Giornata contro la tratta: il monito delle Canossiane nella Messa con vescovo Lauro

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Giustizia e pace

“Contro la tratta di ogni essere umano”, come impegno di giustizia, di compassione e solidarietà: anche a Trento ieri si è celebrata la Giornata mondiale di preghiera, istituita nel 2015 da papa Francesco nel giorno dedicato a Santa Giuseppina Bakhita,  la religiosa sudanese che ha vissuto il dramma della schiavitù.  Davanti al suo ritratto, nella chiesa delle Canossiane a Trento la consorella suor Daniela Rizzardi ha introdotto la celebrazione – presente anche l’arcivescovo Lauro Tisi – riprendendo  l’appello dell’Anno Santo a “ridare la libertà a coloro che sono vittime dell’oppressione” e stare dalla parte dei più vulnerabili:  “Quest’anno dobbiamo riconoscere il forte legame fra il fenomeno della tratta, le migrazioni forzate e i cambiamenti climatici”.

Questo monito è stato condiviso anche dai rappresentanti degli altri istituti religiosi trentini che insieme ai laici del Centro Astalli e della Caritas diocesana hanno dato vita nel 2016 a “Chiesa che accoglie”,  l’accoglienza di migranti nei loro conventi rispondendo all’invito di papa Francesco: “Un’esperienza di Chiesa – è stato detto alla presenza dei responsabili di Gesuiti, Dehoniani, Francescani, Cappuccini, Comboniani, Serve di Maria e Canossiane appunto – che vuol dare una possibile risposta a centinaia di persone che si trovano a vivere in difficoltà anche nella nostra provincia”. Mons. Lauro Tisi ha espresso il suo ringraziamento per la continuità di questa testimonianza comune di religiosi e religiose: “Si tratta di un segno concreto e importante che va controcorrente rispetto alla situazione dei migranti che dal 2016 è tremendamente peggiorata – ha rilevato l’Arcivescovo –  al punto da arrivare, nella totale indifferenza, ad ascoltare parole inaudite –  come “deportazioni di migranti” o “Gaza trasformata in zona rivierasca” – che sono  aberranti e rispetto alle quali dobbiamo indignarci. I prossimi anni saranno ancora più impegnativi e dobbiamo alzare la voce”.

Nell’omelia, prendendo spunto da una canzone di Niccolò Fabi, segnalatagli il giorno prima dai volontari nella Visita pastorale a Mezzocorona, mons. Tisi ha stigmatizzato l’atteggiamento di chi guarda “all’altro con spavento” – spesso ì il cado del migrante visto con timore –   proponendo invece lo sguardo di Bakhita che “vede nell’altro  il fratello, il primo destinatario del suo amore”.

Indicando nel vangelo della “pesca miracolosa” il falegname di Nazareth “che si permette di dare consiglio a dei pescatori”, mons. Tisi ha invitato a considerare la “non ovvietà del cristianesimo”, che è in grado di trasformare e rinnovare le relazioni e che “trova forza nel perdono e  vede nel servizio il vero potere”.

Animata dai canti gioiosi del coro di Gardolo, la Messa nella chiesa delle Canossiane, ha vissuto un momento significativo alla processione offertoriale: quattro religiose di origine africana hanno danzato al ritmo dei tamburi lasciando echeggiare una spiritualità gioiosa che mons. Lauro ha sottolineato: “Non dobbiamo dimenticare l’Africa e questa sua ricca tradizione musicale e religiosa”, ha concluso.