Un ponte di mani alla Festa dei popoli. Tisi: “Costruiamolo anche nella quotidianità”. Un pensiero all’Amazzonia

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Anche la ventesima edizione della Festa dei Popoli, organizzata dall’Arcidiocesi quest’anno non in primavera ma lo scorso settimana in coincidenza con la Giornata mondiale del rifugiato, ha registrato una partecipazione numerosa e anche ricca di contenuti spirituali e culturali. A partire dai “World cafè” fra giovani  promossi sabato mattina nel giardino vescovile da ACCRI, all’animazione del pomeriggio con le sigle dell’associazionismo familiare e un torneo di calcio vinto da una squadra giovanile formata da ragazzi di cinque Paesi diversi.  Gli stand etnici in piazza Fiera hanno accolto la sfilata dei popoli e poi le loro musiche si sono alternate sul palco anche se il momento culminante è stato quando il delegato vescovile don Cristiano Bettega ha chiesto qualche minuto di silenzio per una preghiera personale. A dare voce all’impegno a costruire ponti è stata una signora macedone residente a Tione che ha invitato tutti a darsi la mano: “Questo è il ponte primordiale, il ponte fraterno che dobbiamo insegnare ai grandi del mondo”.

Anche l’arcivescovo Lauro Tisi, che davanti alla autorità cittadine e provinciali aveva rilanciato l’esigenza evangelica dell’accoglienza e il valore della convivialità nella differenza, ha sottolineato  il “ponte di mani”,  incoraggiando tutti ad aiutare gli altri non a distruggere ma a costruire nella quotidianità ponti di rispetto e di fraternità. Ha segnalato poi la presenza di alcuni missionari dell’Amazzonia, ricordando il Sinodo che si apre a Roma e  il valore simbolico del “polmone del mondo”.

Foto: Le autorità sul palco (foto Ufficio Stampa Pat)