A Segonzano la Veglia missionaria, con l’invito a raccontare un “Dio della gioia, Dio di tutti e con le mani ‘sproporzionate'”

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.Pastorale Missionaria

La Giornata Missionaria Mondiale, sul tema “Un banchetto per tutte le genti“, ha avuto in Diocesi di Trento una significativa anteprima nella Veglia missionaria celebrata nella chiesa parrocchiale di Segonzano e inserita nel programma della Visita pastorale dell’arcivescovo Lauro.

In primo piano nella Veglia i missionari trentini che operano in particolare in Europa, invitati come testimonial nelle settimane dell’ottobre missionario per l’iniziativa “Il Trentino chiama… Europa” ai quali – così come idealmente a tutti i missionari trentini – l’arcivescovo Lauro ha rinnovato il mandato evangelico.

Dio, festa e incontro

Filo conduttore della veglia la parabola del Regno dei cieli paragonato da Gesù, nel racconto di Matteo, a un banchetto nuziale, al quale gli invitati della prima ora si rifiutano di partecipare. In chiesa, al centro dell’assemblea, una tavola vuota, segno del rifiuto a prender parte al banchetto voluto da Dio.

“Sembra – commenta l’Arcivescovo – una parabola un po’ borderline. In realtà ci dà buone notizie. Anzitutto che Dio è festa e banchetto, è gioia ed ha a che fare con l’incontro. Abbiamo mandato in giro un Dio dal volto triste, che impone divieti, impegni, fatiche e doveri. Dio fa rima con bellezza e con felicità, è un Dio adrenalinico”.

Facendo eco alle ricche testimonianze della focolarina Maria Luce e suor Marina, impegnate rispettivamente nella laica Svezia e nel quartiere napoletano di Scampia, don Lauro ribadisce: “Abbiamo raccontato un Dio doganiere, ma il nostro è il Dio di tutti. Un Dio che esce dal recinto ecclesiale e va dappertutto. Dobbiamo far di tutto perché possiamo incontrarlo, liberandoci dell’idea che sia il Dio di qualcuno”.

Frattanto, la tavola al centro della chiesa di Segonzano gradualmente viene imbandita con una tovaglia e un pane spezzato.

L’abbraccio, il servire: questo è Regno di Dio

“L’abito nuziale della parabola, dentro un racconto drammatico come lo scenario della vita, racconta – a detta di monsignor Tisi – che l’unico ingrediente che ti serve per vivere è avere desiderio di abbracciare e voler bene. Siamo chiamati a vivere in uscita. L’incontro, l’abbraccio, il servire: questo è Regno di Dio. E’ questione di vita e di morte: la mia salvezza è prendermi cura del volto dell’altro.  I cristiani sono uomini e donne che sanno di essere amati e quando scoprono questo amore gratuito cambiano passo”.

Quel Cristo con le mani sproporzionate…

In conclusione don Lauro racconta un momento del tutto particolare vissuto all’interno della Visita Pastorale (“dove ravviso – sussurra – continue conferme che la Messe è davvero abbondante”). “Ho notato – dice – nella chiesa dei francescani a Mezzolombardo un Cristo con le mani larghe e sproporzionate rispetto al resto del corpo. Mi sono soffermato davanti a quella raffigurazione e ho detto: ecco tu Cristo sei così: ci ami a fondo perduto. Buona strada, cari missionari, buona strada a tutti noi! Raccontiamo che Dio ci vuole felici e siamo amati: a casa ci aspetta Qualcuno con le mani sproporzionate…”.