Nel Salmo 122 (detto del Canto delle salite di Davide) il pellegrino ebreo che giunge a Gerusalemme saluta la città con parole di pace, e in questo suo arrivare, sgorga in lui una grande gioia elementare, istintiva: il lungo cammino è dimenticato, ora è il momento della gioia:
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore».
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!
Sicuramente questo è stato il sentimento che ha riempito i cuori di tutti noi, una trentina di docenti di religione del Trentino e di alcuni nostri familiari, che abbiamo avuto il dono di partecipare al pellegrinaggio in Terra Santa promosso dal Servizio IRC della Diocesi di Trento dall’1 all’8 luglio 2023, guidati magistralmente dal professor Giuseppe Casarin, e accompagnati spiritualmente da don Mattia Vanzo.
La Terra Santa, o meglio, la Terra del Santo, è diventata per noi l’occasione per fare un percorso speciale: un viaggio fisico su questa terra, ma anche un cammino in ascolto di Gesù, della primitiva Chiesa apostolica, del popolo ebraico e della gente di oggi. Un investimento culturale, che ha aiutato tutti noi ad ampliare le nostre conoscenze bibliche, la storia, l’archeologia, la spiritualità, i vari personaggi e volti che popolano l’Antico e il Nuovo Testamento, i testimoni di fede che nei secoli hanno cercato in questa terra ristoro e risposte alla propria sete di sapienza e di verità.
Camminare sulla Terra del Santo ha rappresentato inoltre un sostegno alla presenza cristiana nella terra di Palestina. Davvero interessanti e importanti si sono dimostrati gli incontri con alcuni testimoni: con uno dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld in Nazareth (Charles, colui che aveva vissuto per tre anni proprio qui per condividere materialmente la vita nascosta di Gesù), e ancora in Nazareth con don Raed, oggi parroco di Reneh e già direttore della Caritas di Gerusalemme, che attraverso un prezioso lavoro di censimento degli antichi olivi di queste zone, sta recuperando molti nomi di paesi palestinesi con la loro storia, scomparsi dopo l’occupazione israeliana del ’48. A Betlemme abbiamo incontrato Vincenzo Bellomo, project manager di Pro Terra Santa per Betlemme e la Palestina, fondatore della Casa dei Magi (Dar al- Maius), casa di cultura e di solidarietà dalla quale prendono avvio progetti di lavoro per i giovani, perché, come tanti cristiani, non decidano di lasciare la loro terra. Un grande esempio di resilienza. Infine in Gerusalemme con padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, nonché trentino, che è al servizio della Missione di San Francesco a nome della Chiesa, come già da otto secoli fanno i suoi fratelli francescani, con lo scopo di operare per la pace, il dialogo ecumenico e interreligioso in questa terra ancora segnata e ferita dalla guerra.
Il nostro pellegrinaggio è stato un segno per la pace, perché abbiamo scoperto che questa patria è da amare profondamente, nonostante le sue imperfezioni e storture, e che la pace del mondo può passare solo attraverso la pace in Palestina.
Essere pellegrini della fede è stata infine un’esperienza umana e spirituale forte e profonda: ci ha resi più fratelli, ci ha permesso di crescere in amicizia, di avvicinare l’ambiente religioso, spirituale, umano e geografico proprio di Gesù. Paolo VI definiva la Terra Santa come un Quinto Vangelo.
Il deserto del Negev, Ein Avdat, Betlemme, Qumran, Gerico, Nazareth, Cana, il Tabor, il Lago di Tiberiade e le sue città, il Luogo del battesimo, Gerusalemme e il Monte Sion, lo Yad Vashem, ed infine Emmaus, sono state le nostre tappe.
Nel deserto, luogo per eccellenza di desolazione e aridità, abbiamo capito con i nostri corpi che si può nascondere e trovare una sorgente d’acqua pura che ridona vita e rinfresca lo spirito: è l’acqua che trasforma la terra arida in giardino, è la promessa di Gesù di Nazareth. Lui ci precede ancora in Galilea!
Prof.ssa Cristiana Visintainer