Presentazione dati 2008 dei CedAS e Servizi segno FCS
I Centri di Ascolto e Solidarietà (CedAS) di Trento e Rovereto
Quest’anno è possibile fornire un dato più completo ed attendibile riguardo le persone che si rivolgono ai CedAS per più anni consecutivi. Nel Rapporto 2008 di prossima pubblicazione si è infatti scelto di offrire un confronto tra i dati di 3 anni (2006-2007-2008) per disporre di un maggiore spettro di osservazione e provare a capire alcuni fenomeni visti in questo periodo.
Ad esempio il 59% delle persone che si sono rivolte al Centro di Ascolto di Trento nel 2008 (su un totale di 1613 persone) non era conosciuto precedentemente. Rispettivamente il 19% e il 16% sono le persone già conosciute da due o tre anni. Infine si rileva il fenomeno ‘dei poveri di ritorno’ ossia di coloro che si sono presentati nel 2006 e poi nel 2008 pari al 6%. Anche Rovereto conferma la tendenza di Trento: infatti su complessive 881 persone incontrate nel 2008 il 61% sono ‘nuove’, ossia nei tre anni precedenti non si sono mai rivolte al CedAS, il 18% è stato seguito negli ultimi due anni e il 15% da 3 anni. Le persone invece che ritornano ad un anno di distanza (2006 e 2008) sono il 6%.Questi dati sembrano confermare la lettura fatta l’anno scorso: i Centri di Ascolto incontrano persone per lo più di passaggio, ma allo stesso tempo rilevanti sono coloro in carico da almeno due o più anni consecutivi (in media il 34%), sintomo che queste persone tendono a rimanere in una situazione di difficoltà per più tempo.
Scendendo nel dettaglio notiamo che il Centro di Ascolto di Trento registra da ormai 2 anni un costante calo delle persone che vi si rivolgono: infatti dalle 2447 persone ascoltate nel 2006 siamo passati alle 1918 del 2007 per raggiungere le 1613 attuali (- 16% rispetto al 2007).
Un dato apparentemente in controtendenza rispetto alla congiuntura socio economica del momento ma che si può giustificare con nuovi elementi decisamente positivi. Sul calo del numero di persone incontrate ha influito il potenziamento della rete con i Centri di Ascolto decanali/zonali di Lavis, Pergine e Mezzocorona e con le parrocchie della città di Trento, che sono stati maggiormente coinvolti nella presa in carico di persone in difficoltà residenti nel loro territorio. Infine durante il 2008 la Caritas Diocesana si è attivata con nuove opere segno, più promozionali e meno assistenzialistiche, per rispondere soprattutto a due bisogni costanti: la richiesta di sostegno economico e quello di vestiario. Per il primo aspetto è nato lo strumento del Credito Solidale, finalizzato all’erogazione di prestiti a famiglie in difficoltà economica temporanea e straordinaria, che nei primi 9 mesi ha visto l’accesso allo Sportello di Trento di 100 persone. Per il secondo, di prossimo avvio, prenderà forma nel Negozio del Riuso, che offrirà alle persone la possibilità di acquistare abiti usati o nuovi a basso costo.
Rispetto invece a quello che poteva essere un ‘effetto crisi’ ci pare di poter affermare che non si sia manifestato particolarmente nel 2008 ma piuttosto vedremo le sue conseguenze con i dati del 2009, soprattutto nell’ultimo semestre.
Il Centro di Ascolto di Rovereto invece mantiene un trend in costante crescita, con la presenza di 881 persone nel 2008, segnando un incremento del 6% rispetto al 2007.
La percentuale di presenza di immigrati e italiani presso i due Centri di Ascolto è praticamente identica: rispettivamente 74% e il 25% (del restante 1% non è stata rilevata la cittadinanza).
Nel 2008 al CedAS di Trento si sono rivolti 403 italiani ( 454 nel 2007, -11%) e 1181 immigrati
(1464 nel 2007,- 19%). L’analisi del paese di provenienza evidenzia alcuni importanti cambiamenti rispetto all’anno precedente: al primo posto infatti troviamo il Marocco (249 persone vs 208 del 2007), che supera la Romania (166 persone vs le 278 del 2007). Seguono Tunisia, Moldavia, Ucraina e Albania. Se è vero che le nazionalità più numerose sono sempre le stesse (ad eccezione del Brasile che l’anno scorso si collocava al 6 posto e che quest’anno invece è sostituito dall’Albania) balza all’occhio il notevole calo delle persone provenienti dall’Europa dell’Est e l’aumento di quelle provenienti dall’area Maghrebina.
