la pensa come te.
Occhio all’incastro
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Le idee si possono discutere, ma le persone si devono rispettare. Qualche volta può succedere di non andare d’accordo: è normale. Ma non è normale dire parole cattive ad un amico, se lui non la pensa come te.
Inserisci le parole che trovi in fondo, al posto giusto, per completare lo schema.
4 lettere: Idee
5 lettere: Amico
6 lettere: Parole, Capire
7 lettere: Persone, Gridare, Ascolto
8 lettere: Litigare, Rispetto
9 lettere: Sorridere, Discutere, Offendere
10 lettere: Pernacchie, Attenzione, Picchiarsi
12 lettere: Interrompere
Questo materiale accompagna il numero 515 – giugno 2024
9°
Gli insulti non sono argomenti
Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
Offendere non è divertente. Gli altri diventano tristi e arrabbiati. Adesso sei grande e sai parlare: non hai più bisogno di urlare.
Per i più piccoli
Offendere non è divertente. Gli altri diventano tristi e arrabbiati. Adesso sei grande e sai parlare: non hai più bisogno di urlare.
Non gridare
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Risolvi il rebus e scopri il segreto per un buon dialogo con i tuoi amici.
REBUS: (3-6,3-7)
Questo materiale accompagna il numero 516 – luglio 2024
10°
Anche il silenzio comunica
Quando la scelta migliore è tacere, taccio.
Qualche volta è bello stare zitti. Quando non sai cosa dire, non dire niente! Troverai il momento giusto per dire la cosa giusta.
Per i più piccoli
Qualche volta è bello stare zitti. Quando non sai cosa dire, non dire niente! Troverai il momento giusto per dire la cosa giusta.
Silenzio
Qualche volta è bello stare zitti. Quando non sai cosa dire, non dire niente!
Troverai il momento giusto per dire la cosa giusta.
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