Il mihrāb, la nicchia, o abside, posta al centro d’ogni moschea, indica la qibla, il punto d’orientamento per la preghiera, la , in direzione della Ka’ba, situata a La Mecca, primo grande santuario dell’unicità di Dio, Allāh.
Caratteristica di questi luoghi è l’assoluta assenza di immagini; possono esser presenti invece molte decorazioni simboliche tracciate con artistiche calligrafie denominate arabeschi: è il caso dei Novantanove Bei Nomi di Dio, tessuti sull’arazzo egiziano.
Nella moschea trova posto il pulpito, anche di pochi gradini, chiamato minbar, da cui l’imām pronuncia la khutbah, un’allocuzione, dopo aver declamato le sūre del Corano, sempre introdotte dall’invocazione «bismillâh ir-rahmân ir-rahîm» Nel nome di Allāh, il Compassionevole, il Misericordioso
A terra, i tappeti – sajjāda o musallah – sono garanzia di purificazione per il momento della preghiera e simbolo di separazione dal mondo. Nel cortile trovano sempre posto i lavabi per le abluzioni; vi si può anche trovare il minareto dal quale il muezzin, con l’adhān, invita i fedeli ai cinque momenti di preghiera quotidiana.
Oggetti tradizionali sono il rosario, chiamato tasbīh o masbāh, di 33 grani, usato per la recitazione dei Novantanove Nomi, la bussola per l’orientamento di ogni atto di preghiera, piccoli astucci contenenti la sūra aprente.
In parte, un’iscrizione tradizionale con il Nome Santo, Allāh, e l’intarsio con l’aforisma La conoscenza è luce. In alto un arazzo egiziano: O Dio, fammi entrare e uscire con la verità tratto dalla Sura XVII, 80.