A Rovereto invece si registra un leggero incremento rispetto al 2007 (+ 4%), con la presenza di 656 immigrati incontrati nel 2008. Anche qui si conferma l’aumento delle persone del Maghreb ed un calo delle nazionalità dell’Est Europa (anche se non in maniera così significativa come a Trento). Al primo posto quindi si colloca il Marocco (114 vs 86), seguito da Romania, Ucraina, Algeria, Albania , e infine come new entry, la Tunisia , che sorpassa la Moldavia (37 vs 52).
In merito a questi dati significativi è possibile fare alcune ipotesi:
– la prima è relativa alla presenza e alla richiesta delle assistenti domiciliari (o badanti), donne quasi esclusivamente dell’Est Europa, che fino a 5 anni fa era un fenomeno in straordinaria espansione. L’impressione è che oggi esse siano una presenza generalmente ben integrata (e quindi meno bisognosa di assistenza) e che il ‘mercato’ dell’assistenza domiciliare si sia per certi versi ‘saturato’ e stabilizzato, quindi con meno richieste,
– l’altra ipotesi prende in considerazione naturalmente l’entrata nella UE della Romania (prima nazionalità straniera in Italia e anche ai CedAS di Trento e Rovereto fino al 2007) , evento che ha forse modificato i flussi migratori da quel paese verso l’Italia, aprendo opportunità simili in altri paesi,
– per quanto riguarda invece la consistente presenza di magrebini, essa è forse riconducibile agli accordi istituzionali tra l’Italia e alcuni paesi del Nord Africa, che permettono una circolazione più facile di questi migranti.
Per quanto riguarda le caratteristiche di genere, classi di età e tipologia di nucleo familiare rimangono sostanzialmente confermate le tendenze evidenziate nel rapporto del 2007. A Trento, tra gli stranieri, predominano nettamente gli uomini, pari al 66%, mentre a Rovereto i due generi sono equamente rappresentati. Le donne sono generalmente più numerose rispetto agli uomini nelle nazionalità dell’Est Europa, mentre per l’area maghrebina la tendenza è inversa (più uomini che donne). La maggior parte degli immigrati appartiene ad una fascia di età centrale: praticamente oltre il 94% degli stranieri ha un’età compresa tra i 21 e i 60 anni. Il 34% di loro vive in famiglia, mentre coloro che vivono da soli o che non hanno un nucleo familiare di riferimento rappresentano oltre il 48% del totale. Se incrociamo i dati relativi alla tipologia di nucleo familiare con quelli del genere emergono alcune caratteristiche: la condizione di solitudine è più diffusa tra gli uomini in quanto oltre il 72% di coloro che non hanno riferimenti parentali sono maschi. Tra coloro, invece, che vivono presso altra famiglia la maggior parte è donna (oltre il 58%), dato che può indicare anche la convivenza delle badanti con la persona assistita. La condizione femminile caratterizza generalmente tutte quelle persone che vivono in coppia con il proprio coniuge e in modo più accentuato con presenza di figli insieme a nuclei monogenitoriali con figli (oltre il 60%).
Un’altra analisi interessante, novità di quest’anno, è quella relativa alla condizione professionale incrociata con la tipologia di nucleo familiare. Innanzitutto il dato generale sull’inserimento lavorativo degli stranieri non è confortante (è importante precisare che tale dato a Rovereto non è stato rilevato nel 12% dei casi e a Trento nel 16%): a Rovereto solo il 32% dichiara una fonte di reddito da lavoro (con alta percentuale di precari), mentre a Trento la percentuale è notevolmente più bassa: solo l’11% ha un’occupazione. In termini percentuali oltre la metà (52 % a Trento e 55% a Rovereto) di coloro che possiedono un lavoro hanno una famiglia a carico (nuclei monogenitoriali con figli, seguiti dalle coppie con figli). Si può infine presumere che la percentuale di coloro che hanno un lavoro e che vivono in famiglia aumenti nel momento in cui si suppone che la maggior parte delle donne che figurano come casalinghe abbiano un marito che lavori. La condizione di coloro che invece non hanno alcuna fonte di reddito riguarda in primis quelli che sono ospiti in strutture di accoglienza, seguite dalle persone sole. Infine è interessante notare che le persone che dichiarano di vivere presso altra famiglia hanno un tasso di occupazione lavorativa piuttosto elevato (vicino al 40%), facendo intuire che, con ogni probabilità, si tratta delle assistenti domiciliari dell’est che vivono presso la persona assistita.
