IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

Da Cristo, attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia dello Spirito Santo, per testimoniare il Vangelo dell’amore di Dio (AL 71).

COMMENTO AL VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni (2, 1-11)

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora».

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OBIETTIVI DELL’INCONTRO

  • Apprezzare il valore dei simboli e della comunicazione simbolica per le esperienze importanti della vita
  • Scoprire cos’è un sacramento
  • Scoprire che il sacramento del matrimonio “…è un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi”
  • Scoprire di essere, in quanto sposi cristiani, sacramento, “segno imperfetto”, dell’amore di Gesù per la Sua sposa, la Chiesa.

 

CONTENUTI PRINCIPALI

I contenuti che permettono di raggiungere gli obiettivi e caratterizzano l’incontro possono essere vari. Qui si presentano un elenco di possibili nuclei e alcuni esempi di sviluppo di questi contenuti:

  • Cos’è un simbolo e quando si usa in particolare
  • Cos’è un Sacramento
  • Sacramento del matrimonio (cfr. AL 72)
  • L’unione degli sposi: simbolo reale dell’alleanza d’amore tra Cristo e la Chiesa (cfr. AL 72-73)
  • Nella famiglia si riflette il mistero della Santa Trinità
  • Caratteristiche del sacramento del matrimonio: indissolubile, fedele, fecondo, via di santità
  • Fede, carità e speranza: virtù nella vita di coppia
  • La missione degli sposi: vivere l’amore di Dio nella vita quotidiana attingendo dal sacramento che ne è la sorgente
  • Momenti e significati del Rito del matrimonio

PROPOSTE E SUGGERIMENTI PRATICI

  • Regalare Amoris laetitia e il messale degli sposi (s. Messa per gli sposi)

 

Strumenti operativi

PER APPROFONDIRE

Cos’è un simbolo e quando si usa in particolare

Il simbolo è un elemento della comunicazione, che esprime contenuti di significato ideale dei quali esso diventa il significante. Tale elemento, sia esso un segno, un gesto, un oggetto o un’altra entità, è in grado di evocare alla mente dell’osservatore un concetto diverso da ciò che il simbolo è fisicamente, grazie a una convenzione prestabilita (es. la croce è il simbolo del Cristianesimo) o a un aspetto che lo caratterizza (es. il leone è il simbolo della forza).

 

Cos’è un Sacramento

Secondo Agostino «un sacramento è un segno sacro». È un segno che rimanda al Santo per eccellenza, a Dio e al suo mondo. Esso ha dunque a che fare con il divino e in quanto segno lo “significa”, lo indica, lo richiama.

Dunque ogni azione religiosa o simbolo sacro è un sacramento? Evidentemente no: noi chiamiamo oggi sacramenti solo quelle azioni sacre che, oltre ad indicare Dio, lo rendono presente mentre agisce in nostro favore (per la nostra salvezza). I sacramenti sono quelle azioni liturgiche della Chiesa per mezzo delle quali il Signore Gesù viene in mezzo al suo popolo mediante il suo Spirito, ci incontra, si fa a noi talmente vicino da avvolgerci letteralmente con la forza e la potenza del suo amore che salva (= grazia).

In questo modo, ancora oggi, come nei giorni della sua vita terrena in Palestina, Gesù ci lava dalle opere di morte (i peccati) e ci dona la sua vita di Figlio di Dio nell’acqua del Battesimo; Gesù ci unge con l’unzione dello Spirito Santo, rendendoci capaci di testimoniare la nostra fede, con l’olio della Confermazione; Gesù alimenta la vita di figli di Dio che già palpita in noi per il Battesimo con il pane e il vino dell’Eucaristia; Gesù realmente ci perdona, rimettendo tutti i nostri peccati, quando li confessiamo, pentiti, nel sacramento della Riconciliazione; Gesù si accosta agli ammalati e a coloro che sono in pericolo di vita per rafforzarli nella salute e nella fede mediante l’Unzione degli infermi; Gesù ci abilita con un particolare dono di grazia per una particolare missione di servizio alla comunità nel sacramento dell’Ordine e in quello del Matrimonio.

Possiamo dunque definire i sacramenti come segni (sensibili, visibili!) efficaci della grazia amorosa di Dio: in quanto segni indicano, in quanto efficaci realizzano ciò che indicano.

