Il percorso di accompagnamento alla preghiera giornaliera della Quaresima 2021 è proposto on line settimanalmente.
I dettagli si trovano nell’introduzione al sussidio e negli altri strumenti per l’animazione.
Il tema di quest’anno è “Credettero alla Scrittura” (Gv 2,22)
La settimana dal 17 al 21 febbraio ha il sotto tema “Convertitevi e credete”.
- Mercoledì 17 febbraio 2021
- giovedì 18 febbraio 2021
- venerdì 19 febbraio 2021. Preghiera
- sabato 20 febbraio 2021. In famiglia
- domenica 21 febbraio 2021. Commento
Mercoledì 17 febbraio (delle ceneri). Introduzione
Il tempo di Quaresima si caratterizza come un percorso in cui siamo invitati a cambiar vita (convertirci). Si è soliti riferire questa parola alla necessità di cambiare atteggiamenti individuali o anche comunitari per conformarli allo spirito della “buona notizia” di Gesù. A tal fine si usa l’espressione che sintetizza bene questo processo di cambiamento “la conversione del cuore”. Più difficilmente si parla di conversione delle strutture, o meglio si tende a sottolineare che solo un cuore nuovo è capace di costruire strutture di giustizia e di pace. Si stabilisce quindi un prima e un dopo in cui si rischia che, in attesa di cuori nuovi non si arriva mai a toccare il tema delle strutture, relegando spesso il messaggio cristiano ad una dimensione intimistica, incapace di incidere realmente sulla costruzione di una società nuova. Questo è abbastanza evidente in relazione al tema della pace che vorremmo porre al centro di questa prima settimana di Quaresima. Quando pensiamo alla pace in ambito ecclesiale, siamo subito portati a pensare alla necessità di vivere tra di noi relazioni di amicizia e di fraternità, mentre rischiamo di considerare come alieno al messaggio di Gesù, un impegno concreto ad esempio per una campagna che promuove la riduzione degli armamenti, la conversione delle fabbriche che producono armi… possibile invece considerare, superando la discussione tra un prima e un dopo, che l’impegno per la pace a tutto tondo può favorire quel cambiamento del cuore che tutti auspichiamo? Che la pace non si può ridurre ai perimetri delle relazioni personali e familiari, ma deve toccare le relazioni internazionali, le strutture sociali che creano ingiustizia, guerra, discriminazione? Cambiare il cuore significa agire con modalità nuove nell’affrontare i conflitti con le persone ma anche cambiare le strutture che perpetuano morte e ingiustizia, senza delegare come comunità cristiana questa parte alla sola buona volontà di chi ci governa.
Mercoledì 17 febbraio (delle ceneri). Vedere la vita
Noi siamo abituati a vivere nella pace o quantomeno in un contesto non esplicitamente di guerra, ma i nostri nonni o bisnonni hanno sentito il fischio delle bombe e la morsa della fame. Se noi oggi facciamo lo sforzo di guardare un po’ oltre i nostri piccoli problemi quotidiani, vediamo campi profughi affollati da persone in fuga da situazioni di conflitto, vediamo immagini di bambini che imbracciano fucili. 196 sono gli Stati generalmente riconosciuti sovrani a livello internazionale, di questi 69 sono coinvolti in guerre ufficialmente riconosciute.
Esistono, però, anche altre forme di assenza di pace: terrorismo, guerre fra bande, cartelli della droga, traffico di esseri umani… Non si tratta di forme “classiche” di guerra ma sono tutte caratterizzate da un contesto di violenza molto forte. Se proviamo ad immaginare una qualsiasi di queste situazioni inevitabilmente l’immagine di armi da fuoco appare nella nostra mente. 845 sono i gruppi terroristici, separatisti, anarchici, milizie o guerriglieri coinvolti in conflitti secondo il sito guerrenelmondo.it.
Per esempio l’Uganda si trova da decenni in una condizione di instabilità e di violenza. Si può dire che da tre generazioni la popolazione non ha vissuto in un contesto di pace. Mons. Giuseppe Filippi, vescovo missionario comboniano di origini trentine, ha avviato un progetto volto a creare costruttori di pace capaci di far conoscere la pace ad una popolazione che non l’ha mai vissuta e che quindi la considera solo un concetto lontano alla propria realtà. Così come un bambino impara a parlare perché vive in mezzo a persone che parlano, una persona impara a mettere in atto azioni di pace o di violenza in base a quello che ha vissuto e conosciuto. L’esigenza di realizzare un tale progetto è la cifra di quanto la pace sia un elemento fragile che si costruisce e si mantiene solo con l’impegno.