Rispetto alle richieste che gli immigrati hanno rivolto ai Centri di Ascolto, a Trento su 5450 richieste complessive (- 6,3% rispetto al 2007) i 1181 immigrati hanno inoltrato 3511 richieste. Quella prevalente si conferma essere il vestiario (1322), seguito dai pacchi viveri (630). La richiesta di vestiario è stata presentatata da 809 persone immigrate per lo più provenienti dal Maghreb (255 persone), dall’Europa dell’Est ( 125 rumene, 34 ucraine, Bulgare 26), seguono poi Albania (29) e Algeria (26). I pacchi viveri sono invece stati richiesti da 129 persone, al primo posto troviamo il Maghreb (30 persone), l’area Balcanica (28 persone), e il Brasile (14 persone). Infine rispetto al 2007 se le richieste di vestiario (1322) e pacchi viveri (630) diminuiscono aumentano in valori assoluti quelle di schede telefoniche (289) e biglietti viaggio (327).
Al CedAS di Rovereto su 1771 richieste complessive (+12% rispetto al 2007), 1299 sono state inoltrate da immigrati: al primo posto troviamo sempre il vestiario (561) seguito dalla richiesta di mobilio e di lavoro, rispettivamente 268 e 163 domande. Analizzando invece il numero di persone immigrate che hanno richiesto un determinato bene emerge che coloro che hanno richiesto vestiario sono 254, seguiti da quanti hanno chiesto mobilio e lavoro rispettivamente 129 e 102 persone, mentre gli stranieri che hanno richiesto aiuto per un pacco viveri sono 37. Se incrociamo i dati della richieste di tipologie di beni con la tipologia di nucleo familiare vediamo che le famiglie con figli richiedono interventi quali vestiario e mobilio; le richieste di lavoro provengono per lo più da persone che vivono presso altra famiglia (badanti). Per tutte le richieste appena citate sono le donne le maggiori richiedenti: 311 femmine a fronte di 221 maschi, in particolare è la donna che fa maggior riferimento al Centro di Ascolto per la ricerca di un lavoro: 95 donne a fronte di soli 7 uomini.
Focalizzando ora l’attenzione sugli italiani, a Trento ne sono stati ascoltati 403 persone (454 nel 2007, -11%), oltre il 72% sono maschi. Riguardo le caratteristiche socio-economiche risultano confermate le tendenze già rilevate negli anni precedenti. Le fasce d’età più rappresentative vanno dai 21 a 70 anni, in particolare le persone che hanno oltre i 61 anni rappresentano il 10% del totale. Nel dettaglio la fascia di età più numerosa è quella compresa tra i 41 e 50 anni (32, 5%).
In generale si tratta nella maggior parte dei casi di persone che non hanno un riferimento familiare vicino e stabile, pari al 58%, mentre coloro che vivono in famiglia rappresentano il 25%. Anche in questo caso incrociando i dati della tipologia di nucleo familiare con il genere notiamo come la condizione di solitudine riguarda in maniera preponderate gli uomini , ma a differenza degli immigrati gli uomini sono presenti significativamente anche tra coloro che vivono in famiglia, ad eccezione dei nuclei familiari monogenitoriali con figli, dove è netta la preponderanza delle donne. Come gli anni scorsi la richiesta più frequente per gli italiani e quella del pacco viveri (557), seguita dal vestiario (395). In generale nonostante il numero di italiani sia diminuito, complessivamente le richieste sono aumentate (1860,+4%).
Al centro di Ascolto di Rovereto i volontari, nel corso del 2008, hanno incontrato 225 italiani, 140 maschi e 85 femmine. Rispetto all’anno precedente si è verificato un incremento dell’utenza italiana (+15%), in particolare delle donne (+31%). Come per gli stranieri, anche gli italiani sono concentrati nelle classi di età centrali (21-60 anni).Tenendo conto che in oltre il 32% dei casi il dato non è a disposizione, a differenza del Centro di Ascolto di Trento, le persone che vivono in nucleo familiare e coloro che vivono da soli sono equamente rappresentati (entrambe circa 32%).La condizione di solitudine interessa più gli uomini, mentre i nuclei monogenitoriali con figli è caretterizzato prevalentemente da donne (66%). È interessante notare (vale anche per Trento), che le persone più occupate risultano i genitori soli con figli a carico: tale dato può indicare, come per gli altri anni, la difficoltà dei nuclei monogenitoriali a sostenere tutte le spese, nonostante la presenza di un lavoro.