 

Sacramento del matrimonio

Dire che il matrimonio è un sacramento è molto di più che riconoscerlo come convenzione sociale o rito o segno di un impegno (AL 72). Papa Francesco preferisce ispirarsi alla categoria del dono, in cui contenuto è Cristo stesso nel suo atto di amare la Chiesa fino a dare la sua vita per lei sul legno della croce. È l’amore di dedizione estrema di Cristo crocifisso che raggiunge gli sposi nella celebrazione del sacramento, salva il loro amore reciproco, lo rende capace di amare secondo la misura della croce, e per ciò stesso lo costituisce come segno che richiama il suo: ecco il sacramento!

 

L’unione degli sposi: simbolo reale dell’alleanza d’amore tra Cristo e la Chiesa

«Il matrimonio cristiano è un segno che non solo indica quanto Cristo ha amato la sua Chiesa nell’Alleanza sigillata sulla Croce, ma rende presente tale amore nella comunione degli sposi» (AL 73). Inoltre, è il sacramento che offre agli sposi la capacità di rispondere a quella che è anche per essi una vera e propria vocazione: «vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa» (AL 72). Dono e vocazione, dono per la vocazione.

Papa Francesco esprime la medesima logica, quando parla di una consacrazione operata dallo Spirito Santo sull’unione degli sposi (AL 74). L’espressione è degna di nota, perché tradizionalmente è usata in riferimento al ministero ordinato e per coloro che vivono secondo la forma evangelica della castità, povertà e obbedienza. E come per ogni consacrazione, anche quella degli sposi è in vista di una missione: di testimoniare l’amore di Dio nella forma loro propria (AL 71).

Un altro passaggio che merita di essere sottolineato è quello in cui il Papa definisce «via di crescita nella vita di grazia» l’unione sessuale degli sposi (AL 74). Per dare ragione di questa affermazione, egli si rifà al tema del “mistero nuziale”, che appartiene alla teologia del corpo di Giovanni Paolo II: l’unione dei corpi degli sposi diventa “sacramento” dell’unione delle loro anime, cioè della totalità delle loro persone. Il dono reciproco dei corpi, nella misura in cui il gesto è fatto nella verità e nella libertà, coinvolge il dono reciproco di tutto se stessi, rendendoli proprio in quel momento così simili a Dio amore, da partecipare della sua grazia e alimentarsi di essa.

 

Nella famiglia si riflette il mistero della Santa Trinità

Carico di valore teologico è anche l’intrigante legame, finalmente riscoperto, che mette in relazione reciproca la famiglia, Chiesa domestica, e la Chiesa, famiglia di famiglie. La ragione teologica di questa coraggiosa definizione sta nel fatto che nella famiglia cristiana si vive la primordiale esperienza ecclesiale, in cui le persone vivono in comunione raccolte anche dalla loro fede in Cristo, ricevuta e trasmessa. Per papa Francesco questo è così vero che, nella famiglia radunata da Cristo, «si riflette per grazia, il mistero della Trinità» (AL 86). A causa di ciò si può affermare che la Chiesa è di fatto costituita non solamente dai singoli battezzati, ma in modo peculiare anche dalle famiglie, in cui la maggior parte di essi vivono; e per questo è arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche. Per cui se è ovvio che «la Chiesa è un bene per la famiglia, [è vero anche che] la famiglia è un bene per la Chiesa» (AL 87).

A questo tema il Papa riallaccia quello ancor più intrigante della famiglia pensata da Dio “ad immagine della Trinità”, per cui in essa si riflette per grazia il mistero stesso della Santa Trinità (AL 86). Il suo essere costituita in Cristo come comunità di amore e di vita, in cui circola la grazia dello Spirito Santo come legame che mette in comunione umana e divina tra di loro gli sposi, i genitori e i figli, la rendono una pregnante «immagine di Dio, che è comunione di persone» (AL 71). Nel capitolo IX di Amoris Laetitia, dedicato alla spiritualità coniugale e familiare, papa Francesco arriverà ad affermare che, se è giusto credere nell’inabitazione di Dio nel cuore del credente, oggi si può parlare dell’inabitazione della Trinità nel tempio dell’amore coniugale (AL 314).

