Un’occasione per mettermi in gioco nell’aiuto
Da gennaio aiuto un ragazzo di tredici anni di origine straniera a studiare e a fare i compiti. Sono molto entusiasta del lavoro che stiamo svolgendo insieme perché i suoi risultati sono molto migliorati. Ma soprattutto sono molto felice del rapporto che si è creato con lui. Per me è diventato un po’ il mio fratellino minore, il mio amico di risate. Lui parla molto volentieri con me, esprime le sue curiosità riempiendomi di domande, mi chiede consigli e mi ascolta. Con la sua famiglia si è creato un bel rapporto di amicizia.
Anche con l’insegnante di riferimento abbiamo creato un’amicizia: ci sentiamo per gli esercizi, c’è un bel dialogo su come portar avanti gli studi e un confronto su come migliorare le doti del ragazzo.
Per me, avendo la possibilità di mettere a disposizione il mio tempo libero in questo progetto, è stata una grandissima occasione di mettermi in gioco nell’aiuto. All’inizio avevo qualche perplessità su come poter fare con i compiti, su come preparare le cose da fare insieme, invece poi tutto è venuto naturalmente e devo dire che è stato anche il mio ragazzo ad aiutarmi creando un bellissimo rapporto.” (Margherita)
Aiutare chi non vuole farsi aiutare?
L’esperienza di servizio nell’aiuto compiti con due ragazzi che non hanno collaborato, ha fatto nascere in Elisa questa considerazione, che desidera condividere: “Aiutare le persone che non vogliono farsi aiutare pone degli interrogativi: dobbiamo insistere e cercare di cambiare le cose ad ogni costo o accettare il fatto che alcune persone non sono pronte per intraprendere un percorso personale di crescita? Non esiste una risposta giusta ed una sbagliata a questo dilemma, sarà il nostro istinto a guidarci. Non dobbiamo aver paura di gettare la spugna e indirizzare le nostre energie là dove possiamo avere maggior successo.” (Elisa)
In ascolto di preziosi racconti di vita
Il servizio che ho scelto è quello di effettuare delle chiamate a delle persone anziane, che in questo periodo vivono particolarmente la solitudine e la mancanza di relazioni.
Questo servizio mi sta dando tanto. Le persone, che sento al telefono, mi stanno donando alcuni pezzi delle loro storie di vita uniche e irripetibili. È molto bello sentire i loro preziosi racconti. Inoltre, stanno maturando delle relazioni significative basate sull’ascolto reciproco e sulla narrazione di sé. Spero un giorno, quando sarà finita l’emergenza sanitaria in corso, di conoscere in presenza gli anziani ai quali telefono.
Una scuola di generosità, impegno, empatia
Sono Maria, una studentessa di 25 anni prossima alla laurea in Medicina. Circa un mese fa presso il CedAs di Rovereto ho iniziato il servizio a seguito dell’appello del vescovo Lauro; ho visto nell’appello del Vescovo un’opportunità per svolgere qualcosa di diverso da quello che è l’impegno richiesto dall’università. (…) Il servizio svolto presso il CedAs può servire da scuola di generosità, impegno per il prossimo ed empatia, qualità che ritengo necessarie in ogni ambito, professionale e non. A tutto questo non può certo mancare quel sentirsi “utile” di cui, ammettiamolo, ognuno di noi ha bisogno. Ad esempio, in questo mese ho seguito una famiglia che aveva difficoltà a comprendere ma soprattutto a parlare l’italiano, dato che al loro seconda lingua è l’inglese. Avendo una padronanza discreta di tale lingua, ho preso da subito in carico e a cuore le loro richieste e la mia più gande soddisfazione è stata vedere che loro contavano su di me e sul mio aiuto, pur essendo io una “novellina” nell’ambito. Ovviamente per questi due giovani genitori sono state organizzate anche delle lezioni di italiano, perché, come mi hanno insegnato qui, “si cerca di trovare delle soluzioni ma si cerca anche di accompagnare le persone verso l’autonomia”. Se dovessi quindi commentare la mia esperienza userei una parola sola: serena. Serena perché è così che mi sento quando due pomeriggi a settimana entro dal portone in legno di via Setaioli, e perché è di nuovo serena mi sesto quando torno a casa dopo qualche ora di servizio. (Maria)
Il dono del tempo
L’esperienza di volontariato alla Caritas mi ha permesso di conoscere una realtà nuova nella quale ho avuto modo di entrare in contatto e ascoltare persone in difficoltà economica. I vissuti e i racconti degli utenti mi hanno fatto riflettere e mi hanno resa più consapevole della situazione di emergenza che stiamo vivendo e di quante famiglie si ritrovino in uno stato di disagio economico e sociale. Inoltre, ho conosciuto persone nuove e ho imparato a collaborare con i vari operatori che si sono sempre mostrati gentili e disponibili nei miei confronti. Ancora una volta mi sono resa conto che donare del proprio tempo gratuitamente ti rende più felice e ti fa sentire utile per qualcuno. (Marta)