Per la prima volta, mercoledì 1 gennaio, la celebrazione diocesana della Giornata mondiale della pace, 58° edizione, si è svolta a Rovereto con una grande partecipazione popolare (oltre 500 persone hanno camminato in silenzio per le vie della città), al punto che l’arcivescovo Lauro Tisi, a conclusione della Messa nella chiesa della Sacra Famiglia, ha auspicato che anche in futuro il tradizionale incontro di Capodanno possa ritornare nella “Città della pace“, anche per la sua vivace realtà di associazionismo.
Oltre che dal Gruppo diocesano “Giustizia e pace” l’incontro alla Sala Filarmonica gremita (con 100 persone all’esterno) è stato promosso infatti anche dal Centro Ecologia Pace e Diritti di Rovereto, dall’associazione Tam Tam per Korogocho e dalle Acli, mentre la Fondazione Campana dei Caduti era coinvolta per il centenario di Maria Dolens, a Rovereto dal 1925.
Toccanti la testimonianza di Alessandra Morelli, “donna di pace”, per trent’anni funzionaria Onu in Paesi in guerra, che ha raccontato la sua opera di mediazione in stile francescano, la forza del dialogo e della mediazione, insistendo soprattutto sul valore dell’accoglienza, come strumento base per favorire “un’economia della cura” che è poi “l’arte per restare umani“. Ha lanciato a proposito la proposta di un’Agenzia nazionale delle migrazioni che possa stimolare e supportare le amministrazioni in una gestione non emergenziale o securitaria dell’arrivo di migranti.
Anche la sindaca di Rovereto Giulia Robol ha evidenziato che l’accoglienza è la cartina di tornasole di un Paese democratico e la solidarietà deve diventare un programma politico. In chiave giuridica il secondo contributo affidato al docente di diritto internazionale prof. Marco Pertile che ha parlato di “fallimento delle relazioni internazionali quando si difende soltanto l’interesse nazionale” e ha ritrovato nel messaggio di papa Francesco per la Giornata le ragioni strutturali di questa situazione. Serve quindi un’assunzione di responsabilità individuale, ribadita poi con forza anche da mons. Lauro Tisi: “La pace comincia da ognuno di noi, l’accoglienza deve essere un impegno personale e politico insieme. Purtroppo viviamo un tempo in cui è stato sdoganato l’odio e ogni giorno si alza un inno alla prepotenza sull’altro, che invece è nostro fratello e nostra ricchezza. Questo primo gennaio deve essere l’inizio di un cammino che costruisca un tavolo di impegno per scrivere un’agenda sui valori della mediazione, del dialogo, della tolleranza“.
Durante l’incontro il direttore di Vita Trentina ha anche ricordato la scomparsa lo scorso anno di don Vittorio Cristelli, “costruttore di pace” e di Alberto Robol, promotore come Reggente della Campana dei Caduti di molte iniziative di promozione della pace.
Dopo il cammino silenzioso da corso Rosmini fino alla chiesa della Sacra Famiglia c’è stata la forte testimonianza di padre Alex Zanotelli, ora “missionario” a Napoli sul mandato avuto dagli africani di Korogocho a “tornare a convertire la tribù dei bianchi“. Ha ribadito la richiesta di papa Francesco a rimettere il debito dei Paesi poveri e un impegno anche alla disobbedienza civile rispetto a scelte che favoriscono gli armamenti. Ha chiesto anche alla Fondazione Campana dei Caduti un ulteriore impegno per l’educazione alla pace.
Molta partecipata la Messa conclusiva durante la quale mons. Tisi, nella solennità della Madre di Dio, ha ringraziato le numerose realtà roveretana che hanno collaborato alla Giornata. (fonte: VitaTrentina.it)