 

Caratteristiche del sacramento del matrimonio: indissolubile, fedele, fecondo, via di santità

Dai suoi incontri ricchi di umanità, bella e ferita, sgorga la parola più forte e chiara che Gesù pronuncia sul matrimonio, nella quale esprime chiaramente la volontà di riportarlo alla sua forma originale, quella che è da sempre nel progetto di Dio: l’unione indissolubile tra l’uomo e la donna. A richiederlo è la presenza del Regno di Dio che lui è venuto ad inaugurare e che domanda una sequela radicale per tutti, anche per gli sposi: cf. Mt 19,3-9; Mc 10,3-9. Il Regno offre però anche possibilità inedite per coloro che vogliono entrarci: la presenza dell’amore misericordioso di Dio, che agisce per mezzo dello Spirito effuso da Gesù sulla sua comunità, risana finalmente la coppia umana dalla sclerocardia e la rende capace di una fedeltà a tutta prova, sulla misura di quella divina. Ecco l’invito a guardare al tema dell’indissolubilità non come ad un altro “giogo” con il quale Dio vuole imprigionare e “castrare” l’amore, ma come a un “dono” fatto alle coppie che vogliono puntare in alto in quanto ad amore (AL 62).

 

Fede, carità e speranza: virtù nella vita di coppia

Con il sacramento del battesimo diventiamo figli di Dio e per grazia e con l’aiuto dello Spirito Santo possiamo conoscere Dio che si è rivelato in Cristo. Certamente il conoscere sarà limitato e imperfetto ma questo accogliere e conoscere Dio attraverso Cristo nella vita di fede personale, nel sacramento del matrimonio si incontra e si intreccia con la storia del coniuge. Gli sposi sono ora chiamati a guardare verso Dio, in maniera sempre più autentica e vera, in modo da poterlo accogliere nella relazione sponsale che li ha resi una cosa sola. Quindi, la fede nel matrimonio perfeziona l’accoglienza dell’uno verso l’altro; la virtù della fede dona la capacità di accogliere sempre di più l’altro, di accettarlo nella diversità, di valorizzarlo, di vederne i lati positivi e di sopportarne quelli negativi. Gli sposi sono accoglienti verso Dio se si accolgono vicendevolmente.

Se la fede è accoglienza, la carità invece è la donazione di se stessi. La carità fa degli sposi una cosa sola. Gli sposi si trasformano in dono l’uno per l’altra. Questo significa amare lo sposo/a come Lui ci ama: donandosi per primo, amando gratuitamente e con gioia. Per donarsi per primi è necessario fare il primo passo. Come dice San Paolo deve essere una gara a chi si ama di più, a chi si perdona di più e per primo. Questa è la carità reciproca. Dio ci ama senza voler nulla in cambio. La virtù della carità non solo ci abilita ad amarci per sempre ma sempre, anche quando l’altro è antipatico e non si rende amabile con il suo atteggiamento o le sue azioni. Dio si dona con gioia. Quindi per gli sposi amarsi con gioia è avere uno sguardo meravigliato e riconoscente capace di cogliere la bellezza della presenza della persona amata.

La speranza è proiettare lo sguardo oltre questa vita, avere un orizzonte eterno ed infinito. La speranza è il dono dello Spirito Santo che ci permette di tenere fisso lo sguardo sulle realtà eterne. Senza la speranza, le botte della vita, i colpi improvvisi, i lutti e le sofferenze ucciderebbero la fede e la carità. La speranza rende la fede tenace, capace di resistere agli urti della vita, perché va oltre questa vita e oltre la morte. La speranza consente di vedere oltre ogni salita e ogni ostacolo. La speranza rende la carità perseverante, perché conosciamo Colui nel quale abbiamo posto fiducia, sappiamo che è più forte della morte. La virtù della speranza apre lo sguardo e permette di non fermarci alla realtà che stiamo vivendo nella nostra storia ma di inserirla in una lettura alla luce della salvezza di Dio.

 

La missione degli sposi: vivere l’amore di Dio nella vita quotidiana
attingendo dal sacramento che ne è la sorgente

Con il n. 48 di GS, il magistero giunge ad un punto molto avanzato, chiaro e sicuro sul significato sacramentale del matrimonio: “Cristo Signore ha effuso l’abbondanza delle sue benedizioni su questo amore dai molteplici aspetti, sgorgato dalla fonte della divina carità e strutturato sul modello della sua unione con la Chiesa. Infatti, come un tempo Dio ha preso l’iniziativa di un’alleanza di amore e fedeltà con il suo popolo così ora il Salvatore degli uomini e sposo della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Inoltre rimane con loro perché, come egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per essa così anche i coniugi possano amarsi l’un l’altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione. L’autentico amore coniugale è assunto nell’amore divino ed è sostenuto e arricchito dalla forza redentiva del Cristo e dall’azione salvifica della Chiesa, perché i coniugi in maniera efficace siano condotti a Dio e siano aiutati e rafforzati nello svolgimento della sublime missione di padre e madre”.

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