Giovedì 18 febbraio. Riflettere con la Parola
Il Regno di Dio è il cuore della buona notizia di Gesù: “il regno di Dio è vicino”. Ma come governa Dio? Dio non governa emanando leggi che i suoi sudditi devono osservare, ma Dio governa comunicando il suo spirito, la sua stessa capacità d’amore, l’accoglienza di questo amore. Il regno di Dio nel Vangelo è una società alternativa, dove anziché accumulare per sé si condivide per gli altri, dove anziché comandare ci si mette al servizio. “È vicino”, perché non è arrivato? Per arrivare non scende dall’alto, c’è bisogno di un cambiamento, di una collaborazione da parte degli uomini. Ecco perché dice “convertitevi” e l’evangelista usa il verbo che non indica una conversione religiosa o un ritorno a Dio. Con Gesù non c’è da ritornare a Dio, perché Dio è qui, ma c’è da accoglierlo e con lui e come lui andare verso gli altri. Allora adopera il verbo che indica un cambiamento di mentalità, che incide profondamente nel comportamento, quindi cambiate vita, convertitevi e credete nella buona notizia. Ecco questa è la prospettiva della speranza cristiana: credere che si può realizzare una società alternativa, crederlo fino in fondo perché questa è la buona notizia e la buona notizia è la risposta di Dio al desiderio di pienezza di vita che ogni persona si porta dentro.
Oggi viviamo in un mondo nel quale purtroppo si preferisce tagliare progressivamente i fondi destinati alla salute delle persone, per aumentare senza freno le spese per la produzione ed il commercio delle armi, armi che solo per questo uccidono. Armi che troppo spesso vengono vendute, anche dal nostro Paese disattendendo la legge 185 che ne regola la produzione ed il commercio, a paesi in zone di conflitto, a regimi autoritari, a governi noti per le gravi e reiterate violazioni dei diritti umani. Un’attenzione particolare poi va data alle armi nucleari. Papa Francesco nel discorso al Corpo Diplomatico del 7 gennaio 2019 affermava: Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana, che deve invece ispirarsi ad un’etica di solidarietà.
Giovedì 18 febbraio. Agire in concreto
Da alcuni anni, in occasione della Quaresima, la campagna Banche armate, lanciata dalle riviste di area cattolica Missione Oggi, Nigrizia e Mosaico di Pace, rilancia un appello:
Chiediamo alle diocesi, alle parrocchie, alle comunità religiose e ai singoli credenti di accogliere il nostro invito a verificare se la banca di cui si servono ha emanato direttive sufficienti per un’effettiva limitazione delle operazioni di finanziamento e d’appoggio alle esportazioni di armi.
Di rimando Pax Christi International ha di recente scritto a tutti i Vescovi italiani perché a loro volta si impegnino affinché nelle nostre comunità si riaccenda l’attenzione al tema delle spese militari e al ruolo delle banche nel commercio delle armi.
La promozione della pace è un “bene comune” che non può essere delegato ai governi o alle rappresentanze politiche, ma richiede l’attiva partecipazione di tutti.
Bisogna concretamente promuovere quell’amore sociale che papa Francesco descrive nell’Enciclica Fratelli tutti: A partire dall’«amore sociale» è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti. L’amore sociale è una «forza capace di suscitare nuove vie per affrontare i problemi del mondo d’oggi e per rinnovare profondamente dall’interno strutture, organizzazioni sociali, ordinamenti giuridici (Fratelli tutti 183, 172-174).
Per questa Quaresima potrebbe essere un impegno concreto attivarsi per verificare che le nostre banche siano “disarmate”. Possiamo farlo come singoli, famiglie, parrocchie, diocesi. Dobbiamo e vogliamo farlo da credenti che camminano uniti, accanto ai poveri, e con la loro vita seminano Pace.
Venerdì 19 febbraio. Preghiera
Padre, noi siamo tuoi figli, nella varietà delle nazioni e delle razze, delle religioni e delle culture. Tutti da te riceviamo vita ed esistenza. Abbatti, Signore, le barriere della nostra indifferenza.
