Gesù conosceva bene il contesto in cui viveva: manipolazione delle menti, ingiustizia, dominazione, rigetto del diverso, dello straniero, pregiudizi di ogni tipo, miseria, ecc. ecc.
Mi chiedo spesso come faceva a mantenere fedeltà al suo impegno per la costruzione del Regno, di un mondo di fraternità: cosa ardeva nel suo cuore e nella sua mente che non permettesse che la frustrazione e lo scoraggiamento avessero il sopravvento?
Gesù sapeva che l’amore, la fraternità, la verità, la libertà dei figli di Dio sono indistruttibili. Per me è l’Uomo della speranza, che vede oltre e non ha paura di andare oltre.
Speranza è saper aspettare, non passivamente ma attivamente affiché avvenga quanto desideriamo e crediamo. Il contadino semina, sa aspettare ma accudisce, prepara.
Come cristiani, seguaci di un Risorto, dobbiamo essere sempre “in uscita”, in cammino per seguire i passi di Colui che è sempre più avanti, oltre il limite. Lui sempre ci precede e ci aspetta.
Un Natale di speranza attiva e di molta pace.