Care amiche, cari amici,
poco dopo l’inizio dell’emergenza nella quale ancora ci troviamo e che – siamo sinceri – ci accompagnerà ancora per un bel po’, quando ci siamo trovati nella necessità di chiudere anche le chiese e di conseguenza di sospendere le celebrazioni pubbliche, quando insomma stava diventando sempre più chiaro che non solo la Quaresima, ed era già tanto, ma anche la Pasqua sarebbe stata vissuta a porte chiuse, qualcuno ha avanzato la proposta di rinviare le celebrazioni pasquali di qualche settimana. Proposta sensata, perché di fatto non sappiamo giorno e mese esatto della Pasqua di Cristo, e ogni celebrazione dell’Eucaristia, soprattutto la domenica, è memoria della Pasqua. Fatto sta che chi doveva decidere – e non è mai facile farlo – ha stabilito che la Pasqua restasse al suo posto anche nel calendario di quest’anno difficile.
Ma mi ha fatto pensare. Sì, perché la nostra storia è spesso immersa in una Quaresima senza fine; pensate a chi fa i conti quotidianamente con il fallimento, con un amore non corrisposto e tradotto in violenza, pensate a chi non vede futuro per se stesso e per i propri figli, pensate a chi fa presto a fare i conti, perché gli mancano i fondi anche per un pezzo di pane o per un po’ di dignità. E quest’anno, ad arricchire la Quaresima, ci si è messa pure un’emergenza grande, che ci fa sentire tutti piccoli piccoli, fragili, inermi per tanti aspetti. Una Quaresima lunga, fatta di sconforto, di ansia, di preoccupazione, di paura e anche di morte.
Bene: sapere che il 12 aprile è comunque Pasqua, mi aiuta a respirare, ad alzare lo sguardo, a guardare un po’ più in là dello stretto orizzonte in cui ci tengono le nostre paure e le nostre domande. Cristo è risorto, e questo resta vero anche in un periodo così duro come forse mai ci saremmo aspettati. Cristo è risorto, anche se le chiese hanno le porte chiuse ancora per un po’ di tempo. Cristo è risorto anche se non ce lo possiamo ricordare con un abbraccio o una stretta di mano. Cristo è risorto, semplicemente perché ha vinto la morte. E la morte non è solo quella biologica: è anche quella che così spesso ci portiamo dentro il cuore o che ci troviamo addosso, come un vestito che forse non vorremmo mai indossare.
Cristo è risorto: e alla fine, ciò che conta è tutto qui.
Buona Pasqua, di cuore!
don Cristiano Bettega