Fa’ che scompaiano odi e lotte, fa’ che una pace perenne riempia la terra e che in ogni luogo l’umanità possa godere i frutti di pace. Così la fraternità tra gli uomini dimostrerà la loro comune appartenenza a te, Padre di tutti. (…)
Ascolta la preghiera che sale dal tumulto e dalla disperazione di un mondo in cui tu sei dimenticato, dove l’uomo uccide l’uomo suo fratello, dove è scomparso il diritto e la pietà. Benedici gli sforzi di quanti si propongono di aiutare ogni razza e ogni popolo a camminare in amicizia, lungo la strada della giustizia, della libertà, della pace.(…)
O Padre, in Gesù, principe della pace, tu hai inaugurato il tuo Regno. Rendici operatori di pace, perché possiamo essere chiamati tuoi figli. Abbatti i nostri egoistici silenzi, rompi la barriera dell’indifferenza e del disimpegno.(…)
Suscita in mezzo a noi uomini e donne fame e sete della tua giustizia, perché il tuo Regno venga presto. (…)
Donaci la forza che hai donato ai tuoi amici perché, confessando il tuo nome santo, riconosciamo la tua immagine viva impressa sul volto di ogni fratello.
Don Tonino Bello
Sabato 20 febbraio. In famiglia
La Quaresima dovrebbe essere soprattutto un tempo per riflettere. Riflettere sulla nostra vita, sulla nostra società, sulle enormi contraddizioni ed ingiustizie che la caratterizzano. Riflettere sulle responsabilità da dividere fra tutti per superare un mondo che oggi è basato su di “un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo” (Fratelli tutti 22,18).
Gioco: Labirinto
Trova la strada per raggiungere gli occhiali “magici” che ti faranno vedere il mondo con gli occhi dell’amore. (soluzioni)
Impegno: Visione del film “La fattoria dei nostri sogni”
La storia vera di John e Molly Chester, fuggiti dalla città per realizzare il sogno di una vita: costruire una fattoria seguendo i criteri della coltivazione biologica. Ma non tutto fila liscio. Riusciranno a mantenere vivo il loro “dream project”?
Un’occasione per riflettere sulla possibilità di cambiare la nostra vita anche se non radicalmente come hanno fatto i protagonisti del film.
Preghiera
Signore aiutaci ad avere uno sguardo diverso, a guardare con occhi nuovi, a lasciarci affascinare dal messaggio di speranza che ogni giorno ci porti.
Domenica 21 febbraio. Commento
Siamo tutti implicati nella conversione. Tutta la creazione è sottoposta alla legge della conversione. Il cambiamento implica plasticità, adattamento al nuovo decentramento. La natura non è rigida e cambia in continuazione, si evolve, si trasforma. Il mondo e le anime si trasformano e convergono verso l’Uno (Universo). L’unità finale diventa il Cristo totale, il “Punto Omega” come lo chiama p. Teihard de Chardin.
Le prime parole di Gesù sulla scena del mondo nel Vangelo di Marco sono proprio riferite alla conversione: “Il regno di Dio è arrivato, convertitevi alla Buona Notizia”. Il Regno è Lui in persona e Lui è la Buona Notizia. La conversione consiste nell’immergere il nostro sguardo nel Suo sguardo, che ci rimanda nello Spirito al Cuore di Dio. La conversione prima di essere un discorso morale è una prospettiva che ci immerge nell’amore del Padre. La conversione è un cammino verso l’Amore, verso il disegno che il Padre ha nei confronti dell’Umanità.
Vivere nel Cristo ci porta ad essere figli nel Figlio, fratelli tra di noi. La conversione ci rende capaci di riconoscerci per quello che siamo: figli e fratelli.
In missione è questa la prospettiva nella quale si sforzano di entrare i catecumeni, i neofiti e le comunità cristiane. In una situazione di “prima evangelizzazione”, come quella che ho vissuto nella mia missione, lo sforzo della conversione consiste prima di tutto nel cambiare la visione di Dio. Da un Dio lontano ed indifferente agli uomini, si passa alla comprensione di un Dio papà, un Dio amante, possibile di sofferenza nel Figlio. Esperienza inedita che ci spinge all’amore fraterno.