La rappresentazione grafica in sanscrito della sillaba sacra Oṁ, oppure Aum, rimane simbolicamente la raffigurazione del suono più vicino all’Assoluto, che l’induismo manifesta nella Trimurti – Brahma, Shiva, Visnu – Principio divino Creatore, Conservatore e Dissolutore.
Shiva, tra le più venerate delle manifestazioni divine, in virtù dei suoi molteplici aspetti, buoni e ostili a un tempo, assume forme ed epiteti diversi: l’immagine femminile che spesso l’accompagna assume anch’essa diverse sembianze e viene via via identificata con Uma, Parvati, Durga, Kali.
Una delle rappresentazioni più note è Ganesh, figlio di Shiva e Parvati, raffigurato con una testa di elefante provvista di una sola zanna, un ventre pronunciato e quattro braccia: è immagine d’equilibrio tra forza e dolcezza, potere e bellezza.
Corretto modo di agire, corretta morale e rito, volgono a ciò che determina una persona: la famiglia, la società, Dio, in un’eternità d’esistenze terrene regolate dalla legge del karma, il sostanziale principio vitale.
Sono ritenuti scritti sacri i quattro testi Veda; popolarissima è la Bhagavad-Gita, testo sacro per eccellenza.
Il rosario, japa mala, protetto da possibili contaminazioni, facilita la preghiera, incoraggia la pratica del canto dei Santi Nomi, favorisce l’incontro con l’Assoluto.
Pūjā è il termine che genericamente indica l’atto di adorazione che può esprimersi in riti, cerimonie, offerte simboliche e omaggi, al termine del quale si ricevono le polveri sacre per la fronte mentre le mani, unite, esprimono la consapevolezza dell’unità.