“L’educazione è per il bambino quello che la coltivazione è per la terra. Essere chiamati a coltivare richiede soprattutto lo sforzo di coltivare se stessi. L’educatore religioso deve occuparsi del suo campo interiore, delle sue riserve umane e spirituali, in modo che possa uscire a seminare e coltivare la terra a lui affidata. Dovete essere consapevoli del fatto che il terreno su cui state lavorando è “sacro”, vedendo in esso l’amore e l’impronta di Dio” (papa Francesco)
Al termine dell’interessante relazione tenuta da Don Gottfried Ugolini, il relatore, il vicario della Diocesi di Trento, don Marco Saiani e il delegato dell’Area Annuncio e Sacramenti della Diocesi di Trento, don Rolando Covi, hanno invitato gli oratori, i luoghi educativi a cominciare a condividere in maniera più esplicita uno stile educativo. Concretamente, hanno chiesto ad animatori, catechisti, direttivi NOI di compiere con i ragazzi/adulti un semplice esercizio: tracciare su un foglio due colonne. Nella colonna di sinistra, segnare i tempi e i luoghi di un’attività educativa (es. nel caso di un campeggio: sveglia, colazione, gita, riflessione, dormire, gioco, ecc.); nella colonna di destra, ognuno è invitato a scrivere la risposta a questa domanda: “Cosa significa mettere il minore, il più debole al centro, in questo momento e in questa attività?”.
La diocesi di Trento produrrà un regolamento valido per tutte le parrocchie, ma questo esercizio sarà molto utile alle singole realtà per aiutarle a mettere il minore al centro.