Gli italiani hanno inoltrato, nel corso del 2008, 472 domande di aiuto (+26% rispetto al 2007). In questo caso, gli interventi principali hanno riguardato il vestiario (172), accoglienza di parenti con degenti in ospedale (69), il mobilio (38) e le schede telefoniche (27).
Per concludere si riporta il dato, a nostro avviso molto significativo, relativo alle frequenze (ossia il numero di volte) con cui le persone (italiani e stranieri) si rivolgono ai Centri di Ascolto nell’arco di un anno (si precisa che l’analisi delle frequenze è stata effettuta solo per il CedAS di Trento, ma presubilmente la tendenza che ne emerge è ascrivibile anche a Rovereto).
Nel corso del 2008 le persone che si sono presentate solo una volta sono state 808 (50% del totale), quelle che si sono presentate dalle 2 alle 4 volte sono 516 (32%) e 289 (18%) quelle che si sono presentate più di 4 volte.
È interessante notare che mentre il numero degli stranieri diminuisce mano a mano che aumentano le frequenze, il numero degli italiani tende a rimanere quasi invariato: su 403 italiani, 124 si presentano al Centro di Ascolto più di 4 volte, mentre dei 1881 stranieri solo 162 si sono rivolti al CedAS con la medesima frequenza.
Questa tendenza mette in luce come le problematiche degli immigrati siano sostanzialmente diverse da quelle degli italiani. Infatti se per i primi le difficoltà sono legate nella maggior parte delle volte al loro inserimento in Italia (ricerca casa, ricerca lavoro), per cui hanno bisogno di un sostegno nel periodo iniziale del loro arrivo, per gli italiani il percorso può essere definito inverso, in quanto il loro contatto con il CedAS avviene quando hanno già perso il lavoro e/o la casa, quindi sono incanalati in un percorso di ‘esclusione’ sociale, dal quale difficilmente riescono ad uscire (anche a causa dell’età che tendenzialmente è più elevata rispetto a quella degli immigrati) e che per questo necessitano di un accompagnamento più lungo nel tempo da parte del CedAS.
I Centri di Ascolto e Solidarietà di Arco,Lavis, Mori e Pergine
Oltre a Trento e Rovereto, i Centri di Ascolto di Arco, Lavis, Mori e Pergine hanno incontrato oltre 750 persone di cui almeno l’80% sono immigrati. Per i dettagli sulle persone incontrate da ciascuno dei 4 Centri sopracitati si rimanda al Rapporto di prossima pubblicazione in cui saranno evidenziate le peculiarità di ciascun territorio.
I Servizi di Fondazione Comunità Solidale
Nel 2008 si rileva un aumento delle persone accolte(1.622) a cui vanno aggiunte 521 persone incontrate per strada da Unità di Strada. Riguardo alla provenienza l’aumento del numero di persone ha riguardato coloro che provengono dai paesi Extra UE (958 persone, +34%), mentre si rileva un abbassamento di coloro che provengono dai paesi Europei (-25%). Gli italiani sia residenti in Provincia di Trento che in altre provincie italiane sono in leggero aumento (434 persone, quasi +2%). Si possono rilevare i seguenti fenomeni:
– in generale vi è un aumento delle richieste di accesso presso i servizi a bassa soglia, alle quali non sempre si riesce a dare risposta
– aumentano gli italiani in numero assoluto, ma soprattutto aumenta il periodo della loro presa in carico da parte dei servizi
– aumenta la richiesta di accoglienza presso le varie strutture da parte di residenti nella Provincia di Trento, sia italiani che stranieri. Quest’ultimi spesso erano già conosciuti dai servizi, ma vi ritornano in seguito alla perdita del posto di lavoro
– l’aumento delle persone residenti in Provincia comporta che per queste sia necessaria una presa in carico e l’attivazione di una progettualità con i vari servizi territoriali (sociali e specialistici).
Infine un primo confronto tra i mesi di gennaio-settembre 2008 e 2009, evidenziano presso la struttura di pronta accoglienza di Trento l’aumento sia del numero di persone accolte sia del numero di pernottamenti. Aumentano anche il numero di persone provenienti dalla provincia di Trento e dagli Stati Europei. Per Casa Briamasco si può notare come la presa in carico media sia quasi raddoppiata e l’aumento del 38% delle persone residenti in Provincia di Trento. Per la Casa di Accoglienza di Rovereto si registra l’aumento della durata di presa in carico degli ospiti passata da oltre 24 giorni di media a oltre 28, questo soprattutto per coloro che provengono da altri Paesi UE e per i residenti in Provincia di Trento.
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